Il Circolo Legambiente Valle d’Aosta accoglie con "un sospiro di sollievo" la notizia della rinuncia, da parte della Compagnia Valdostana delle Acque, alla realizzazione del progetto di ristrutturazione dell’impianto idroelettrico di Chavonne. L’opera prevedeva la realizzazione di una diga a Cogne, in Frazione Crétaz, una seconda opera di presa in Valsavarenche, lo scavo di 20 km di gallerie sotto le montagne, per convogliare le acque captate dalle due valli alla nuova centrale e infine, la realizzazione di due enormi depositi per stoccare il materiale di risulta degli scavi, a Plan Pessey, villaggio situato a pochi chilometri da Cogne, e nei pressi della vetta del Mont Poignon, in comune di Aymavilles. "Qui un avvallamento naturale sottostante la cima della montagna sarebbe stato totalmente riempito – spiega in una nota Legambiente – e sopra di esso sarebbe sorta una collima di 17 metri. Il comune di Villenueve avrebbe poi dovuto sopportare gran parte della viabilità dei cantieri, con l’allargamento della strada che conduce al Mont Poignon, la costruzione in quota delle piazzale per il montaggio della fresa e la circolazione continua dei mezzi". CVA aveva stimato in 7 anni il tempo necessario alla realizzazione dell’opera.
"Tutto questo avrebbe portato ad uno scempio ambientale senza precedenti", ha commentato la Presidente del Circolo, Alessandra Piccioni. “Il Parco Nazionale del Gran Paradiso avrebbe perso il significato stesso di area protetta – dice la Presidente del Circolo, Alessandra Piccioni – e l’economia turistica, che dal Parco trae benessere, avrebbe subito un danno forse irreversibile, creando inoltre un precedente preoccupante: la realizzazione dell’opera avrebbe infatti significato che di fronte alla produzione di energia ogni altro settore economico è sacrificabile.”
In ogni caso, il progetto è stato accantonato a causa della rimodulazione degli incentivi statali sull’energia idroelettrica, come spiega CVA. "A nostro avviso – spiega ancora Piccioni – hanno avuto il loro peso anche le molte voci perplesse o contrarie all’opera che si sono levate nella nostra regione. Insieme a Legambiente, infatti, anche WWF, LIPU e Mountain Wilderness avevano espresso forte contrarietà. Insomma – conclude Piccioni – se tutti fossero stati zitti e il progetto fosse stato approvato, oggi ci ritroveremmo con un’opera insostenibile sia sul piano ambientale che economico, uno sfregio a quel bene comune insostituibile che è la nostra montagna“.