Per capire bene la dinastia dei Buillet ci vorrebbe un albero genealogico. Presto, piazza Chanoux potrebbe diventare “piazza Buillet”, almeno per i giorni della Fiera di Sant’Orso. Piano piano, le varie generazioni stanno prendendo il controllo del centro di Aosta: nonni, figli, nipoti, posizionati negli angoli strategici del salotto buono di Aosta, una triangolazione che parte dall’angolo via de Tillier/piazza Chanoux, poi passa dall’Atelier des Métiers e arriva fino all’angolo con piazza Narbonne.
Sergio e Giuseppe ci sono da più di 50 anni, ci sono state anche Pia (“leggenda narra che sia stata lei a inventare i fiori di legno”), Cristina, Fulvia (“una bravissima scultrice”), poi negli ultimi anni sono arrivati Yvette, Daniela, Jacques, Corinne, Fabio e altri, che a loro volta stanno trasmettendo la passione ai rispettivi figli. Poco più lontano ci sono Fabio ed Eliana Berthod, i figli di Cristina, aiutati a loro volta dalla nuova generazione (Joel, Lois, Marlène e Alix).
Sergio Buillet, pur essendo “il più grande della famiglia” – 90 anni tra pochi mesi – è ancora tonico ed è qui da 52 anni, prima in via Sant’Anselmo e ora in piazza: “Io non mi ci vedo a stare al bar o sul divano tutto il giorno”, racconta. “Qualcosa bisogna pur fare. È una bella passione, non ti fa sentire l’età”. Fiori (il marchio di famiglia), taglieri, coppe, che oggi ha lasciato in macchina per paura di rovinarle con la pioggia. “La Fiera mi piace sempre. Incontri tanti amici, non sei chiuso in casa, e si ha un bel rapporto con tutti. È una festa. Mi prendono sempre tutti in giro perché dicono che non sono mai al banco ma sempre da qualche parte. Però c’è sempre qualcuno che mi porta qualcosa: frittelle di mele, vin brûlé, formaggio, salame. Ogni tanto i nipotini mi danno il cambio”. C’è Mattia, infatti, che segue le orme del nonno già ereditate da Daniela, figlia di Sergio: “Lei ha iniziato circa 30 anni fa, avevo chiesto di metterci vicini ma non era stato possibile. Era qui in piazza, allora erano gli ultimi banchi, ora siamo tutti vicini: in via Sant’Anselmo si vendeva di più, ma qui è più comodo, c’è più spazio”.
Sergio ricorda “la famosa nevicata del 1985” (già evocata dai Bluvertigo nell’album “Zero”) – “aveva fatto un metro di neve, il mio vicino di banco era andato a spalare per recuperare la sua macchina…poi si è accorto che la macchina non era sua!” – e se si chiede a Giuseppe, suo fratello più giovane di quasi 20 anni, il ricordo più significativo è proprio quella nevicata di quasi 40 anni fa. “Sergio è fortissimo, ha 90 anni ma non li dimostra. L’ho cercato un paio di volte, ma sono dovuto andare al bar per trovarlo”, scherza (ma neanche troppo). Giuseppe ha fatto tutta la trafila – Foire d’été nel 1973, poi Donnas nel 74 – e ormai è uno dei pilastri dell’Atelier des métiers: “Ormai sono qui da 24 anni. L’Atelier è bello perché è una grande pubblicità alla Fiera: quest’anno cade di giovedì e venerdì, ma molte persone possono venire qui sabato e domenica ed avere un assaggio di Fiera”. Giuseppe è in pensione e crea le sue opere – uova, coppe dell’amicizia, fleyé e altro – “quando ho voglia: il legno è un impegno, ma è anche una droga”. La tradizione valdostana è incarnata in lui: l’amore per l’artigianato, la convivialità, l’ambiente, l’amicizia. Tutte passioni da tramandare a Jacques, Yvette e Corinne, i suoi figli.
“Per noi è naturale venire qui, ci siamo praticamente nati”, dice Jacques. “Dal 1994 ho il mio banchetto, ma già prima venivo con i miei genitori: quello che era il lavoro di mio papà ora è un hobby per me. In famiglia ci diamo tutti una mano”. Ormai c’è quasi un cartello dei fiori di legno dei Buillet. “Pian piano sta arrivando anche la nuova generazione”, dice Jacques indicando il nipote Vincent. “Non ho ancora un mio banco, ma mi piace dare una mano in fiera e durante l’anno per assemblare i fiori”, spiega il 15enne. “Nei prossimi anni vorrei avere anche io un banchetto, fare i fiori mi piace”.
Ancora più giovane è Nadège, figlia di Yvette, appena 12enne: “Quest’anno ha fatto un sacco di fiori, tra un paio d’anni prenderà un banchetto”, profetizza Yvette. Che a sua volta racconta di essere in fiera autonomamente dall’età di 14 anni: “Ho iniziato coi fiori, poi avendo l’atelier di papà Giuseppe a disposizione ho fatto anche altro. Lui non mi ha insegnato niente ancora, dobbiamo metterlo nel programma dei Buillet”.