Era siciliano, più precisamente del messinese, di Barcellona Pozzo di Gotto, ma il lavoro nei ranghi della Polizia di Stato lo aveva portato ai piedi del Monte Bianco, a Courmayeur. Là, al traforo, Renzo Puliafito ha prestato servizio sino al pensionamento, arrivato nel 2010, con il grado di Ispettore al comando del Nucleo binazionale della Polizia. Un’opera quotidiana, profondamente a contatto con la comunità della Valdigne, che lo piange da quando, nella mattinata di oggi, lunedì 17 gennaio, è affiorata la notizia della sua morte, dovuta ad una malattia che lo aveva afflitto da qualche mese.
Aver indossato l’uniforme blu cremisi, per Puliafito, prossimo ai 70 anni di età, era motivo di orgoglio. Per questo, nella schiettezza del suo essere, non celava la soddisfazione (nonostante non avesse fatto nemmeno mistero della sua contrarietà iniziale) per il fatto che il figlio Davide avesse scelto di percorrere lo stesso cammino professionale. Il carattere ispirato alla disciplina e all’abnegazione lo aveva portato ad appassionarsi alle arti marziali, in particolare al karate, di cui era diventato tecnico referente dei corsi per lo Seishinkai Karate di Courmayeur.
Da istruttore, Puliafito non perdeva l’occasione per ribadire ai tanti giovani (e meno giovani) che muovevano i primi passi in palestra come il lavoro su sé stessi, gli allenamenti e la costanza potessero permettere risultati apparentemente inarrivabili, in grado di offrire gratificazioni difficili anche solo da immaginare. Non glielo diceva soltanto, lo dimostrava appena poteva. Come quel giorno del maggio 2017, quando per la lezione di fine anno mise in atto il “Kata più alto d’Europa”, con lui e i suoi atleti a praticare l’arte nata nell’isola di Okinawa ai 3.466 metri di punta Helbronner, in un’occasione “da Guinness”.
I funerali di Renzo Puliafito (all’anagrafe Vincenzo) sono in programma per domani, martedì 18 gennaio, alle ore 14.30, alla chiesa di Courmayeur. Oltre al figlio Davide, lascia la moglie Elena Henry. Il suo attaccamento ai valori di rettitudine ed abnegazione lo aveva portato anche a divenire Presidente dell’Associazione degli Insigniti di Onorificenza al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2001 era stato nominato dal Capo dello Stato Cavaliere e, quattro anni dopo, Ufficiale. Nell’agire quotidiano, Puliafito era convinto che prevenire fosse meglio che curare e la fondatezza della sua visione ritorna, in queste ore, dai tanti “ciao maestro” che abbondano sul suo profilo Facebook.