Caritas, il 10% della popolazione valdostana è straniera

Presentato il 22° rapporto sull’immigrazione. Il 32% è residenei ad Aosta, il 10% a Chatillon e Saint-Vincent, il 7% a Verrès e Pont-Saint-Martin, il 4% a Saint-Pierre.
Da sinistra don Bogatu, mons. Lovignana, don Aldo Armellin e il prf. Bonapace
Società

“Non potete immaginare quanta dignità ho vissuto e quanto sollievo ho provato quando non ho più dovuto chiedere il permesso di soggiorno. Non avete idea di quanta burocrazia ci sia dietro”. E’ un passaggio della testimonianza di don Gabriel Bogatu, parroco di Saint-Pierre e rumeno di nascita durante la presentazione del 22° rapporto Caritas sull’immigrazione che si è tenuto proprio a Saint-Pierre, nel salone del municipio. “Fra i 334 senpierrolens stranieri ci sono anch’io” sottolinea don Gabriel. Sì perché il comune dell’alta Valle è fra quelli con la maggiore densità di popolazione “non italiana” della regione. Il 32% (pari a 3024 persone) è residente ad Aosta, il 10% a Chatillon (445) e Saint-Vincent, il 7% a Verrès (350) e Pont-Saint-Martin (317), il 4% a Saint-Pierre (334).

La presenza degli immigrati in Valle d’Aosta è aumentata del 6% e questo, secondo il prof. William Bonapace docente dell’Università della Valle d’Aosta, è un segno salutare. “La regione viene scelta per la facilità a trovare casa, lavoro, per l’assenza di turbolenze. Se il territorio smette di essere attraente per gli stranieri, significa che ci sono problemi per tutti”. Il 52% degli immigrati proviene dall’Unione europea (il 25% dalla Romania), il 35% dall’Africa (il 25,4% dal Marocco) il 7,4% dall’America (soprattutto latina), il 4,6% dall’Asia, lo 0,04% dall’Oceania.

“Anche questo rapporto – ha sottolineato don Aldo Armellin, direttore della Caritas diocesana – è l’occasione per tratteggiare il fenomeno anche nella nostra regione, grazie anche al consueto contributo della Fondazione Migrantes. E non a caso il titolo di questa edizione è ‘Non sono numeri’”. “Anche questo è un segno dell’attenzione della Chiesa sul tema dei migranti – ha detto il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana – un’attenzione che trae dal Concilio il proprio fondamento”.

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