Vorrei con queste righe condividere la mia opinione con quella dei lettori riguardo alle nuove targhe apparse recentemente nel centro storico di Aosta.
Intendo fare i miei complimenti di cittadino a chi le ha ideate e predisposte, e in particolare al minuzioso lavoro che è stato compiuto. Finalmente chi passeggia per le nostre vie, aostani e non, potrà capire che Ferrein e Maillet erano due personaggi (prima sembravano due toponimi un po’ vaghi, almeno ai non addetti ai lavori come me), con la deliziosa indicazione dei toponimi originali che a mio parere informano e incuriosiscono moltissimo sia chi li vede per la prima volta, sia chi in quelle vie è nato e cresciuto.
Da apprezzare inoltre, secondo me, la scelta di privilegiare la lingua francese laddove non fosse possibile inserire due targhe opposte (per mancanza di spazio): la lingua che per secoli è stata l’unica veicolare e ufficiale in questa regione, la prima amministrazione al mondo ad adottarla, occupa così il posto che le spetta, come sempre più di rado succede.
Un solo appunto: ora che sappiamo che lavori così ben fatti sono possibili, non bisogna aspettare oltre per allargarli al resto della città e porre fine ai "via-rue Parigi" o "Cappuccini" o "Partigiani", solo italiano, ma applicare in modo sistematico dei cartelli completamente e correttamente bilingui sul modello dell’incrocio di Saint-Martin – La Riondaz (via Parigi – rue de Paris), eventualmente con brevi indicazioni sul toponimo o la personalità a cui la via è dedicata.
Il nostro stradario è un patrimonio, perché in esso è scritta tutta la nostra storia. Bisogna renderlo fruibile, cioè dettagliato, e valdostano, cioè correttamente bilingue.