Raduna all’incirca seimila pazienti l’ambulatorio medico di Quart Alma Ata, selezionato dall’Istituto Mario Negri di Milano come esempio virtuoso a livello nazionale. Uno studio giovane, nato nel marzo 2021, che deve il suo successo al costante e continuo lavoro d’équipe.
Lo studio di assistenza primaria valdostano è stato scelto come modello da approfondire nell’ambito del progetto “MedicInRete – Formazione e Networking per le Cure Primarie”, avviato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, grazie al sostegno della Fondazione Banca Popolare di Milano, in collaborazione con l’Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie e la Campagna ‘PHC Now or Never’. Tra fine aprile e inizio maggio, una delegazione dell’Istituto effettuerà un sopralluogo presso l’ambulatorio, situato in Località Amérique.
Tutto è iniziato nel 2024 con la decisione della dottoressa Erika Fiou, insieme a tre corsisti del corso di formazione in medicina generale (Jada Follis, Camilla Virgilio e Nkengni Ngwana Yacinthe Maran), di rispondere a un bando dell’Istituto lombardo per la mappatura delle realtà sanitarie territoriali virtuose su tutto il territorio nazionale. E così “l’ambulatorio di Quart è stato selezionato come realtà positiva per la medicina territoriale” spiega la dottoressa Marta Alliod, che dall’ottobre 2023 fa parte del team di lavoro.
“Siamo un gruppo giovane e affiatato, tra i ventisette e i quarantacinque anni. Siamo quattro donne medico di medicina generale e una pediatra” (Erika Fiou, Luna Meneghini, Sara Nencioni, Marta Alliod e Adriana Bobbio). Completano la squadra una fisioterapista (Arianna Nelva Stellio), una psicologa (Arianna Vigon), un agopuntore (Simon Grosjean), un’infermiera (Ludovica Quey) e una segretaria (Luana De Antoni).
Il confronto e l’aiuto reciproco sono continui. “Una volta a settimana organizziamo una riunione in cui analizziamo cosa funziona e cosa no all’interno dell’ambulatorio di Quart, discutiamo e condividiamo i casi più complessi. Proponiamo anche degli incontri aperti alla popolazione, rivolti perlopiù ai nostri pazienti. Conferenze mensili, in presenza e online, su svariati temi: vaccinazioni, lombalgia, pianto del bambino, ipnosi, ecc.” racconta la dottoressa Alliod. Tra le iniziative dello studio, vi sono anche attività di coinvolgimento più ‘leggere’. Ne è un esempio la realizzazione del logo dell’ambulatorio di Quart da parte di una paziente.
Essere medico, oggi: tra burocrazia e carenza di sostituti
La professione medica è un lavoro totalizzante. Oltre all’impegno orario, non indifferente, “vi sono difficoltà legate al carico burocratico e alla carenza di sostituti” illustra la dottoressa Alliod.
I ‘pro’ della professione stanno “nella riconoscenza da parte del paziente, nel fatto di sentirsi apprezzati, nel vedere la partecipazione agli incontri rivolti alla popolazione, nella collaborazione e nel confronto continuo, anche a livello clinico, con le colleghe”.
La riforma del sistema sanitario: “Per noi medici la cosa importante è la conservazione del rapporto di fiducia con il paziente”
Rispetto alla bozza di riforma, la quale prevede che i medici di famiglia diventino dipendenti del Servizio sanitario nazionale, la dottoressa Alliod dichiara: “Per noi medici la cosa importante è la conservazione del rapporto di fiducia con il paziente e la necessità di mantenere gli ambulatori periferici, soprattutto quelli presenti nelle vallate laterali difficilmente accessibili”.
“Il rapporto di fiducia e la conoscenza diretta che c’è con il paziente sono fondamentali. I vari specialisti si occupano delle specialità, ma è il medico di medicina generale che conosce tutta la storia clinica e familiare del paziente”.
Poi, aggiunge: “Anche noi vorremmo capire più precisamente che cosa potrebbe comportare un’eventuale dipendenza. Passiamo molte ore in studio”, di più delle 38 ore settimanali che farebbero passando da liberi professionisti a dipendenti del Sistema sanitario nazionale.
“Il paziente non va in Pronto soccorso perché non trova il proprio medico di base”
Centrali o periferici che siano, gli ambulatori sono necessari anche per evitare una pressione eccessiva sul Pronto soccorso dell’ospedale. “Il paziente non va in Pronto soccorso perché non trova il proprio medico di base, ma perché non ha risposte immediate dal sistema sanitario. Di fronte alle lunghe liste di attesa per visite specialistiche, alcune persone si recano direttamente in Pronto soccorso per accelerare i tempi” spiega la dottoressa.
“Noi cerchiamo di essere disponibili il più possibile e offrire un buon servizio, ma talvolta ci sono pazienti, per così dire poco pazienti che pretendono risposte immediate” conclude.
