Non c’è al momento un futuro per il centro dialisi di Saint-Vincent, struttura sanitaria adiacente alle Terme e inaugurata nel 2012. Lo ha spiegato in Consiglio regionale l’assessore alla Sanità Carlo Marzi, sottolineando come oggi non sussistano le condizioni per mantenere in attività il servizio.
A portare la questione in aula è stato il capogruppo di Forza Italia Pierluigi Marquis, che ha ricordato come l’apertura del centro fosse parte integrante del progetto di rilancio del polo termale: “Doveva essere un elemento aggiuntivo per garantire l’equilibrio della concessione. Non si può iniziare un’attività e poi cambiare le carte in tavola. In questi anni la Regione ha tolto molti servizi a Saint-Vincent: dal centro prelievi, al centro dialisi, fino alle scuole.”
Fino al 2011, la rete dialitica valdostana contava due centri attivi: Aosta (13 posti) e Donnas (7 posti), in grado di trattare 80 pazienti su due turni o 106 su tre. Nel 2012, con 85 pazienti in trattamento, fu attivato un terzo centro a Saint-Vincent con 8 posti tecnici, pensato anche per accogliere pazienti in vacanza. La gestione era affidata all’Usl, mentre i locali e le apparecchiature erano in affitto dalla società termale.
Con il potenziamento della struttura di Aosta nel 2014, la capacità complessiva è salita a 31 posti tecnici distribuiti tra Aosta (16), Donnas (7) e Saint-Vincent (8), sufficienti per assistere fino a 124 pazienti su due turni. Tuttavia, nel decennio successivo il numero dei pazienti è calato a 70, grazie all’incremento dei trapianti renali (+43%), della dialisi domiciliare (+36%) e della gestione ambulatoriale avanzata della malattia renale cronica.
La chiusura del centro di Saint-Vincent – il contratto scadrà a fine dicembre – è stata decisa anche alla luce del potenziamento della Casa della Comunità di Donnas, che ha aumentato i posti dialisi da 7 a 10, e della difficoltà crescente a reperire personale medico e infermieristico specializzato in nefrologia (attualmente mancano 3 dirigenti medici).
“Va ricordato – ha precisato Marzi – che la nefrologia, secondo il decreto ministeriale 70/2015, è prevista per territori con almeno 600 mila abitanti. Il fatto che la Valle d’Aosta, con 123 mila residenti, mantenga comunque questa disciplina, è già un risultato positivo, possibile grazie all’autonomia regionale.”
La decisione era stata comunicata nei mesi scorsi all’Amministrazione comunale, alla quale è stata offerta la disponibilità a valutare, insieme all’Usl, nuove attività sanitarie che rispondano ai fabbisogni regionali. “Sarebbe auspicabile – ha concluso Marzi – anche il coinvolgimento di soggetti privati per proporre attività complementari a quelle termali, così da sostenere il tessuto socioeconomico di Saint-Vincent.”
2 risposte
Caro assessore, con i numeri nazionali sarebbe soppressa anche la sua carica di assessore. A Torino sarebbe al massimo rappresentante della circoscrizione di quartiere. In Valle d’Aosta quando si tratta di mantenere Sindaci di comuni con 80 abitanti, si sostiene che è necessario per difendere il particolarismo di montagna e il territorio, mentre quando si tratta di mantenere strutture sanitarie dobbiamo avere 600.000,00 abitanti. La politica al servizio di se stessa. Se lo ricordi assessore, la sua carica esiste proprio perchè siamo in pochi. Se guardiamo i numeri, la Valle d’Aosta fatica a giustifciare praticamente tutto.
Carlo Marzi, un consiglio spassionato: vai a casa!!!!!