Liste d’attesa, carenza di personale e posti letto. L’Anaao Assomed lancia l’allarme

Il segretario regionale del sindacato medico Riccardo Brachet Contul fa una panoramica dei problemi della sanità (non solo) valdostana. Per attrarre personale servono investimenti ma anche miglioramenti nell'ambiente lavorativo. E per le Elezioni regionali? "Chiediamo poche proposte ma raggiungibili".
Ospedale Parini
Sanità

Un sistema concentrico e complesso, problemi che dipendono gli uni dagli altri. Che la situazione della sanità valdostana – ma non solo – sia complicata è un dato di fatto. E trovare soluzioni non è semplice né immediato.

A partire da un punto, ovviamente sulla bocca di tutti: le liste d’attesa. “Per alcune prestazioni c’è stata una riduzione in corso d’opera. Per altre, invece, la situazione è difficile e per motivazioni diverse”, spiega il dottor Riccardo Brachet Contul, dirigente medico dell’Usl e segretario regionale dell’Anaao Assomed, sindacato dei medici e dei dirigenti sanitari.

Il nodo delle liste d’attesa

Riccardo Brachet Contul

“Tutto è complesso e multifattoriale. Anche in Germania, Olanda e Francia, paesi più virtuosi del nostro, hanno di liste d’attesa. Di fatto, in sanità, più c’è offerta più aumenta la domanda. Potrebbero esserci anche gli ambulatori aperti tutti i giorni a tutte le ore, saranno sempre pieni. Inoltre, spesso le liste d’attesa sono alimentate anche da esami che non servono, bisogna lavorare sulla Medicina difensiva. Il digitale, poi, deve essere a favore della cura, ma sovente la burocratizzazione e la digitalizzazione, come per alcuni software, sono asfissianti, paralizzanti e lontanissimi dalle logiche di diagnosi e cura”.

“Un conto è aspettare un mese, un conto sei mesi o un anno – dice ancora il segretario Anaao –. Anni fa c’erano già le liste d’attesa, ma non a questi livelli. Uno dei motivi è anche la grande carenza di infermieri. Senza le équipe non si possono mantenere i reparti. Quindi ci si affida alle cooperative, a persone che vengono a lavorare a spot. Ma perché ci sono pochi infermieri? Per la qualità lavorativa? O anche per il fatto che una volta un infermiere diventava anche un po’ specialista mentre ora deve essere sostanzialmente multitasking? Bisognerebbe farsi delle domande”.

Ma da cosa dipendono le liste di attesa, in Italia e in Valle d’Aosta? Brachet dice: “C’è stato un definanziamento ventennale della sanità pubblica, con un’inversione di tendenza forse tardiva in Valle d’Aosta. A questo si aggiunge il taglio lineare dei posti letto negli ospedali pubblici che stride con l’incremento dei letti nella sanità privata”.

Privato che, aggiunge il segretario Anaao, “deve esistere, ma deve essere governato a livello regionale e aziendale e deve concretamente aiutare per le liste d’attesa, per esaurirne i tempi riguardo alcune patologie. La sanità privata è importante ed è un supporto, ma non può essere un supplente o vivere sull’inefficienza del pubblico”.

AAA personale cercasi

I fattori, però, sono molti: “C’è una carenza significativa di personale dipendente ospedaliero, specie su alcune specialità – aggiunge Brachet –. E, negli ultimi anni, anche di quello convenzionato territoriale. Si assiste ad una lenta disgregazione della medicina del territorio. Gli investimenti Pnrr e le case e gli ospedali di comunità riusciranno nell’impresa? L’auspicio è che non sianocattedrali nel deserto’, che siano funzionanti”.

Non solo: “I rinnovi contrattuali nazionali non sono più adeguati ai tempi e in Valle d’Aosta le leggi di attrattività non sono sufficienti. Va detto che, obiettivamente, l’Azienda sta bandendo concorsi periodici ma mancano i presupposti: posti letto, questioni ambientali. E i professionisti non vengono qui”. In poche parole

Stando ai dati Anaao nazionali, sono diverse le specializzazioni in crisi. I numeri che mettono in parallelo i contratti di specializzazione banditi nel 2024 rispetto a quelli assegnati sono chiari. Se molte specializzazioni hanno percentuali di assegnazione molto alte – come il 100 per cento in Chirurgia plastica, Dermatologia e venereologia, Endocrinologia, Malattie dell’apparato cardiovascolare, Malattie dell’apparato digerente, Oftalmologia, Pediatria, Neurologia, Radiodiagnostica – altre soffrono. E non poco:

Scuola di Specializzazione Contratti Banditi Contratti Assegnati Percentuale Assegnati
Chirurgia Generale 715 362 51%
Chirurgia Toracica 89 43 48%
Nefrologia 351 167 48%
Anatomia patologica 188 89 47%
Medicina d’emergenza urgenza 1020 304 30%
Medicina nucleare 93 25 27%
Statistica sanitaria e Biometria 50 13 26%
Medicina e Cure Palliative 170 37 22%
Medicina di comunità e cure primarie 119 25 21%
Radioterapia 170 31 18%
Farmacologia e Tossicologia Clinica 119 20 17%
Patologia Clinica e Biochimica Clinica 309 46 15%
Microbiologia e virologia 117 13 11%

