In Valle d’Aosta sono 8.983 gli stranieri (di cui 4.718 donne), il 7,3% su una popolazione totale di 122.714. Sono i dati al 31 dicembre 2024 che emergono dal Dossier Statistico Immigrazione 2025 a cura del centro di studi e ricerca IDOS, Confronti, l’Istituto di Studi Politici San Pio V, e il Fondo Otto per mille della Chiesa Valdese – Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, presentato nella sede dell’Università della Valle d’Aosta ieri con la collaborazione di Uniendo Raices, e che evidenziano “una situazione paradossale, quasi assurda: nel mondo, in Italia, in Valle d’Aosta non c’è un’invasione, non c’è un’emergenza immigrazione come non c’è un’emergenza sicurezza – i dati ufficiali delle questure dicono che la criminalità è in calo significativo – così come non è vero che vengono tutti da noi e ci rubano il lavoro. Ma se dici che non c’è un problema immigrazione, le elezioni non le vinci”, dice William Bonapace referente regionale Idos, che ha redatto il Dossier con la collaborazione di Arnela Pepelar, referente area migranti de l’Esprit à l’Envers.

“È il linguaggio che modella il mondo e che ha conseguenze devastanti sulle persone: perché se mia figlia va a lavorare o studiare all’estero è un’expat, mentre uno straniero che viene in Italia un immigrato?”, si chiede ancora Bonapace. “Emigrare costa, richiede sacrifici e una rete di relazioni: i poveri non emigrano, è il ceto medio a farlo”. Oltre a quello del linguaggio, il vero problema legato all’immigrazione è quello dei pregiudizi: “Mi occupo di psicologia sociale e di migrazioni, e questo dossier è un punto di riferimento autentico”, spiega Mariagrazia Monaci, docente dell’Università della Valle d’Aosta ed ex Rettrice. “Questa sede è nata con l’intento di essere aperta alla cittadinanza, e quale occasione migliore?”.
Alla presentazione era presente anche Milena Martinat, pastora della Chiesa Valdese valdostana: “Noi Valdesi siamo sempre stati un popolo di migranti: si parte e si torna con forme di cultura diverse, aperte alla novità, all’accoglienza. Le migrazioni non sono una novità, quello che cambia sono i modi in cui le persone vengono accolte. Si vorrebbero solo gli immigrati che ci piacciono, e su questo si dovrebbe riflettere”.
Tornando ai dati degli stranieri in Valle d’Aosta, si è assistito ad una crescita del 4,8% rispetto al 2023, quando erano 8.568, il 7,0% della popolazione regionale, ma molto distante sia dalle media delle regioni del Nord-Ovest (11,6%) sia dal dato nazionale (9,2%). La comunità più numerosa è quella romena (26,5%), seguita da marocchini (17,3%), albanesi (8,1%) e ucraini (5,3%).
La popolazione straniera è più giovane rispetto a quella valdostana, con una percentuale di soggetti di età inferiore ai 30 anni pari al 34,1% (25,8% gli italiani) e del 34,8% superiore ai 45 anni (59,4% gli italiani).
Gli stranieri in Valle d’Aosta e il mondo del lavoro
Una questione che mette in risalto le sfide che la comunità straniera deve affrontare nel mondo del lavoro. Gli occupati stranieri in Valle d’Aosta sono circa 4.700, pari all’8,3% della forza lavoro. Il tasso di occupazione si attesta al 70,5%, poco inferiore a quello degli italiani, ma con una disoccupazione tre volte più alta (9,4%). Il settore dei servizi assorbe il 68,6% dei lavoratori stranieri, seguito da industria (26,6%) e agricoltura (4,8%). Nell’edilizia e nel lavoro domestico gli stranieri sono nettamente prevalenti: rispettivamente il 17,2% e il 13,6% degli occupati provengono da altri Paesi. Sono 946 le imprese condotte da nati all’estero, concentrate in costruzioni (33,7%), commercio (15,3%) e ristorazione (15,8%).
Dati che sottolineano come il cosiddetto ascensore sociale sia sostanzialmente bloccato. “Gli occupati stranieri, in particolare, risultano sovrarappresentati rispetto agli italiani nei lavori più faticosi e socialmente meno prestigiosi, come nel caso dell’edilizia, dove è impiegato il 17,2%, mentre gli italiani raggiungono solo l’8,1%; per non parlare del lavoro domestico, in buona parte femminile, dove la differenza risulta abissale (13,6% per gli stranieri contro lo 0,6% degli italiani)”, si legge nel Dossier. “Questi dati confermano un generale appiattimento verso il basso nei processi d’integrazione lavorativa, riscontrabile anche nelle tipologie professionali: i lavoratori di origine straniera impiegati in mansioni non qualificate, infatti, sono più del doppio degli italiani (20,9% contro 8,1%); uno scarto analogo, pur con differenze meno marcate ma non per questo meno rilevanti, si registra anche per le professioni manuali specializzate (28,0% tra gli stranieri e 21,0% tra gli italiani)”.
Lo conferma anche Genny Targhetta, Segretaria FILCAMS CGIL VDA: “In alcuni settori, come quelli della scuola, dei bancari ecc, le percentuali sono anche al di sotto dell’1%, mentre la collocazione socio-professionale si concentra soprattutto sulle fasce più basse, con lavori manuali e stagionali, spesso al di sotto dei titoli di studio in possesso, con a volte scarsa conoscenza dei propri diritti e quindi ricattabili. C’è una segregazione occupazionale, con condizioni contrattuali fragili con un forte rischio di sfruttamento, anche se non di caporalato. Ma di sicuro non si può dire che gli stranieri ci rubano il lavoro”. In aumento il settore dei trasporti, in cui la situazione è sempre più critica con stipendi non adeguati e tante ore di lavoro. Targhetta sottolinea anche come l’emergenza abitativa – forte anche per gli italiani – sia doppiamente un problema per gli stranieri, “più soggetti a condizioni di instabilità e per i quali la residenza è un requisito obbligatorio per una serie di pratiche e documenti”.
“Gli stranieri sono quindi una risorsa fondamentale per la tenuta complessiva della regione e per il suo futuro, a condizione però che vengano rafforzate adeguate politiche sociali di promozione della partecipazione e dell’integrazione, superando la tendenza alla formazione di ghetti etnico-occupazionali e abitativi”, dice ancora il Dossier.
Permessi di soggiorno e accoglienza
Nel 2024 sono stati rilasciati 515 nuovi permessi di soggiorno, in calo rispetto ai 641 del 2023: quasi la metà (47,2%) per ricongiungimento familiare, seguiti da lavoro (22,5%) e protezione internazionale (24,7%).
I soggiornanti non comunitari sono 6.179, di cui il 34,2% con permesso di lungo periodo.
Sul fronte accoglienza, la Valle d’Aosta conta 113 posti nei Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) e 37 nel progetto Sai, attivo nei Comuni di Saint-Vincent, Champorcher, Saint-Rhémy-en-Bosses e Aosta. Durante l’anno sono transitati nei Cas 168 richiedenti asilo e 60 nel Sai. Nelle strutture per minori non accompagnati (msna) sono stati accolti 48 ragazzi, provenienti soprattutto da Afghanistan, Pakistan e Tunisia.
