Pochi e soli, almeno in famiglia. È la fotografia che emerge per gli adolescenti in Valle d’Aosta dall’ultimo rapporto Save the Children, presentato nella XVI edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia intitolata “Senza filtri”, diffusa oggi in vista della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
L’organizzazione, attiva da oltre un secolo nella tutela dell’infanzia, ha deciso quest’anno di porre al centro l’età dell’adolescenza, combinando dati quantitativi e voci dirette di ragazze e ragazzi. Il risultato è una fotografia complessa: da un lato giovani consapevoli delle difficoltà che attraversano e alla ricerca di spazi di condivisione; dall’altro, un profilo che li vede sempre più a rischio di isolamento.
In Valle d’Aosta gli adolescenti tra i 13 e i 19 anni rappresentano il 7% della popolazione locale, uno dei valori più bassi a livello nazionale (dato italiano 6,86%). Nel 1983 questa fascia costituiva l’11,6% dell’intera popolazione; le proiezioni per il 2030 indicano un’ulteriore riduzione a 3,76 milioni per l’intera Italia, e sotto i 3 milioni entro il 2050. Peggiorano i dati in regioni come Liguria, Molise e Sardegna (6,1%), mentre Campania e Provincia Autonoma di Bolzano registrano percentuali più alte (7,6% e 7,5%).
Un altro dato significativo riguarda la composizione familiare: in Valle d’Aosta il 33,3% delle famiglie con adolescenti ha un figlio unico, valore superiore alla media nazionale (22%) e alla media delle famiglie con adolescenti che hanno un solo figlio (27,5%). Inoltre, circa un adolescente su quattro vive con un solo genitore.
Sul fronte culturale, tuttavia, la regione mostra un dato positivo: il 65,5% degli adolescenti legge libri al di fuori del contesto scolastico, rispetto al 53,8% della media italiana. Anche la visita a mostre o musei (51,8%) e a siti archeologici (42,1%) supera le medie nazionali. Solo il 24,5% degli adolescenti è stato a teatro, e il 34,7% ha partecipato a un concerto. L’attività fisica è ridotta: il 16,7% non ne pratica alcuna (dato nazionale 18,1%).
La direttrice del Polo Ricerche di Save the Children, Raffaela Milano, sottolinea che “l’Atlante fotografa le tante adolescenti e i tanti adolescenti italiani, generazione segnata dalla pandemia e oggi alle prese con l’uso intensificato di Internet e dei social, ma anche con una forte esigenza di protagonismo”. Milano invita a colmare le disuguaglianze economiche, educative e sociali che rischiano di compromettere il futuro dei giovani.
Nell’edizione di quest’anno, l’Atlante dedica anche un focus all’uso dell’Intelligenza Artificiale da parte dei giovani. Un sondaggio inedito di CSA Research rileva che il 41,8% dei ragazzi e delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha usato strumenti di IA in momenti di tristezza, solitudine o ansia; una percentuale simile (42%) li ha utilizzati per chiedere consigli importanti su relazioni, scuola o lavoro. Il 92,5% del campione utilizza l’IA, contro il 46,7% degli adulti. Tra i più utilizzati ci sono i chatbot (68,3%), seguiti da strumenti di traduzione automatica (42,5%) e assistenti vocali (33,3%). Il 30,9% ne fa uso quasi quotidiano, il 43,3% qualche volta alla settimana.
Infine, l’Atlante evidenzia un’identità digitale complessa: il 47,1% dei giovani ha subito cyberbullismo; il 30% ha praticato ghosting; il 13% presenta un profilo di “uso problematico” di Internet; il 37% dei 15‑19 enni (54,5% tra i ragazzi) visita abitualmente siti porno per adulti.
I dati sull’istruzione mostrano che in Valle d’Aosta il tasso di dispersione implicita va al 3%, ben al di sotto della media nazionale. Tuttavia, nel sistema sanitario il divario è marcato: in tutta la regione non ci sono posti letto pubblici disponibili in Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