Un sistema concentrico 

Un sistema concentrico, si diceva: “I problemi sono diversi – prosegue Brachet –. Dall’attrattività economica al fatto che non abbiamo la ferrovia o un sistema di trasporti efficiente, ma anche perché siamo tra le regioni più care d’Italia. Alcuni colleghi sono contenti e soddisfatti di come lavorano e la stragrande maggioranza della popolazione è cosciente delle problematiche, capisce e collabora con il personale sanitario. Altri soffrono problematiche ambientali e la gestione delle relazioni, ma anche i turni pesanti dovuti alla carenza di personale. Sono problemi comuni, ma se fossero monitorati meglio si potrebbero risolvere anche con il dialogo”.

“L’ho sempre detto, forse ci si dà poca importanza ma sono problematiche reali. E quando una persona lavora da tanti anni sono fattori che influenzano non poco, sono dinamiche che possono, a lungo termine, logorare. Basti pensare che, a parte qualche eccezione, molti dei colleghi che vanno in pensione sono molto contenti. Una volta era quasi un dispiacere andarsene”.

A questo si aggiunge dell’altro: “Purtroppo, ci sono rapporti assenti o insufficienti di alcune strutture ospedaliere con le Università o le Scuole di specializzazione limitrofe. Mancano specialisti, non mancano laureati. Il rischio è quello di formare gente di qualità che diventa classe dirigente all’estero. C’è una commistione tra il lavoro e gli stipendi più bassi d’Europa. E a questo si aggiunge anche la carenza di medici di base. Perché oggi fare il medico non è più ambìto. All’estero c’è un miglior trattamento. E la gente non ti ‘prende a schiaffi’”.

Tema à la une delle cronache nazionali. Il problema c’è anche in Valle? “Le aggressioni verbali e fisiche ci sono – aggiunge Brachet –. Spesso sono sottostimate, a volte i colleghi non segnalano. È lo specchio di una società polarizzata, dove anche i diversi livelli della classe dirigente non aiutano. Sono tutte cose che influenzano la mancanza di voglia, gioia e appetibilità nel fare uno dei lavori considerati da sempre tra i più belli al mondo”.

La libera professione incide sulle liste d’attesa?

medico di famiglia

Una cosa, secondo il segretario Anaao, è certa: le liste d’attesa non dipendono dalla libera professione intramuraria: “Smitizziamo il collegamento tra liste d’attesa e libera professione. Il rapporto tra prestazioni in attività di libera professione intramuraria e regime istituzionale è dello 0,3 per cento per i ricoveri e dell’8 per cento per le prestazioni ambulatoriali”.

Non solo: “Le visite in libera professione sono volontarie, al di fuori dell’orario lavorativo, con una timbratura specifica e monitorati dall’Azienda. E portano ricavi in crescita per le aziende sanitarie, anche all’Usl della Valle d’Aosta. Ma continuano a diminuire i medici che esercitano Alpi e, in media, solo il 30 per cento dei ricavi di ciascuna prestazione è, al netto di tasse e costi, guadagno del medico. Quindi, mediamente circa 30-35 euro per una visita tariffata a 100 euro”.

“Le liste d’attesa dipendono dalla carenza di medici, di strutture, di organizzazione ospedaliera – aggiunge Brachet –. Le attese in regime di intramoenia sono minime perché Aosta non è Torino o Milano, non abbiamo i volumi delle grandi città. Con 120mila abitanti, qualche visita libero professionale non sposta. Però i cittadini percepiscono la cosa diversamente”.

Il nuovo ospedale e le prossime Elezioni regionali

Nuovo ospedale
Nuovo ospedale

Capitolo a parte, sul quale medici e dirigenti sanitari si sono sempre espressi poco, è quello del nuovo ospedale che dovrebbe nascere – o che nascendo, dipende da che parte lo si prenda – di fronte all’attuale “Parini” e al quale abbiamo dedicato, giusto un anno fa, uno dei nostri dossier.

Il segretario Anaao spiega: “Abbiamo sempre cercato di evitare le strumentalizzazioni. A noi interessa un ospedale che funzioni. Nuovo, moderno, ben strutturato, in cui lavorare bene e nel quale pazienti e professionisti possano stare meglio”.

Brachet è un dirigente medico, sì, ma anche un sindacalista. E le prossime Elezioni regionali sono l’occasione per mettere alcuni temi sul tavolo prima ancora che la campagna elettorale entri nel vivo. O, meglio ancora, perché non si parli di sanità solo durante la campagna elettrorale stessa.

“Chiediamo che vengano avanzate poche proposte e che siano raggiungibili, ma anche collaborazione con i sindacati. Spesso siamo noi ad andare dai politici a cercare interlocutori. Non viceversa. Ma non sono soggetti antitetici, perché i problemi sono comuni ed entrambi abbiamo la necessità di risolverli. Poi, vorremo rapporti con le Università strutturati e un ospedale finito. E una digitalizzazione che sia a favore della cura, perché deve facilitarci”.

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