A pochi giorni dalle celebrazioni per la Festa della mamma di domenica 14 maggio, non si può non riflettere su di un 2022 che, con 392.598 nascite (-1,9% rispetto al 2021), ha fatto toccare alla Penisola il minimo storico della natalità. Nonostante i dati Istat poco confortanti, a rassicurare almeno le madri valdostane è il rapporto annuale “Le equilibriste” pubblicato oggi da Save the children, che identifica la Valle d’Aosta come la terza regione italiana dalle condizioni di maternità più favorevoli.
Valle d’Aosta amica delle mamme
L’ottava edizione della ricerca di Save the children posiziona la Valle d’Aosta al terzo posto dell’Indice generale delle madri, che sulla base di 14 diversi indicatori di vita stabilisce quali zone italiane presentano maggiori vantaggi per la genitorialità: con 110,3 punti la regione segue Bolzano (118,8) ed Emilia-Romagna (112,1) e precede di qualche unità Toscana (108,7), Trento (105,9), Umbria (104,4) e Friuli-Venezia Giulia (104,2), oltre ai fanalini di coda di Puglia (90,6), Calabria (90), Sicilia (88,7) Campania (87,7) e Basilicata (84,3).
La Valle d’Aosta primeggia soprattutto nell’ambito di salute e sanità, dove guadagna il primo posto (140,9 punti, 40 punti in più del riferimento nazionale) grazie ai bassi valori di mortalità infantile nel primo anno di vita e al corretto numero di consultori attivi per abitante, e nell’ambito dei servizi, dove essa si colloca al terzo posto (122,2 punti) grazie a un’ampia offerta di infrastrutture dedicate a madri e figli. Bene anche i tassi relativi alla dimensione del lavoro, nella quale la regione si piazza terza (107,9 punti), e alla dimensione della violenza di genere, nella quale essa si piazza quarta (125,2 punti) grazie alla discreta presenza di centri antiviolenza e case rifugio sul territorio; in termini di soddisfazione soggettiva, essa raggiunge il quinto posto della classifica (109,7), mantenendosi comunque ai livelli più alti della nazione.
Preoccupazione demografica e rappresentanza politica
A scapito dei buoni risultati conseguiti dalla Valle d’Aosta, secondo le stime di Save the children la regione pecca ancora in due principali sezioni, quella dedicata alla demografia e quella dedicata alla politica. Il decimo posto (105,1 punti) conquistato ex aequo con la Lombardia nell’area demografica denota uno scarso numero medio di figli per ogni donna (1,26) oltre che un basso tasso di fecondità (32,4 anni). Quanto all’area della rappresentanza, per converso, la regione retrocede al ventesimo posto (80,3 punti, quasi 20 in meno rispetto al valore di riferimento nazionale) accanto a Sardegna (83,7) e Puglia (84,5): centrale nello stabilire tale traguardo negativo la percentuale di donne all’interno degli organi politici a livello locale e regionale.
Natalità e lavoro
La contrazione delle nascite (-1,9%) e l’aumento dell’età media di maternità (32 anni) risentono in Italia di una relazione diretta e positiva tra partecipazione femminile al mercato del lavoro e fecondità: mentre in presenza di un solo figlio il tasso di occupazione delle mamme tra i 25 e i 54 anni si ferma difatti al 63%, contro il 90,4% di quello dei papà, in presenza di due figli esso scende sino al 56,1%, contro il 90,9% di quello dei papà. A pesare sono anche le differenze geografiche, tanto da creare un visibile divario tra il nord (71,5%) e il sud (39,7%), nonché il titolo di studio conseguito, che porta le madri laureate a trovare impiego nell’83,2% dei casi e quelle soltanto diplomate a trovarlo nel 60,8% dei casi.
Il gap nel tempo di cura
Anche il tempo non retribuito destinato quotidianamente alla cura della casa e della famiglia risulta enormemente differenziato tra uomini (1 ore e 48 minuti) e donne (5 ore e 5 minuti), le quali affrontano il peso del 74% del carico di lavoro domestico complessivo.
Tuttavia, come sottolineato dal rapporto “Le equilibriste”, tra le pieghe del ménage famigliare inizia a intravedersi un trend positivo denotato dalla crescente esigenza di conciliazione tra lavoro e famiglia dimostrata dai papà: sono difatti sempre di più gli uomini che fruiscono del congedo di paternità (155.845 nel 2021, 57,6%).
Il vissuto delle mamme
Stando al sondaggio realizzato da Ipsos tra le mamme di bambine e bambini da 0 a 2 anni, se la qualità dell’assistenza sanitaria è considerata buona dall’81% delle intervistate, 1 donna su 2 non si è sentita accudita sul piano emotivo e psicologico o, al ritorno a casa, supportate dai servizi pubblici come l’assistenza domiciliare (58%) e i consultori famigliari (53%). Dal momento che le madri dedicano alla cura dei figli più del doppio delle ore dei propri partner (16 contro 7), molte ammettono di non riuscire a ritagliarsi del tempo per sé (40%), scadendo in crisi o conflittualità di coppia (40%) o in fenomeni di aggressività del coniuge (20%).
Quasi la metà del campione esaminato non ha intenzione di avere altri figli per via di fatica (40%), difficoltà di conciliazione professionale (33%), mancanza di supporto (26%) o insufficienza dei servizi disponibili (26%); tuttavia, vantaggi quali un assegno unico più consistente (23%), asili nido gratuiti (21%), assistenza specifica per le esigenze famigliari (12%), supporto sanitario domiciliare (7%) o sostegno psicologico pubblico (6%) rappresenterebbero per molte donne un invito ulteriore alla maternità.