Centri di accoglienza: è lite tra il Forum Terzo settore e il consigliere Manfrin

La diatriba che li contrappone nasce da un’interpellanza di Manfrin in Consiglio regionale ed è legata all’ultimo bando emanato dalla prefettura per la gestione dei Centri di Accoglienza per le persone richiedenti asilo destinate alla Valle d’Aosta.
Immagine di archivio
Società

Da una parte le organizzazioni che aderiscono al Forum del terzo settore della Valle d’Aosta, dall’altra il consigliere regionale della Lega Andrea Manfrin. La diatriba che li contrappone nasce da un’interpellanza di Manfrin in Consiglio regionale ed è legata all’ultimo bando emanato dalla prefettura per la gestione dei Centri di Accoglienza per le persone richiedenti asilo destinate alla Valle d’Aosta.

Il fatto è che la gara è andata deserta ovvero nessuno dei 7 enti gestori che attualmente accolgono, per conto della Regione, i richiedenti asilo assegnati alla Valle ha ritenuto possibile partecipare alla gara. Sui motivi alla base di questa scelta si evidenziano letture diverse e distanti.

Per le cooperative il problema nasce da come è costruito il bando. “Nel bando che arriva fresco fresco dalle nuove disposizioni del Ministero dell’Interno c’è qualcosa che non va: anche in altre Prefetture d’Italia è andato deserto”. E il cahiers des doléances è lungo: il bando, per contenere i costi, elimina tutta la parte di lavoro legata all’integrazione sociale e lavorativa dei migranti. “Resta solo la funzione di controllo, che non fa parte delle nostre competenze e funzioni principali” commentano Jean Frassy e Riccardo Jacquemod del Forum. “Forse potevano essere interessate altre organizzazioni per cui l’ordine e la sicurezza sono dei valori irrinunciabili, come Casapound, che annovera tra i suoi simpatizzanti lo stesso Manfrin” incalzano.

La tesi di Andrea Manfrin, esplicitata in Consiglio regionale e ribadita in una nota stampa ricalca in estrema sintesi quella del suo leader Matteo Salvini e va in tutt’altra direzione: il motivo della rinuncia sarebbe prettamente economico, legato cioè alla riduzione, disposta dal Ministero dell’Interno, dei fondi giornalieri dai 35€ ai 21€ pro capite. “Al venire meno dei fondi, tutta la vocazione mostrata da chi si dichiarava umano e compassionevole si è sciolta come neve al sole”commenta Manfrin. Rispetto alla riduzione dei costi il consigliere regionale della Lega sottolinea come sia, di fatto, un adeguamento agli standard europei. “Sui 28 Paesi dell’Unione europea, solo quattro spendevano più dell’Italia per l’accoglienza” si legge nel comunicato stampa della Lega della Valle d’Aosta.

Ora sulle ragioni degli uni e degli altri il dibattito rimane aperto e le parti in campo difficilmente si incontreranno. I problemi veri, però, lasciatemelo dire, rimangono tutti in capo alla comunità valdostana. Uno perché la Regione dovrà rispondere agli obblighi di accoglienza prorogando il vecchio appalto ai costi precedenti. Due perché con le nuove disposizioni si perderanno posti di lavoro, quelli degli operatori dell’accoglienza, che portavano avanti quel lavoro di integrazione ora non più richiesto. Tre perché ragazzi di 20/30 anni a cui non si offrono occasioni di incontro, di impegno, relazioni positive e la possibilità di imparare una lingua del paese in cui chiedono l’asilo sono molto più esposti a commettere sciocchezze, se non reati. Quattro perché se delle imprese (ancorché sociali) rinunciano a un’attività di impresa che dovrebbe generare ricchezza e lavoro è una perdita per tutti. Non solo per l’impresa.

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