Fare di una passione un lavoro, la storia dell’artigiana Cristina Costalaia

Cristina Costalaia, dopo anni di corsi e formazioni diventa un'artigiana in proprio, dedicando pressoché la totalità del suo tempo alla sua passione per l’intaglio.
Cristina Costalaia
Società

Quando ti svegli la mattina sei felice di quello che devi fare durante la giornata? Da bambini ogni cosa ci appare chiara e nitida, quando abbiamo perso questa visione del mondo? L’abbiamo forse smarrita tra ciò che è e ciò che poteva essere? L’entusiasmo di affrontare la giornata scema nel corso della crescita affossata dalle responsabilità della vita. Sarebbe semplicistico ed una mera utopia pretendere di mantenere la stessa visione del mondo per tutta la vita senza doversi adattare, però malgrado tutto al di là delle paure e delle incertezze resiste e deve resistere un sogno un desiderio o una passione, qualcosa che sia ancora capace di farci brillare gli occhi quando ne parliamo.

Lavorare per vivere o vivere per lavorare

C’è chi dice che coloro che fanno della propria passione un lavoro non lavoreranno nemmeno un giorno in vita loro, Cristina Costalaia ci è riuscita, non senza porsi domande o con incoscienza ma bensì con la consapevolezza di chi sa perfettamente che i piani possono fallire e che ci sarà da lavorare sodo. Ad oggi è diventata a tutti gli effetti un’artigiana, capace di realizzare opere d’arte vere e proprie con il legno. Prima imparando e poi oggi insegnando agli altri. Un entusiasmo travolgente, ecco cosa si ottiene se si riesce a superare i dubbi, le paure e le incertezze, la consapevolezza di essere nel posto giusto, facendo ciò che si ama con le persone che si ama.

La felicità come fine

”Sei felice?” Una domanda alla quale si risponde con semplicità senza farci caso “Di questa scelta sì, sono molto contenta. E poi il momento più bello è stato l’anno scorso entrare in atelier. Lì è stato proprio un po’ la ciliegina sulla torta, è stato come un bel momento d’arrivo, di concretezza, nonché un nuovo punto di partenza. Perché lì ci sono tutti questi mostri sacri, tutti questi Michelangelo. Io lì, piccolina, con i miei quadretti, però è uno stimolo a migliorarsi sempre, a cercare sempre di salire uno scalino, anche nella difficoltà delle cose che vai a fare, no? Cercare sempre di migliorarsi”. Ed eccola lì, la luce negli occhi di chi non ti sta parlando solo del suo lavoro ma di una parte della sua vita, una parte di sé e che ti dona un po’ della sua arte.

Le scelte consapevoli

“Non è una scelta da tutti mettersi in proprio a fare l’artigiano, una decisione che si prende a cuor leggero?”, le chiediamo. Del bieco cinismo non può uccidere un sogno, però “io faccio la cameriera, ho un bar con mio marito da 25 anni in Piemonte. Abito a Pont-Saint -Martin e ho iniziato nel 2017 con i corsi organizzati dal Comune. E poi vabbè, la cosa bella, la novità di quest’anno è che anche a me hanno chiesto di insegnare, il Comune di Donnas”. E così, a sua volta, chi ha imparato diventa insegnante portando continuità.

“Quest’anno a Donnas ho portato per la prima volta il corso con le mie ragazze. È stata una bella esperienza”. Ogni cosa ha un inizio, e guardandosi indietro appare chiaro dove si trova quel punto, anche se in quel momento non ci si può immaginare dove porterà una decisione anche semplice: “Avevo già la figlia grande, quindi avevo un po’ di tempo libero. Quando dici posso di nuovo prendermi un po di tempo per me? E da subito mi sono proprio innamorata, vedere questo pezzo di legno che si trasforma. Mi ha subito conquistato e ho fatto i quattro anni di corso di intaglio. Poi ho avuto la fortuna di poter accedere a Bottega scuola e lì proprio un full immersion. Sono 400 ore in due anni”.

