Non più di 6 tortellini a porzione e un’intera sezione del carcere, la A2, decide di digiunare. E’ successo sabato 9 novembre a Brissogne. A riferirlo è il segretario generale dell‘Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Leo Beneduci.
"Casi del genere – denuncia il sindacato – si verificano quotidianamente su tutto il territorio nazionale e quello del vitto scadente è uno dei più evidenti segnali della disorganizzazione e del malgoverno del sistema penitenziario, che accomuna, guarda caso e come altri disagi degli attuali penitenziari italiani, detenuti e poliziotti penitenziari. La scarsamente attenta e consapevole amministrazione centrale non si rende conto di quanto anche la qualità dei pasti somministrati contribuisca a rendere criminogeno il sistema, atteso che le migliaia di affiliati alla criminalità presenti negli istituti di pena, con i soldi che ricevono dall’esterno non consumano il pasto del carcere e possono acquistare i generi che vogliono, e perfino offrirli ai compagni di detenzione".
A rifiutare il vitto sono stati una cinquantina di detenuti. "Altro che la tanto decantata umanizzazione della pena, questo sistema continua ad agevolare i più forti e i più ricchi che in cella sono quasi sempre i "peggiori" – aggiung Beneduci – e per rendersene conto basta andare a guardare la fatiscenza delle caserme in cui il personale è costretto a permanere perché, con contratti e concorsi per l’avanzamento bloccati da anni, non guadagna abbastanza per affittare un alloggio all’esterno del carcere".