“Fare pari”: imparare sin da piccoli la lotta agli stereotipi di genere

Il progetto, pensato dal Savt della Valle d’Aosta in collaborazione con l’associazione “Solal” di Gignod, si pone l’obiettivo di educare i piccoli valdostani delle scuole dell’infanzia e della primaria della regione affinché essi siano liberi dai pregiudizi e al contempo maggiormente coscienti delle proprie qualità e delle proprie responsabilità.
Da sinistra Claudio Albertinelli, Sonia Chabod, Erika Centomo, Viviana Rosi e Francesca Schiavon
Scuola

Crescere in un clima di uguaglianza e valorizzazione delle differenze è possibile soltanto attraverso una forma di educazione infantile sin da subito improntata al rispetto reciproco e al rifiuto del pregiudizio: è proprio seguendo tale linea di pensiero che il Savt della Valle d’Aosta in collaborazione con l’associazione Solal di Gignod hanno ideato il progetto “Fare pari”, un autentico percorso formativo rivolto ai piccoli valdostani di domani frequentanti le scuole dell’infanzia e della primaria della regione.

Obiettivi

Lo scopo di “Fare pari” – presentato nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio di ieri, giovedì 24 novembre – è quello di rendere i bambini che vi aderiscono liberi dai preconcetti e al contempo maggiormente coscienti delle proprie qualità e delle proprie responsabilità.

“L’iniziativa ha già avuto modo di decollare nel mese di novembre all’interno di 6 istituzioni facenti capo all’Unité des Communes Grand-Combin, intervenendo con tempestività presso i cittadini di domani per educarli a una cultura del riguardo verso l’altro indipendentemente da genere, orientamento sessuale, appartenenza etnica o pensiero religioso – hanno commentato Claudio Albertinelli e Sonia Chabod, rispettivamente segretario e referente per le pari opportunità del Savt -. Costruendo sin dalle basi identità libere e amanti della propria esistenza, sarà possibile arginare se non risolvere del tutto la grave problematica della propagazione di forme di intolleranza reciproca e attitudini discriminatorie”.

Metodologia

Grazie al supporto metodologico di album illustrati e libri specifici per ciascuna età, ragazzi ed educatori avranno modo di ragionare assieme sulla tematica realizzando al contempo attività creative di rielaborazione individuale e collettiva finalizzate alla eliminazione degli stereotipi di genere dalla mentalità delle nuove generazioni.

“I bambini più piccoli sono stati coinvolti nella stesura di gruppo di una breve storia successivamente disegnata a fumetti, un impegno che ne ha denotato la straordinaria capacità di rappresentare a proprio modo la realtà con grande fantasia – ha spiegato la fumettista Erika Centomo occupatasi del versante grafico di “Fare pari” -. I bambini più grandi, invece, sono stati incaricati di scrivere collettivamente brani ispirati alle vite di donne e uomini che hanno scelto di seguire le proprie passioni in contrasto con i modelli sociali loro imposti andando poi a tradurli singolarmente in forma di fumetto”.

Attuazione

Diversificando le modalità di svolgimento delle attività e di lettura dei risultati sulla base delle varie fasce di età coinvolte, “Fare pari” non vuole configurarsi quale mera forma di dialogo circa la tematica della parità di genere bensì quale ragionamento sul valore delle differenze interpersonali.

“Abbiamo riscontrato una risposta molto positiva da parte dei bambini della scuola dell’infanzia, con i quali abbiamo discusso di corpo e differenze fisiche prendendo le mosse dai corti racconti a fumetti di Maicol e Mirko, invitandoli a tracciare sagome e a misurare se stessi per trovare il proprio spazio nel mondo e arrivando a dimostrare loro come anche a scapito della diversità esterna essi siano di fatti tutti uguali all’interno della classe e nei rapporti sociali che essi sviluppano nella loro quotidianità – ha spiegato Viviana Rosi, esperta di scrittura creativa dell’associazione “Solal” -. Il focus invece per la scuola primaria è stato quello delle professioni, che ci ha permesso di constatare come, scalfita quella tendenza imitativa dei mestieri e delle preferenze di genitori e parenti, essi siano capaci di dare pieno adito alla propria immaginazione divenendo consapevoli di poter svolgere qualsiasi lavoro indipendentemente dal proprio genere”.

Ambedue i sottoprogetti “Noi e il nostro corpo” e “Quando sarò grande” si compongono di 4 incontri di 2 ore ciascuno all’interno dei quali la lettura di albi illustrati, biografie e graphic novel diviene fondamentale nel solleticare e sviluppare la fantasia del ragazzi.

“Una delle esperienze più positive è stata quella vissuta all’interno della pluriclasse di Oyace, dove abbiamo visto i più grandi venire incontro ai compagni più piccoli nello svolgimento dei compiti loro assegnati, due mondi differenti e distanti che si aiutano e si arricchiscono vicendevolmente e proficuamente – ha proseguito Rosi -. Nella valorizzazione delle differenze è bene prendere quale punto di partenza non tanto gli adolescenti, i cui pensieri spesse volte risultano già sedimentati, quanto piuttosto i bambini, capaci al contempo di generare pensieri filosofici e astratti immediatamente concretizzati nella loro attualità, proponendo loro modalità educative che, ancorché indottrinarli, semplicemente mettano in luce la loro innaturale e spontanea propensione a lavorare assieme senza essere discriminatori”.

Ricadute future

Il percorso di “Fare pari”, la cui conclusione dovrebbe essere programmata attorno al mese di febbraio, terminerà con una raccolta degli elaborati prodotti dai bambini delle scuole di Doues, Gignod, Oyace, Roisan, Valpelline e Variney che verrà presentata ufficialmente in occasione delle celebrazioni della “Festa della donna” dell’8 marzo prossimo.

“Un ringraziamento speciale va alle insegnanti, impegnate quotidianamente nel crescere i cittadini valdostani del domani con impegno e tenacia e anche all’infuori degli interventi singoli proposti da progetti esterni quale è il nostro – ha concluso Francesca Schiavon, esperta di grafica e linguaggi visivi dell’associazione “Solal” -. Quella con le maestre è stata una collaborazione a dir poco preziosa poiché, correttamente sollecitate e motivate, esse sono in grado di rendere maggiormente fluide le due ore piene di incontro evitando momenti di silenzio o di noia”.

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