L’aggancio è all’attualità. Il ministro della Salute Orazio Schillaci, intervistato da La Stampa, ha ventilato l’ipotesi di “una sospensione temporanea” dell’Attività libero professionale intramuraria – la cosiddetta intramoenia – “se lo sbilanciamento nega il diritto alle cure”.
O meglio: “La libera professione è un diritto, ma non può negare la prestazione pubblica – ha detto al quotidiano torinese –. Il problema nasce quando ci sono più prestazioni a pagamento che in Servizio sanitario nazionale, quando l’attesa pubblica è di sei mesi e l’intramoenia di due settimane”. In soldoni, “prima il pubblico, poi il privato convenzionato”.
Problema relativo, in Valle d’Aosta, come spiega il direttore sanitario dell’Usl Mauro Occhi: “Non credo si tratti di dispositivi di legge da discutere, un’azienda sanitaria non deve commentare ma applicare la legge. La normativa è infinita e deve mettere assieme diverse cose: il diritto del cittadino a vedersi erogata una prestazione, incontrando il desiderio di usufruire della prestazione scegliendo dove farsi curare; il diritto del medico ad esercitare la propria professione nella dimensione privata ed il dovere dell’Azienda sanitaria, la struttura erogatrice, di tutelare macchina la pubblica, la pubblica amministrazione ed il bilancio di esercizio. E mettere a riparo il pubblico da possibili comportamenti opportunistici e corruttivi”.
Insomma, “tre cose un po’ in competizione tra loro che nessuna legge potrà mai mettere d’accordo appieno – aggiunge Occhi –. Noi dobbiamo vigilare sul fatto che l’attività venga resa in un rapporto congruo”.
Cosa che avviene in Valle: “Siamo allineati, più o meno, al livello tariffario delle altre regioni – dice ancora il Direttore sanitario Usl –. La tariffa non viene scelta fuori dalla congruità: deve garantire la copertura dei costi. E i costi per esercitare la libera professione sono quelli che l’Azienda sostiene per garantire gli spazi adeguati all’interno delle proprie strutture”.
“Il relativo equilibrio che deve esistere tra le attese da sostenere per una visita ‘privata’ e le attese per la medesima visita fornita invece in regime istituzionale va ricercato proprio perché venga garantita la libertà di scelta del cittadino“, chiude Occhi.
L’attività intramoenia: circa 27mila prestazioni annue

A livello di dati? “Per le prestazioni che eroghiamo in libera professione parliamo di un ordine di grandezza di circa 27mila annue, stabili negli anni 2022, 2023 e 2024. Nelle sedute dedicate al budget, il direttore di una struttura deve inserire sia le prestazioni di libera professione sia quelle ordinarie, in relazione ai tempi d’attesa. Quando questi sono lunghi, in ogni singola seduta di budget si propone alla struttura di incrementare l’attività istituzionale. Ma questo dipende anche dalla consistenza dell’organico e dalle situazioni che si sono create negli anni precedenti. Anche perché se una struttura perdesse tre medici, ad esempio, sarebbe molto diverso”.
Per il resto, Occhi aggiunge: “Abbiamo da tempo portato in attivo bilancio della libera professione. Già al suo arrivo, nel 2021, il direttore Uberti portò ad un riequilibrio. E l’Azienda vigila sui livelli di erogazione perché siano rispettati. Il bilancio deve essere in attivo e lo è. E questo permette di soddisfare i diritti del cittadino e del medico. Noi svolgiamo una funzione di tutela e di vigilanza. E quando si rende necessario ci appelliamo alla legge per mandare un ‘segnale di allarme’ al Direttore di una struttura perché si supera il livello di equilibrio tra le prestazioni”.
Parole allineate con quelle dello stesso direttore generale Usl Massimo Uberti, sentito qualche giorno fa – per altre ragioni – da questa stessa testata: “Per quanto riguarda l’intramoenia, come direttore generale applico la legge: è un diritto dei medici che la scelgono, all’interno delle strutture del Servizio sanitario nazionale, con regole precise e controlli che noi facciamo. Quando qualcosa non va, interveniamo”.
