Nessun bambino iscritto. Dopo la scuola materna nel 2019, a Valsavarenche, paese a 1.540 metri di quota e con circa 170 residenti, da quest’anno chiude anche la scuola elementare. “Lo scorso anno avevamo tre ragazzine che frequentavano la quinta e che quest’anno sono passate alle medie – spiega il sindaco, Roger Georgy -. Così, in mancanza di nuovi iscritti, non abbiamo riaperto la scuola a settembre. Avremmo tre bambini residenti nel Comune che però per esigenze familiari e perché non risiedono qui tutto l’anno vanno a scuola a Introd”.
Per riaprire la scuola, che essendo oltre i 1.000 metri è considerata scuola di montagna, servirebbero almeno 3 bambini. Un traguardo che nei piccoli paesi, complici la denatalità e lo spopolamento, è sempre più difficile da raggiungere. “Nell’immediato non vedo prospettive, poi chi lo sa – dice il Sindaco -. Stiamo cercando di trovare un altro modo per far si che i locali della scuola vengano utilizzati. Ci stiamo interessando per capire se è possibile proporre dei servizi educativi specifici con altre realtà per cercare di attrarre famiglie da fuori Valle ma al momento è soltanto un’idea”.
A Valsavarenche, come in altri piccoli comuni della Valle, al momento le nascite scarseggiano. “È anche normale, riscontriamo un andamento ciclico – prosegue Georgy -. Prima che i figli diventino genitori a loro volta passano dai 10 ai 15 anni. Immagino che nell’arco di 5 o 10 anni ci sarà un aumento delle nascite“.
La chiusura della scuola è soltanto la cartina al tornasole di un fenomeno con cui il paese fa i conti da molti anni. Oggi è discussa la decisione del comune di Champdepraz di finanziare un servizio educativo con approccio Montessori per mantenere aperta la scuola dell’infanzia, strada intrapresa anche dal Comune di Perloz qualche anno fa, ma “noi siamo stati dei precursori“, spiega la vicesindaca di Valsavarenche Lina Peano, che è stata prima cittadina dal 1997 al 2007. È lei ad essersi battuta, in quegli anni, per modificare la norma e abbassare il numero minimo di alunni necessari per tenere aperte le scuole nei comuni di montagna.
“All’inizio degli anni Novanta, per qualche anno, il Comune ha dovuto assumere un’insegnante perché erano rimasti solo più due bambini e quindi la scuola sarebbe stata chiusa – ricorda Peano -. I numeri per avere la scuola regionale erano troppo alti e noi non avremmo più riaperto. Dopo vari incontri, l’allora assessora Teresa Charles aveva poi abbassato il numero. Adesso è di tre ma purtroppo a Valsavarenche sono finiti i bambini”. L’ex sindaco Pino Dupont si ricorda di aver rinunciato a una parte del suo stipendio per permettere al Comune di pagare l’insegnante.
Invertire la tendenza è difficile.”Abbiamo avuto diverse famiglie che si sono trasferite a Valsavarenche ma abbiamo avuto anche parecchi decessi, il trend è sempre negativo – dice il sindaco Georgy -. Possiamo raccontarcela finché vogliamo usando la scusa alla mancanza di servizi ma il primo ostacolo sono i maggiori costi per chi vive in montagna rispetto al fondovalle. Quando ad Aosta si sta ancora con le finestre aperte qui a Valsavarenche accendiamo già la stufa con spese di legna e gasolio ma di questi costi nessuno tiene conto”.
E una scuola con le aule vuote e le luci spente, in un piccolo paese di montagna, “è un dispiacere – conclude il sindaco – ma mi conforta che in estate a Valsavarenche ci sono molti bambini. Grazie ai campeggi, alle colonie e agli alberghi che propongono varie attività ci sono circa 500-600 bambini sul territorio che vengono da fuori, apprezzano la Valle. Sono loro quelli che un domani ritorneranno“.

2 risposte
Sono un non residente della Val d’Aosta, ma che la frequenta per vacanze dal 1967 e Valsavarenche in particolare, dal 1982.
Comprendo e partecipo alla tristezza per la non riapertura della scuola.
La scorsa estate è stato sgomberato e chiuso il Centro visitatori di Degioz. Questo lo capisco meno: l’afflusso di turisti in questi anni è decuplicato rispetto al 1982, ma pure paragonandolo a 20 anni fa.
Il parcheggio di Pont, l’attacco per lo Chabod, Eaux Rousse son zeppi in estate.
Turismo mordi e fuggi? Si, in parte, ma è chiudendo il Centro Visitatori, anziché pubblicizzarlo, che si pensa di fidelizzare i turisti? È il Centro che dovrebbe far conoscere ai visitatori le tante escursioni disponibili in Valsavarenche, che non c’è solo il Vittorio Emanuele, che 10/15 giorni di soggiorno sarebbero ben spesi, non solo una/due notti.
Diversi anni fa al Centro Visitatori acquistai un bellissimo libro: Valsavarenche e I suoi sentieri. Propone e descrive decine di percorsi, di vario impegno, oltre a notizie sulla flora e fauna.
L’anno scorso, il Centro era ancora aperto, chiesi se ci fosse una nuova edizione: il personale non sapeva neppure che era esistito.
Mi fu poi da altri detto che con internet non serve più. Si, e uno, mentre è su un sentiero a 2500 metri, consulta internet?
In conclusione: per Valsavarenche ci vogliono: aperture, iniziative, immaginazione, mantenimento delle prerogative del Parco.
Chissà che dopo non nasca anche qualche bambino da mandare a scuola.
Invece di immaginare, questi alcuni numeri Istat del Comune di Valsavarenche anno 2023. Residenti 154 – età media 51 anni. In età fertile (un pò allargata fascia di età 18-34) ci sono 9 femmine. Nati nel 2023 zero. I residenti nel 2018 erano 177, mentre nel 2023 sono diminuiti a 154. Altro numero interessante. I residenti con più di 75 anni sono 24. Mentre i residenti fino a 11 anni sono 7. Provocazione: con questi numeri al posto della scuola ci può stare un bellissimo prato. Sempre meglio di un altro edificio abbandonato. Altra provocazione: caro Sindaco di qua a 10 anni, con questo trend, rimane ben poco da amministrare.