Prendere una determinata strada con consapevolezza e ponendosi domande per crescere rende ogni progresso fatto duraturo: “E la svolta comunque negli anni è la consapevolezza innanzitutto del provare passione, io quando lavoro mi isolo proprio. Non penso a nient’altro. Stacco proprio la spina. E questo, proprio questo benessere, oltre ovviamente al riscontro nelle fiere e ai premi vinti, sono le persone, l’apprezzamento delle persone che comprano. E allora, quando ho compiuto 50 anni ho proprio deciso di fare questo passaggio, abbiamo girato l’attività a mio marito perché lui prima faceva altro e io ho aperto la partita iva come artigiana”.

Dietro il sipario

Ogni meccanismo, struttura ed organizzazione ha bisogno di persone che lavorano e si prodigano costantemente per portarla avanti: “Con l’artigianato ho scoperto la Fiera di Sant’Orso da dietro le quinte,  entrandovi come professionista ho scoperto che c’è un mondo, un sacco di gente, di uffici che lavorano per una realtà che secondo me fuori regione non esiste. Ribadisco, da ex commerciante so cosa vuol dire, i costi che si devono sostenere nel tenere aperta un’attività commerciale. È ovviamente importantissima  la visibilità che danno, abbiamo avuto la possibilità in quanto artigiani di portare dei pezzi due volte in Svizzera a Lugano. È una bella realtà, c’è tanto lavoro dietro per spingere e per mantenere l’artigianato in Valle D’Aosta, io non pensavo, per mantenere, per sviluppare, per creare nuovi artigiani”.

Sentire l’arte come propria in mezzo al nulla

Ogni cosa, ogni espressione artistica va intesa come un’estensione dell’artista stesso e questo rende ovvio che ogni opera debba mettere a proprio agio chi la realizza: “Io mi occupo sia di  intaglio che di bassorilievi perché il tutto tondo non lo sento mio, mi sento molto tradizionale, mi appassiona proprio il paesaggio. Mi piace proprio prendere dei posti semplici, un po’ carini, non troppo articolati, e ricrearli. Lo sento mio. Con il  tempo, magari, mi stuferò e cambierò soggetti”.

Se tanto più un paesaggio è incontaminato, più risulta incantato e frutto di ispirazione. E l’atelier di Cristina si trova proprio al centro di uno di questi luoghi incantati. In frazione Cassot numero 3, ecco dove si intreccia la natura incontaminata e l’arte, tra quegli stessi alberi che trasformati diventano qualcosa di stupendo in un ciclo, di ispirazione fornita dal paesaggio, Cristina ha la possibilità, grazie ad una casa rimessa in sesto da lei e da suo marito anni prima di lavorare serenamente in un luogo indisturbato.

La famiglia

“Io poi ho la grande fortuna come tagliatrice – dice ancora Cristina -, c’è mio marito dietro che mi prepara tutti i pezzi. È mio marito che mi prepara i piatti, le ciotole e i taglieri, poi faccio termometri, centri tavola. Lui mi prepara i pezzi, poi io ci lavoro sopra, c’è proprio un gioco di squadra, siamo una squadra fortissima, diciamo.”

I sogni e come gestirli con la realtà

“Credi che sia realmente possibile fare l’artigiano oggi?”, le chiediamo. Ed ecco nuovamente quella consapevolezza che fa comprendere la ponderazione con la quale sono prese le scelte: “Vivere solo di artigianato laddove si facciano dei corsi sì, inoltre ci sono le fiere, le vendite e diciamo che se volessi staccare completamente dal bar dedicandomi solo a questo, per poter conferire ai negozi o aprire un negozio mio, a quel punto, secondo me sì. Ci vuole proprio tempo per star dietro alla richiesta, se ne avessi di più e riuscissi a dedicare veramente tutta la settimana solo all’artigianato con i conferimenti dei negozi secondo me sì, si riesce a vivere. Io ho fatto questa scelta per piacere, ho fatto proprio questa scelta di diventare artigiana perché me lo potevo permettere a 50 anni, avendo le spalle comunque coperte. Tra i compratori bisogna distinguere tra il singolo che vuole il pezzo dell’artigiano specifico ed è disposto anche a spendere migliaia di euro per un pezzo, ma sono pochi, e poi c’è il compratore medio. Bisogna puntare sulla quantità. Tutti vogliono il souvenir, un ricordo di un bel momento”.

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