La caccia cerca di ripartire dopo lo “stop” di oltre un mese scattato per la pandemia di Covid-19. A delineare tempi e modi con cui fucili e doppiette potranno tornare in azione in Valle è, in una lettera degli ultimi giorni al Comitato gestione caccia e alle associazioni venatorie, l’assessore regionale all’agricoltura Davide Sapinet, che spiega come gli stessi siano stati definiti “in base agli scenari delle restrizioni imposte dall’emergenza epidemiologica”.
L’intenzione è di “autorizzare il prolungamento dell’attività venatoria al capriolo (femmina e piccolo), al camoscio ed alla lepre europea sino al 14 dicembre, compatibilmente con l’inserimento della regione in ‘zona gialla’”. Nel caso, invece (che appare, alla luce delle informazioni circolate nelle ultime ore, più verosimile, ndr.), dell’inserimento della Valle in “zona arancione” si “ritiene opportuno ricercare la possibilità di consentire lo svolgimento dell’attività venatoria al cervo ed al cinghiale anche al di fuori dei confini del proprio comune di residenza”.
Per quanto nell’incognita della classificazione e dei conseguenti tempi di riapertura e derivanti restrizioni (nodo destinato ad essere sciolto nelle prossime ore), l’intento dell’amministrazione è, come anticipato in una riunione della scorsa settimana della Consulta regionale faunistica, “dare priorità alle specie che più necessitano di controllo, cinghiale e cervo, anche oltre il limite dei confini comunali attualmente imposto, cercando, con opportune prescrizioni, di non creare disparità di trattamento tra i cacciatori”.
Oltre al posticipo dei termini dei periodi venatori, l’assessore informa poi Comitato, Enalcaccia, Arcicaccia e Federazione italiana della caccia del fatto che è “allo studio degli uffici la possibilità di autorizzare i cacciatori ad uscire sul territorio per fare ‘sgambare’ i propri” cani. Nel caso ciò si concretizzi, è la raccomandazione che conclude la missiva, “tale attività dovrà essere svolta senza che la stessa possa configurarsi come ‘atteggiamento di caccia’”.