Ennesimo vertice in regione, sabato 15 marzo scorso, per decidere il destino della diga di Beauregard a Valgrisenche, un invaso da 70 milioni di metri cubi d’acqua costruito negli anni Cinquanta, ma che oggi contiene meno di un decimo della propria capacità. Sulla diga pesa una frana e uno spostamento del versante della montagna che è nell’ordine di pochi millimetri all’anno. Una situazione che aveva portato ad uno svuotamento iniziato il 29 marzo del 2005. Da allora si sono succeduti soprallughi e analisi per decidere sul da farsi. Ed è iniziata anche una lunga discussione fra la Regione e il Registro italiano dighe, più orientato verso la chiusura. “Oggi dismettere la diga non avrebbe più senso” ha affermato Caveri, difendendo l’idea del taglio di 50 metri del muro con l’obiettivo di nascondere il più possibile alla vista lo sbarramento.
L’altra necessità è quella di rinaturalizzare i due versanti per arrivare a un definitivo ripristino ambientale dell’area. Ma soprattutto andrà bloccata la frana: proprio in questi mesi si stanno ultimando gli studi per la stabilizzazione. E per effettuare questi lavori saranno necessari almeno 28 milioni di euro che potranno essere cofinanziati dalla Regione, dall’Unione europea e dallo Stato.
Hanno preso parte alla riunione, oltre al presidente della Regione, Luciano Caveri, il commissario della diga, Mario Toti, il sindaco di Valgrisenche, Piergiorgio Barrel e diversi esperti.