La Valle è pronta ad integrare i profughi in arrivo dalla Libia? La parola a Rivolin e Louvin

Giuseppe Rivolin e Paolo Louvin si confrontano sul prossimo arrivo in Valle di un centinaio di profughi dal nord africa. La società valdostana sarebbe pronta a integrare i nuovi arrivati, dovessero continuare ad arrivare in dosi massicce?
Rivolin e Louvin
Società

“La Valle d’Aosta, come le altre Regioni italiane, dovrà ospitare una quota di profughi libici proporzionale alla propria popolazione. Ma quanto durerà l’emergenza? Si tratterà di un fenomeno passeggero, o sono da prevedersi altre ondate di sbarchi per chissà quanto tempo? La società valdostana sarebbe pronta  a integrare i nuovi arrivati, dovessero continuare ad arrivare in dosi massicce?”

Giuseppe Rivolin

In ventiquattr’ore si è passati dalla commemorazione del centocinquantenario dalla proclamazione del Regno d’Italia alla rievocazione (forse un po’ troppo realistica) del centenario della guerra di Libia. Con la differenza che nel 1911 erano gli Italiani a invadere la Libia, oggi è il contrario. Mentre eravamo in attesa di accogliere il centinaio circa di profughi libici che ci è stato generosamente assegnato, ci hanno assicurato che non avremo, in più, accampamenti di clandestini tunisini, dato che costoro nulla hanno a che vedere con il diritto d’asilo garantito dalle norme internazionali. Sarà però difficile fare, in Valle come altrove, quel che si dovrebbe, cioè applicare la legge e rimandarli indietro: né si può pensare che, una volta iniziato, lo “tsunami umano” che ci sta investendo si arresti. L’esperienza ventennale di un’irresponsabile inerzia apparentemente buonista, ma in realtà colpevolmente menefreghista, che ha ingrassato e continua a ingrassare la criminalità organizzata fornendole manovalanza a basso prezzo e incrementando il mercato di carne umana, ha abituato i migranti a pensare che i contribuenti italiani sono tenuti a pagare la costruzione, la manutenzione e il rifornimento di centri d’immigrazione destinati ad accoglierli; e che, se la qualità dell’accoglienza non li soddisfa, hanno il diritto di mettere a ferro e fuoco quanto trovano sul loro cammino. Da parte loro, i governi dei Paesi di provenienza, dai tempi dell’emigrazione albanese in poi, hanno capito benissimo che possono approfittare dell’occasione sia per liberarsi delle “teste calde” e dei delinquenti (il cui mantenimento nelle patrie galere è costoso), spedendoli sulle nostre coste, sia per ricattare l’Italia, facendosi versare centinaia di milioni di euro contro la promessa – non si sa quanto impegnativa – di limitare l’espatrio dei propri cittadini (Gheddafi era il campione assoluto di questo sport). Quanto alla società valdostana, in materia di integrazione ha sempre digerito di tutto e di più, dimostrando di avere uno stomaco di ferro. Se la caverà anche stavolta.

Paolo Louvin

Non ci sarà più tregua alle nuove migrazioni. E’ scritto nel DNA dei popoli, nell’istinto di sopravvivenza, nel bisogno primario di alimentazione, di cibo ed acqua, che spinge altrove a ricercare quello che manca nelle terre più povere. Poco importa che siano la guerra o la carestia, la persecuzione o l’indigenza a tracciare la strada. Il fenomeno è davanti a noi e davanti a tutti i popoli più fortunati (perché nonostante tutto ciò per cui ci lamentiamo siamo un popolo molto fortunato) ed a nulla varranno barriere e stati di polizia, piccoli recinti di finta sicurezza davanti a questa nuova invasione, a questa emorragia di vite che lasciano terre inospitali per cercare un futuro diverso da quello promesso loro per nascita. Saranno decine o centinaia ad invadere la nostra ricca regione, come lo sono stati in passato: qualcuno di passaggio, come le nuvole, per altri stanziali sono la speranza e la ricerca di integrazione. Ma non sono loro ad avere bisogno di noi, siamo noi, popolo vecchio e senza futuro, senza più identità e stimoli, ad avere bisogno della loro presenza. E allora grazie immigrati, le porte sono aperte. Abbiamo bisogno di voi!

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