Dai teatri di Parigi agli schermi di Amazon Prime: il valdostano Sylvain Deguillame debutta nel mondo delle serie Tv in streaming con una parte in “Alphonse”, sei puntate di serie prodotta e girata in Francia che ha da pochi giorni debuttato sulla piattaforma online. Si tratta di una commedia alla francese, piena di drammi, piccoli criminali, intrighi familiari e soprattutto la storia di un rapporto padre-figlio che piano piano va a ricostruirsi. Nella serie Sylvain interpreta il giovane marito della madre di Alphonse (attenzione, non è il padre del protagonista) in un flashback ambientato nella Parigi degli anni ’70 aprendo così la quarta puntata della miniserie.
Il valdostano, originario di Chambave, si è trasferito a Parigi per studiare recitazione teatrale, al termine del suo percorso scolastico. In Francia, dove vive ormai da dodici anni, Sylvain ha trovato terreno fertile nei teatri recitando in diversi spettacoli con altrettante compagnie. Ma non è tutto: il giovane attore non si è risparmiato e le sue esperienze artistiche spaziano dai corti, alla radio, al cinema e alle serie TV (ha recitato anche in Rocco Schiavone 3) per arrivare fino alla scrittura partecipando al progetto “Fonds d’aide à l’innovation audiovisuelle (FAIA)” .
“Il teatro è sempre stato la mia passione, per questo mi sono trasferito in Francia e ho frequentato Les sade – ecole superieure d’art dramatique de Paris e poi, lavorando tra produzioni teatrali, corti e programmi in radio, ho scoperto la recitazione di fronte alla telecamera. L’esperienza in una produzione così grande per me è stata impressionante, Alphonse è stato il mio lavoro finora più importante nel mondo del cinema” racconta Sylvain.
Com’è stato il processo di selezione?
Per queste cose serve un agente che fortunatamente io avevo già, e grazie a lui ho avuto il casting. Il processo in sé funziona così: il mio agente mi chiama e mi propone la serie, io ricevo quindi le scene da preparare e vado con una proposta di interpretazione che in questo caso è piaciuta molto. Tre, o quatto mesi dopo ho ricevuto l’esito sempre tramite l’agente. Anche qui tra l’altro ho trovato una grande differenza tra cinema e teatro: nella televisione e per il grande schermo è fondamentale avere un agente, passa tutto tramite queste cose, mentre nel teatro ha sempre funzionato di più il passaparola, l’ambiente è più ristretto e ci si consiglia a vicenda.
Sei un uomo di teatro, come hai vissuto questa esperienza?
Il teatro è il mio mondo, la mia prima scelta e il motivo per cui sono entrato in questi ambienti. Detto questo l’esperienza è stata assurda, non avevo mai lavorato in una produzione così grande: avevano un budget impressionante e i set, dalle strade, alle auto agli appartamenti d’epoca, sono stati tutti costruiti fisicamente in un gigantesco studio a Parigi. Anche solo per andare sul posto arrivava lo chauffeur per accompagnarmi, sul set c’erano sempre centinaia di persone e i tempi erano lunghi, al cinema si aspetta un sacco.
Quali sono le maggiori differenze che hai incontrato tra la recitazione teatrale e cinematografica?
Recitare a teatro e al cinema per me sono due mestieri completamente diversi così come lo sono i due mondi. A teatro il gruppo di lavoro è importantissimo e diventa una famiglia, qui la fase di creazione può durare anche due tre mesi. Come attore partecipi dalla A alla Zeta alla creazione dello spettacolo ed è incredibile quando si arriva alla fase di recita: il teatro è un’arte viva del presente proprio per via di quello scambio inconscio e continuo tra pubblico e attori. Una sera la gente ride, una sera il teatro è pieno, oppure vedi quello che dorme in prima fila e anche questo può influire, ogni volta è diversa…
Ho trovato una bella libertà d’improvvisazione nel cinema che a teatro non riesci a trovare perché è tutto sacro e ci sono delle limitazioni tecniche a ciò che si può fare. Davanti alla telecamera non hai tempo di intellettualizzare il personaggio rifletterci e costruirlo, sul set ho trovato una grande componente di improvvisazione per rendere le scene più naturali, in questo caso ne ho anche potuto parlare con il regista per cercare insieme il personaggio. La tecnologia nel cinema assiste e permette di andare più nell’intimo, poi a teatro devi usare tanto l’immaginazione mentre al cinema è tutto reale – cammini per strada cammini per strada.
Oltre alla recitazione cinema e teatro sono mondi molto diversi, quali sono gli aspetti che ti hanno colpito di più sul set?
Soprattutto in una produzione così grande, senti proprio che il cinema è un’industria: intanto avevano 70 milioni di budget, erano coinvolte centinaia di persone ognuna con il suo compito preciso ed era tutto enorme. Come dicevo i set sono stati costruiti fisicamente e anche questo crea proprio un altro ambiente e un altro modo di vivere la performance. Un altro aspetto che mi ha stupito è che al cinema aspetti tantissimo e sei molto da solo… Non c’è quell’intimità che puoi creare a teatro con i tuoi colleghi di scena e la troupe, quindi aspetti e poi quando finalmente tocca a te puoi parlare con il regista. Dopodiché si fa la prova, si riguarda insieme, si aggiustano i dettagli e una volta terminata la tua parte hai finito. Devo dire che mi ha fatto anche piacere questa rapidità di lavoro, secondo me soprattutto dovuta al fatto che i ruoli sono così ben definiti rispetto al teatro in cui – per la rielaborazione dei problemi – si perde tantissimo tempo a discutere.
Le prime quattro puntate di Alphonse – la parte di Sylvain compare a partire dalla quarta – sono già visibili su amazon prime. Le ultime due usciranno, sempre sulla piattaforma streaming giovedì 26 ottobre e 2 novembre.