Una perla, un villaggio aggrappato con tutte le sue forze al costone di una montagna, in grado di guardare dall’alto l’ingresso stretto e trafficato per la valle di Cogne. Sylvenoire di Aymavilles, un agglomerato di case ristrutturate, un tempo ricchissimo borgo per via del commercio di legno solido per la costruzione delle case, vive in questi mesi una quotidianità abbastanza movimentata. L’ultimo abitante annuale della frazione abbandona la sua casa durante la seconda guerra mondiale, Sylvenoire rischia per decenni di diventare un ammasso di case in rovina dimenticate e lasciate a marcire, ma ai turisti questo angolo di paradiso piace e la gente comincia a investire e ristrutturare. Le persone che qui hanno comprato stabili, sistemato muri, pavimenti del forno consortile e la chiesa, non ci stanno a sentirsi chiamare forestieri e, anzi, dimostrano più attaccamento alla frazione di quanta non se ne avverta altrove. All’ingresso della poderale che dall’uscita della galleria sulla regionale 47 porta al villaggio, si intravedono i primi volantini, alternati ai segnali di territorio del Parco nazionale, con cui gli abitanti della frazione cercano di lanciare il messaggio e sensibilizzare tutti i passanti: “NO antenna che rovina il paesaggio di Sylvenoire”. Nel piazzale principale del villaggio invece fa bella mostra di sé, su di un carrello, un dispositivo per la telefonia mobile temporaneo, messo lì dopo l’alluvione del 2000 e mai spostato, ma che verrà rimosso a breve, una volta in funzione la nuova antenna.
I custodi della “perla di Aymavilles” sono una quindicina di famiglie, perlopiù turisti, fra cui anche alcuni stranieri, perdutamente innamorati del luogo e decisi a non accettare la realizzazione di una nuova antenna di 30 metri di altezza a ridosso delle case del villaggio, come spiega il belga Wim Tielemans, uno dei promotori dell’iniziativa: “Capiamo l’esigenza dell’antenna, qui il segnale non si riceve, ma non la vogliamo lì dove hanno deciso di piazzarla. Le nostre case rischiano di svalutarsi e per noi che questa venga posizionata lì non ha senso: è molto visibile, è troppo vicina alle case, è eccessivamente alta e inoltre ciò che lamentiamo con più forza è che nessuno ci abbia minimamente presi in considerazione né prima, né dopo. Chiediamo un atto di coraggio da parte dell’amministrazione comunale, vorremmo che ci fosse un confronto costruttivo perché noi quell’antenna non la vogliamo proprio e stiamo cercando con ogni mezzo di impedire che venga costruita”.
La cronologia è semplice, ma sembra non seguire il filo logico delle procedure normali: nell’estate del 2016 iniziano i primi sopralluoghi dei geometri del comune, Paolo Lancini ricorda molto bene quei momenti: “Un giorno ho visto le reti di plastica rosse tipiche dei cantieri, mi sono insospettito, ci siamo avvicinati e abbiamo letto il pannello dell’appalto dei lavori. Non c’è stato nulla da dirsi, avevamo già capito tutto”. Pochi mesi dopo, a novembre, il progetto viene depositato e si inizia a concretizzare la possibilità che l’antenna diventi parte integrante del paesaggio di Sylvenoire, ma un anno dopo la Sindaca Loredana Petey chiarisce con gli abitanti e assicura che nulla verrà fatto perché è stato tutto rigettato. Ora, da un mese, sembra che i lavori siano accelerati se non imminenti secondo gli abitanti, che lamentano di non essere mai stati avvisati per un lavoro che sta per essere iniziato a pochi metri in linea d’aria dalle loro abitazioni.
“Da un anno continuiamo a chiedere al primo cittadino di riceverci – commentano Wim, Bruno Terryn, Cinzia Cavenati e Ivano Zanatto -, ma lei rifiuta sistematicamente ogni confronto. Abbiamo trovato altri terreni adatti a ospitare l’antenna, lo abbiamo verificato con geometri e ingegneri, ma nulla, le risposte sono sempre che ormai è tardi per cambiare posizione e che i lavori partiranno”.
Non sembra cadere dalle nuvole la Sindaca del paese castellano: “Quella particella territoriale è stata comprata diversi anni fa dalla vecchia amministrazione già per poterla utilizzare a fini di miglioramento del segnale delle telecomunicazioni, non cambieremo indirizzo per l’impianto, anche perché questo comporterebbe tempi dilatati, spreco di soldi e energie visto il cambiamento che dovrebbe essere fatto a livello di piano regolatore. Gli abitanti di Sylvenoire, hanno proposto un altro terreno, ma non mi sembra migliore dal punto di vista paesaggistico, siccome l’antenna sarebbe visibile dalla strada per Cogne e poi quei siti hanno bisogno al più presto di copertura telefonica soprattutto in caso di sinistro, anche perché quella responsabilità cadrebbe sulla mia persona in qualità di sindaco del paese. Inoltre mi si imputa la mancanza di dialogo, ma posso dire che questi signori non hanno mai cercato di prendere appuntamento con me in Comune”.
Loredana Petey insiste sul fatto che l’impianto avrà un mascheramento per evitare che sia impattante e assicura di aver ricevuto tutte le autorizzazioni dal Parco Nazionale del Gran Paradiso, siccome quella particella è sul territorio del Parco: “Com’è possibile – insiste Zanatto – che il Parco invii 11 funzionari a misurare il mio tetto se è più alto di 10 cm e poi lasci che uno scempio del genere venga costruito a ridosso delle case, sul suo terreno e in un contesto di bellezza come questo? Sono senza parole”.
Tutti gli abitanti, eccetto uno che nel cuore del villaggio ci viveva, il fratello del primo cittadino, ora al centro di polemiche per il completo disinteressamento alla faccenda, continuano a studiare le carte e la situazione. La lotta perché tutto si fermi e perché ci sia un confronto obbligatorio sul pennone che dall’alto del villaggio dominerà la valle è partita da un pezzo, ora a passare veloci e inesorabili sono i giorni del conto alla rovescia per l’inizio pratico dei lavori; la Sindaca dal canto suo è certa della buona fede del suo operato e si dice molto tranquilla anche su come sono andati avanti logistica e progettazione. Come i Galli di Asterix e Obelix, i resilienti di Sylvenoire non hanno intenzione di arrendersi e di guardare alla montagna e alla foresta di pini neri con la paura che venga deturpata: qui hanno salvato le case dalle rovine e dalle piante infestanti, qui hanno investito e vogliono continuare a investire per un futuro immersi nella quiete e nella pace che la Valle d’Aosta sa regalare, ma non vogliono l’antenna, e la battaglia è solo all’inizio.