Cibo all’Ospedale, soddisfatti i pazienti. Sapore dei pasti e spazi i punti dolenti

A dirlo un monitoraggio fatto dal Codacons VdA su un campione di 65 intervistati tra l'Ospedale Parini e il Beauregard.
La presentazione del monitoraggio Codacons sulla ristorazione ospedaliera
Società

Nel complesso, i pazienti dell'Ospedale Parini e del Beauregard, sono soddisfatti del cibo che viene loro somministrato durante il ricovero. Il dato emerge dal monitoraggio fatto nei due presidi ospedalieri valdostani – con il JB Festaz utilizzato solo come 'metro di paragone', dato che provvede autonomamente alla preparazione dei pasti – da parte di Codacons Valle d'Aosta, dal titolo 'Ristorazione come parte della cura'.

Diversi i punti che funzionano, per quel che riguarda la somministrazione e la qualità dei pasti forniti da Vivenda SpA, almeno secondo i 65 intervistati – 54 pazienti e 11 membri del personale – dal Codacons attraverso un questionario suddiviso in 6 macroaree chiamati a valutare la presentazione delle portate, la temperatura dei cibi, la cottura, la varietà, la quantità del vitto ed il contesto nel quale viene consumato il pasto.

Mediamente, la ristorazione all'ospedale è considerata soddisfacente per quel che riguarda la personalizzazione dei piatti, la temperatura e la cottura dei cibi fatta eccezione per i primi piatti, la varietà del menù, il servizio di prenotazione, l'adeguamento della dieta alle condizioni di salute, la qualità e la quantità delle pietanze, le condizioni di stoviglie, arredi e dell'ambiente, le tempistiche di somministrazione ed il comportamento del personale.

Diverse però le criticità, a partire da – dato forse un po' sorprendente – la comunicazione: la maggior parte degli intervistati (il 54%) ritiene che occorrerebbero maggiori informazioni sia sul tipo di dieta che i pazienti devono seguire, sia sugli alimenti stessi e sull'utilizzo di eventuali prodotti congelati o surgelati. Altri 'punti deboli' sono la cottura dei primi piatti, la varietà del menù che sebbene sembri soddisfacente dovrebbe – stando ai pazienti – proporre con più frequenza cibi apprezzati come passati, insalate e verdure, e limitare altri (come la puré o le carni).

Altro tasto dolente è il sapore del cibo, che per quanto soggettivo, viene spesso lamentato. In molte diete, soprattutto quelle 'libere', si richiede di mettere maggiori spezie – per chi può mangiarne – o dell'olio crudo per adattare meglio i sapori ai propri gusti. Negativo il giudizio anche sugli spazi delle camere dove si consuma il pasto, che potrebbero essere razionalizzati, o ancora allietati con colori pastello per edulcorare l'ambiente ospedaliero.

In generale, alla domanda su cosa si cambierebbe del servizio di ristorazione il 29% degli intervistati chiede una maggiore varietà ed il 28% chiede delle pietanze che siano più appetitose. Il 13% punta su una maggiore attenzione alla cottura mentre seguono un maggiore utilizzo dei prodotti locali (6%), alimenti più sani (6%) e un adeguamento maggiore per i soggetti allergici.

I primi piatti, comunque, risultano soddisfacenti per il 65% degli intervistati, discreti per il 22%, scadenti per il 17%. I secondi sono ritenuti 'buoni' dal 52%, mentre il 25% li considera discreti, con un 17% che li definisce 'scadenti'. In entrambi i casi il 6% non risponde. La frutta è il cibo più apprezzato, considerata buona dal 59% del campione mentre i contorni si fermano al 54%. Il 23%, poi, dichiara di essersi fatto portare del cibo da casa, a fronte di un 66% che dichiara di non averlo mai fatto.

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