L’11esima edizione del combat de l’Espace Mont Blanc è di nuovo valdostana: a quattro anni dall’ultimo successo – quello di Jardin di Aurelio Crétier, condiviso però con due regine svizzere – ieri a Valpelline le reines rossonere si sono riappropriate dello scettro della Champions League delle reines.
La giornata finisce così con un tripudio valdostano, con una finale tutta rossonera che fa sorridere sia i vincitori che i vinti, ovvero Reinon dei fratelli Cunéaz e Brunie di Claudio Berthod. E dire che solo un’ora e mezza prima la situazione, per le reines della nostra regione, era tutta fuorché rosea.
Un inizio in salita, poi il finale a sorpresa
A un certo punto, dopo i sedicesimi di finale, sembrava infatti che le possibilità di successo delle reines valdostane fossero ridotte al lumicino. Gli spareggi e il primo turno avevano letteralmente massacrato la compagine di casa, partita con ben 19 rappresentanti e ridottasi a solo 4 elementi. C’è chi ha avuto parecchia sfortuna – Carnot di Joel Montrosset è tornata a casa con un corno rotto – e chi, come Vedette e Fiona di Michele Bionaz, hanno dato vita a incontri durati più di mezz’ora e che hanno svuotato di energie le protagoniste.
Agli ottavi si classificavano appena 4 valdostane, 3 reines francesi (due di Antoine Delaplace, che in realtà ha comprato Regina e Bufera a Gressan, rispettivamente da La Borettaz e Edy Viérin) e ben 9 bovine del Vallese e del canton Neuchatel, a riprova di una superiorità che sembrava incontestabile.
E invece è successo qualcosa di impensabile, soprattutto dopo le prime due ore di combats trascorse a contare le eliminazioni delle bovine valdostane con il pallottoliere. Gli ottavi hanno fatto saltare due francesi su tre – resisteva solo la già citata Bufera – e parecchie svizzere: tra le padrone di casa, invece, andava fuori solo Queggion di Edy Viérin. I quarti, a questo punto, si presentavano con un quadro assai diverso da quello del turno precedente: le 4 superstiti elvetiche si incontravano tra di loro, finendo ai lati opposti del tabellone. Peraltro sia Brunie di Jean-Michel Quinodoz che Banba di Georgy Besse faticavano le pene dell’inferno per avere la meglio su Etoile dei fratelli Dayer e la bellissima Perone di Antoine e Christophe Betrisey, bovina che annoverava tra il pubblico un vero e proprio fans club.
Il resto è Valle d’Aosta, con una punta di Haute Savoie: ma la pur valida Bufera di Delaplace non poteva nulla contro Brunie di Claudio Berthod, mentre il derby della Valpelline tra Reinon dei Cunéaz e la sorprendente Merlitta di Ivan Landry si risolveva con il successo della futura reina dell’Espace.
Semifinali da applausi, poi la festa di Reinon
In due soli turni le forze in campo cambiavano radicalmente. Dal 9-3 elvetico degli ottavi si passa a un più razionale 2-2 delle semifinali. L’eterna sfida tra Valais e Valle d’Aosta che contraddistingue l’Espace dalla sua prima edizione del 2012 era così servita per ben due volte al penultimo atto di questo bell’Espace: la prima a entrare era Brunie di Berthod, che mostrava segni di insofferenza non vedendo arrivare in campo la sua omonima (e avversaria) Brunie di Quinodoz. Danzano in punta di corna, le due Brunie, dopo una prima fase di avvicinamento che per ben tre volte ha visto la reina di Doues allontanarsi dall’avversaria: una volta iniziato lo scontro, però, la primipara dei Berthod sembrava abbandonare le sue perplessità iniziali e con astuzia e malizia (più che di pura forza) sconfiggeva l’avversaria.
La semifinale tra Reinon dei Cunéaz e Banba di Besse ha invece costretto la reina di Valpelline a modificare il suo piano tattico preferito: se fino a quel momento Reinon aveva sconfessato le avversarie spaventandole con la sua forza – emblematico in questo senso lo slancio con il quale ha allontanato ai sedicesimi Vespa di Stefano Lale Démoz – in semifinale la protetta di Edy e Christian Cunéaz ha dovuto evolvere in fretta, dominando l’istinto di attaccare a corna basse e cercare la vittoria in pochi secondi. Banba è stata avversaria all’altezza della situazione, astuta e capace di sfuggire alla ferocia di Reinon. Quando però la padrona di casa ha accettato un combattimento meno feroce Banba è finita con il logorarsi piano piano e Reinon – al momento giusto – ha aperto il gas e l’ha allontanata rapidamente.
Lo stesso scenario, per certi versi, si è ripetuto in finale, quando il numeroso pubblico di Valpelline – duemila paganti – già festeggiava la sicurezza di un nuovo successo valdostano dopo quelli del 2012 (Merlitta di Aurelio Crétier), 2013 (Canaille di Aurelio Crétier), 2014 (Farouche di Gildo Bonin), 2016 (Allegra di Marcel Bich), 2017 (Mila di Gildo Bonin) e del 2018 (Reinon di Massimiliano Garin), al quale va sommata la vittoria del 2019 di Jardin di Aurelio Crétier, seppur a parimerito con Ciara di Renata e Elmar Ruffiner e Schiwitzon di Lucien Carthoblaz.
Brunie ha attaccato subito Reinon, quasi a volersi giocare le sue carte con l’effetto a sorpresa: la reina dei Cunéaz ha saputo aspettare, si è difesa con ordine ed è uscita alla distanza. Per due volte Christian e Edy Cunéaz hanno alzato le braccia al cielo gridando alla vittoria, per due volte Brunie ha fatto marcia indietro ed è tornata a sfidare le corna della sua avversaria. Al terzo allontanamento, la bovina di Doues ha deciso che poteva bastare. Ma la festa iniziata poco prima era anche per lei, seconda in classifica alle spalle di una reina che in molti già da giorni davano come favorita. I pronostici, una volta tanto, sono stati corretti.