“Lungo il percorso ho trovato tanta gentilezza. Ti fa credere ancora nell’umanità”. E l’umanità è stata proprio quello che ha mosso Ruth Herbert, di professione tatuatrice, ad imbarcarsi in un lungo cammino che dalla Cumbria, nel nord dell’Inghilterra, la porterà fino in Turchia. È il progetto Big Trek 4 Palestine, che mira a sensibilizzare sui massacri che quotidianamente da ormai quasi due anni Israele sta perpetrando a Gaza sulla popolazione civile e a raccogliere fondi su JustGiving in favore di Medical Aid for Palestinians: mancano solo 2.000 sterline per raggiungere l’obiettivo della raccolta fondi, 25.000 sterline. “Giusto ieri è arrivata una donazione di 1.600 sterline”, esclama Ruth.
La donna inglese è ripartita oggi, giovedì 17 luglio, dal Castello di Fénis alla volta di Châtillon: una tappa relativamente breve, di circa 13 km, a causa di un piede dolorante. Abbiamo condiviso con lei alcuni chilometri lungo la ciclabile, alla ricerca della Via Francigena, la strada che Ruth sta seguendo per il suo Big Trek 4 Palestine.
Partita il 2 maggio da Arnside, la sua destinazione finale è la Turchia passando da Cremona dove prenderà la Via Postumia fino a Villa Opicina, da dove poi passerà il confine per i Balcani verso la Slovenia e scendere verso Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania, Macedonia e Grecia: “Avrei voluto arrivare a Gaza, ma vista la situazione è impossibile”, dice. “Non so ancora bene dove arriverò in Turchia, ci sono delle persone che conosco lì e quando sarò in zona le contatterò. Immagino che sarò piuttosto stanca…”.

Quattromila miglia circa, ossia 6.500 chilometri, divisi in tante tappe che variano dai 30 ai 15 km circa, in base alle condizioni, alla stanchezza, al dolore al piede, e ad altri fattori. E, anche, qualche doveroso e meritato giorno di riposo. “Ho programmato fino al colle del San Bernardo, poi non mi sono ancora messa a definire le prossime tappe. Mi sarei dovuta fermare ad Aosta, ma ho dovuto spezzare in due la tappa a causa del piede, quindi ieri sono arrivata a Fénis”. Da Châtillon dovrebbe teoricamente fermarsi a Verrès e Pont-Saint-Martin.
Ruth è rimasta colpita dal panorama del Gran San Bernardo e delle Alpi, dopo aver attraversato Inghilterra e Francia, incontrando sempre persone disponibili e gentili, pronte a dare una mano. Sulle sue spalle uno zaino enorme che dà l’idea di essere piuttosto pesante, anche perché dentro ha la tenda e l’attrezzatura da campeggio: “È bello incontrare tanta gente e confrontarsi con loro. Mi hanno aiutato in tanti modi: c’è chi mi ospita in casa, chi mi porta l’acqua o il cibo, chi trasporta per me lo zaino. Tutte cose che, anche se piccole, fanno la differenza quando cammini tutti i giorni da più di due mesi”.
Il progetto è nato qualche mese fa, come una sorta di reazione all’impotenza che colpisce molte persone: “Era circa il 200° giorno di guerra. Dopo aver visto l’ennesima immagine di bambini sofferenti, mi sono chiesta come faranno a riprendersi: avranno bisogno di aiuto, supporto psicologico e medico. E, forse egoisticamente, mi sono chiesta come potessi riprendermi anche io. Mi sono detta che avrei dovuto fare qualcosa, invece di rimanere solo a guardare. Non sono una scrittrice, non sono una fotografa, così ho pensato di fare la differenza con questa camminata per raccogliere fondi e parlare con le persone per sensibilizzarle sulla situazione. Credo che, con il flusso di notizie e immagini che ci arrivano da Gaza, il vento stia cambiando: i politici non possono più fare finta di niente”.
Si può seguire il percorso e il progetto di Ruth su Facebook, Instagram e Strava.