Da Clara Schumann a Emma Strada, le donne che hanno cambiato i tragitti dell’inclusione e delle professioni sono state raccontate grazie all’iniziativa “Inediti percorsi professionali: oltre gli stereotipi del lavoro femminile” in onore dell’8 marzo, non solo la Festa delle donne ma anche una ricorrenza per ricordare quanto queste abbiano combattuto e lottato, soprattutto nel mondo del lavoro.
Partendo dal tema: “La prima donna che…”, nell’Aula magna dell’Università della Valle d’Aosta, sono quattro le donne le cui storie sono state raccontate e che hanno permesso di fare altre riflessioni sul presente, poiché il mondo del lavoro richiede sacrifici, ma è anche un posto dove donne e uomini possono sentirsi soddisfatti e mettere a servizio della società le proprie capacità.
Clara Schumann, fu una delle più importanti musiciste dell’Ottocento. Organizzò parecchie tournée in giro per l’Europa e si occupò, dopo la morte del marito – il grande compositore Roberto Schumann – di divulgare e far conoscere i suoi lavori senza mai interrompere la carriera. La storia della Schumann è stata rappresentata anche nel film “Song of Love” con Katherine Hepburn e nello spettacolo teatrale “Clara Shumann, nata Wieck”. Oggi, nelle orchestre, donne e uomini sono quasi alla pari. La direttrice d’orchestra è un lavoro, così come il solista, che una volta era una professione prettamente maschile.
Emma Strada, invece, è stata la prima donna a laurearsi in ingegneria civile in Italia e responsabile della realizzazione di una galleria di accesso ad una miniera di Ollomont. Laureatasi il 5 settembre 1908, da lei in poi, in modo lento e progressivo le ragazze si sono sempre più avvicinate alle scienze tecniche applicate, le cosiddette “Stem”. È stata anche la prima donna ad iscriversi all’Ordine degli ingegneri nel 1926 e nel 1957 fondò l’Aidia, l’Associazione italiana donne ingegneri e architetti, con lo scopo di coltivare le affinità e favorire la solidarietà umana e professionale.
A quel tempo risultavano iscritti agli albi professionali 148 donne laureate in ingegneria e 147 in architettura. Per quanto riguarda la Valle d’Aosta si è dovuto aspettare il 1983 per avere una prima donna iscritta ad un Ordine di ingegneria. Oggi le donne nell’Albo sono 63 su 460 iscritti, circa il 13,7 per cento, cioè in linea con la media nazionale. In Valle c’è anche un altro primato, perché Monica Merlo, è la prima presidente degli Ingegneri in Italia.
Lidia Poët è stata invece una delle prime donne in Italia a laurearsi in giurisprudenza, ricordata soprattutto per la tenacia e la determinazione con cui difese il suo diritto di esercitare la professione di avvocato, che riuscì a realizzare solo in tarda età. L’avvocato è una professione che si sta ad oggi femminilizzando. In Italia si può dire che circa la metà dei professionisti è di genere femminile e nella fascia di età tra 35 e 45 le donne iscritte hanno sopravanzato gli uomoni.
Però, ci sono molte criticità che si stanno evidenziando sempre di più. Donne con 15-20 anni di esperienza professionale devono abbandonare la professione per difficoltà di conciliazione, per la disparità tra professionisti e professioniste o perché, diventando madri, assumono tutti i compiti di cura. Inoltre, alle professioniste sono riservati ambiti professionali meno redditizi.
L’ultima donna citata durante l’evento è stata Maria Montessori, pedagogista, educatrice e medico italiano, nota internazionalmente per il metodo educativo che prende proprio il suo nome. Fondò la società della donna, sostenendo che il movimento femminile non dovrebbe limitarsi a combattere i preconcetti degli uomini, ma anche quelli delle donne stesse.
Durante la serata sono intervenuti l’avvocata Chiara Viale, il professor Alessandro Mercando, docente dell’Istituto Musicale Pareggiato della Valle d’Aosta, il professor Andrea Bobbio dell’Ateneo valdostano e la dottoressa Margherita Bongiovanni del Politecnico di Torino.