Quasi settanta morti, di cui una quindicina ancora minorenni: è questo il tragico bilancio del naufragio avvenuto domenica scorsa nei pressi delle spiagge di Crotone, dove è naufragato un barcone di migranti proveniente dalla Turchia. Ed è proprio per questo che ieri, 4 marzo, ad Aosta, si è tenuto il flash mob “Basta morti nel Mediterraneo”, organizzato da Rete Antirazzista, a cui hanno partecipato più di un centinaio di manifestanti.
Toccanti i momenti iniziali, nei quali sono state lette due poesie sul tema del mare e delle navi: la prima, una canzone di Daniele Silvestri, la seconda invece scritta da una poetessa Kenyota, dal titolo “Casa”, la quale riflette proprio sull’idea del fuggire dal posto che si è sempre chiamato casa per via di cause di forza maggiore, e dei pericoli del viaggio in mare aperto.
“Ci troviamo qua per protestare rispetto ad un’ennesima tragedia, figlia di un contesto d’odio che parte da lontano: dai taxi del mare, dal senso di falsa sicurezza, dagli accordi con la Libia e i decreti sicurezza di Salvini”, ha annunciato uno dei portavoce di Rete Antirazzista. “Dovremmo ricordare che la maggior parte dei morti del naufragio avevano tutti quanti diritto d’asilo, venivano da paesi come l’Afghanistan dove il diritto d’asilo dovrebbe essere garantito: ma come si fa a chiederlo, se non ci sono più neanche le ambasciate? In un paese in cui essere una donna, una ragazza, o anche un uomo laico porta solo a violenze e discriminazione, se si rischia la morte ogni giorno, quale scelta si ha se non rischiare tutto per arrivare in Europa?”
“Oggi anche a Milano, come in tutta Italia, si trovano altri manifestanti”, hanno poi continuato alcuni degli altri manifestanti, “sono in piazza per denunciare questo scandalo e per richiedere le dimissioni del ministro degli interni Piantedosi e soprattutto per chiedere un cambio totale della politica sull’immigrazione, non solo in Italia ma anche in tutta Europa.”
Michelina Cottone, di Rete Antirazzista, ha voluto aggiungere: “Siamo qui per testimoniare la nostra sofferenza e la nostra vicinanza verso le vittime e i loro cari, ma anche per fare giustizia, ci sono delle responsabilità del governo, che ha promulgato dei decreti che penalizzano il soccorso in mare. Abbiamo ancora qualche speranza: oggi siamo in tanti, e anche in Calabria c’è stato molto sostegno e umanità nei confronti dei naufraghi.”