Giulia ha 21 anni, vive insieme alla sua famiglia a Morgex e ha una disabilità di tipo cognitivo. Una vita, la sua, che si può, senza dubbio, definire frenetica, almeno fino a quando non è arrivata la pandemia. “Dalla fine del percorso scolastico, ha iniziato a partecipare a tutta una serie di attività, dall’equitazione alla piscina, dallo snowboard d’inverno alla musica e ai laboratori sulla resina e di falegnameria” ci racconta Bruna Pappi, la mamma.
Impegni per lo più settimanali spalmati in sei giorni su sette. Ad accompagnarla è quasi sempre mamma, non senza fatiche e salti mortali organizzativi. “In estate abbiamo un ristorante in Val Ferret, ho anche altri figli, non è stato semplice conciliare il tutto”.
Per continuare ad offrire a Giulia gli stimoli e la socialità di cui ha bisogno, la sua famiglia capisce, quindi, di aver bisogno di un sostegno. “Necessitavo che qualcuno mi sostituisse per alcuni momenti, mi sollevasse dal doverla accompagnare tutti i giorni in posti diversi per i suoi impegni”.
E grazie al progetto “Io Vado” quell’aiuto prende il nome di “assistente personale”, una figura più di tipo più educativo che assistenziale, in grado di stimolare la persona, di non sostituirsi ad essa, di allargare gli spazi e le esperienze di autonomia di chi vive in una condizione di disabilità.
Giulia con le sue assistenti personali
Con Benedetta prima e Marisa poi Bruna ottiene un sollievo, mentre Giulia inizia una nuova relazione e conquista spazi di vita anche fuori del contesto familiare. Anche durante questo periodo di pandemia con Marisa esce, passeggia, va a trovare i suoi amati cavalli. “Ho ripreso in mano pezzi di vita che avevo sacrificato, ho di nuovo del tempo per me, è una scelta che consiglierei anche ad altre famiglie nella mia situazione” racconta invece mamma Bruna.
Va detto che l’assistente personale viene scelto e assunto direttamente dalla famiglia. Grazie alla sperimentazione del Progetto “Io Vado” alle famiglie coinvolte nel progetto viene riconosciuto anche un contributo regionale pari al 70% del costo dell’assistente. “E’ un bell’aiuto, spero che venga riconfermato anche oltre il 31 dicembre, comunque non credo di rinunciare al sostegno di Marisa”.
Il problema sollevato da Bruna riguarda le difficoltà di reperimento degli assistenti personali. “I nostri sono ragazzi giovani che hanno bisogno di una figura educativa, non di una badante, ci dovrebbe essere un elenco di educatori a cui attingere, magari tra quelli che non ottengono un posto a scuola ad esempio”.
La testimonianza di Jean: “ora è più sereno, abbiamo ritrovato un equilibrio familiare”
“Siamo stati fortunati, nostro figlio è più sereno”. Esordiscono così Cristina e Luca Vout, genitori di Jean, 19 anni, una disabilità di tipo cognitivo. Da settembre 2020, per 5 giorni alla settimana, nella loro vita è arrivato Bryan, assistente personale di Jean, che lo stimola, lo sprona, lo affianca nelle sue varie attività.
“Come i genitori di ragazzi cosiddetti normali investono sull’università e sul percorso di studio dei figli, noi vorremmo continuare a investire sullo sviluppo delle abilità di Jean che può ancora imparare molto, nonostante le sue difficoltà”. E così quando si è palesata l’opportunità di attivare un assistente personale per il figlio, l’hanno presa al balzo. “A noi interessa che lui diventi il più autonomo possibile, nelle piccole mansioni di casa così come fuori, che tiri fuori il meglio di sé stesso e delle sue potenzialità” sottolinea ancora Cristina.
Le tante attività di Jean e Bryan
Bryan è un aiuto proprio nella crescita degli spazi di autonomia di Jean. “Io cerco di capire gli interessi di Jean, il mio compito è sperimentare sempre nuove attività in cui lui possa giocare un ruolo, imparare e consolidare gli apprendimenti”. Le proposte sono le più varie: da passare l’aspirapolvere all’Albergo etico, attività ora sospesa a causa del Covid, a portare fuori il cane, da cucinare a dare una mano in piccoli lavori di ristrutturazione.
“Lui ora si sente realizzato e gratificato perché trattato come un adulto” conclude mamma Cristina. “Di conseguenza anche noi genitori siamo più sereni e abbiamo ritrovato un equilibrio familiare”.