Con una nota soggettiva: “A livello personale – diceva ancora Uberti –, penso che nel mondo ideale chi lavora nel pubblico dovrebbe lavorare solo per il pubblico, in modo congruo, così da eliminare anche solo il sospetto di conflitti di interesse. Ma so anche che lo Stato non ha risorse sufficienti per garantire stipendi che consentano questo modello. Per questo l’attività libero-professionale viene consentita con vincoli e controlli. Questa è la legge, e noi la applichiamo”.
Alcuni dati più specifici sono arrivati direttamente dal Consiglio regionale, per bocca dell’assessore alla Sanità Carlo Marzi. Nel dettaglio, ha spiegato: “La libera professione intramuraria svolta presso l’Azienda Usl nelle annualità 2022, 2023 e 2024 ha presentato un risultato economico positivo. Più precisamente, i risultati positivi registrati sono stati: per l’anno 2022 pari a 126.231 euro, per l’anno 2023 pari a 135.232 euro e per l’anno 2024 pari a 200.951 euro”.
Assessore che ha specificato anche il numero di utenti dell’intramoenia degli ultimi tre anni. Le prestazioni rese cubano a 27.596 prestazioni erogate nel 2022, salite a 27.723 l’anno successivo per arrivare a 28.935 nel 2024. Il totale, nel triennio, è di 84.254 prestazioni erogate nel complesso.
Nel mezzo, la direzione dell’Azienda ha temporaneamente bloccato alcune prestazioni. Ouesto perché è venuto meno l’equilibrio tra le visite mediche istituzionali, ovvero quelle pubbliche, rispetto a quelle in intramoenia. Entrambe – ha detto Marzi in Consiglio Valle – rientrano nell’ambito delle prestazioni in ginecologia, in particolare visite ginecologiche (prima visita) e le ecografie ginecologiche con sonda transvaginale o addominale.
Il legame con le liste d’attesa
Le parole del Ministro, che tanto polverone hanno sollevato, tirano in ballo un rapporto di causa-effetto tra l’attività intramoenia e il problema, grosso e diffuso, delle liste d’attesa nella sanità pubblica.
Intervistato dall’edizione locale de La Stampa, Uberti diceva – senza girarci troppo introno –, che “ci sono liste lunghe anche dove non c’è la libera professione. Il problema dei tempi d’attesa riguarda la carenza di medici specialisti. Pesa molto la politica sulle specialità che per anni è stata assente”.
Parole, anche qui, che fanno il paio con quelle del direttore sanitario Occhi: “In realtà, chi esercita in libera professione aiuta il sistema pubblico a smaltire le liste d’attesa, che noi cerchiamo siano portate a tempi accettabili – dice ancora –. Il problema è che, a volte, non si trovano medici. E a volte non manca solo, ad esempio, un chirurgo ma servono anche strumentisti, infermieri, Oss. Anzi, dalle stime sembra che nel 2028 sarà possibile andare in ordine con il numero di medici. Ma avremo, e abbiamo già, una crisi sulle figure infermieristiche”.
Cosa si intende per “intramoenia”
Il sito dell’Azienda Usl della Valle d’Aosta spiega che “con la definizione Attività Libero Professionale Intramuraria, detta anche semplicemente Intramoenia, si intende l’attività che i dirigenti medici, veterinari e sanitari svolgono, previa autorizzazione, al di fuori dell’orario di lavoro e delle attività previste dall’impegno di servizio. L’Alpi, pertanto, si affianca all’offerta istituzionale ed è disciplinata dalla normativa nazionale, regionale ed aziendale. In tale regime possono venire erogate le medesime prestazioni rese in regime istituzionale”.

2 risposte
smaltimento delle liste di attesa si ma a discapito del portafoglio dei cittadini …
chi lavora paga tasse per il SSN e sarebbe auspicabile pagare solo il ticket e avere liste d’attesa simili all’intramoenia. Poi non parliamo di visite che vengono fatte a pagamento presso i medici e gli stessi riescono ad accorciare le liste d’attesa per le operazioni …potremmo definirle tangenti mah
Ehh. Certo e ve vantate pure … una visita ortopedica ,con CUP , non prima di febbraio… una MOC appuntamento al 03 novembre ‘26 … RX attese dí settimane..
Sei quasi obbligato , chi può permetterselo , a ricorrere all’ Intramoenia !
E come per magia i medici specialisti sono disponibili. Anzi iniziano ad allungare i tempi per troppe richieste. Un bel complotto 🤔