Piccola regione al limitare occidentale dell’Italia, anche la Valle d’Aosta ha risentito e risente tuttora dell’incidenza dei flussi migratori che connota tutto il restante territorio della Penisola. Secondo quanto riportato dal XXXII Dossier statistico immigrazione 2022, infatti, sono poco più di 8 mila i cittadini stranieri residenti nella regione al 31 dicembre 2021, una quota oscillante attorno al 6,6% del totale della popolazione.
Natura delle migrazioni valdostane
Il dato relativo ai residenti stranieri nella nostra regione – pari a 8169 persone – rappresenta meno della metà del dato relativo invece agli abitanti delle regioni di tutto il nord ovest italiano.
“Nel corso del 2021 il calo delle migrazioni rispetto all’anno passato è stato pari allo 0,45% e ha visto accolte, con la predominanza di giovani e donne, soltanto 68 persone su di un territorio amaramente qualificatosi quale meno aperto dell’intera nazione – spiega William Bonapace, referente regionale del centro di studi e di ricerca Idos -. Dalla fine del dicembre del 2021 sono giunti entro i nostri confini complessivamente 447 individui in fuga dall’Ucraina, di cui 88 inseriti stabilmente all’interno di strutture e nuclei famigliari locali”.
Gli studenti stranieri nelle scuole rappresentano il 6,7% del totale, la quota maggiore, pari al 57%, frequenta le scuole dell’infanzia e primarie e un valore fermo invece al 24% nelle scuole secondarie di secondo grado.
“Secondo i dati del documento le difficoltà economiche hanno avuto un impatto maggiore sulla popolazione immigrata, circa il 7% della forza lavoro complessiva, il cui tasso di disoccupazione arriva a configurarsi oltre due volte superiore a quello degli italiani – ha osservato Bonapace -. Gli squilibri occupazionali tra connazionali e migranti vengono peraltro confermati dalla crescita degli impiegati manuali appartenenti alla seconda categoria dell’oltre 52,3% rispetto al 2020 contro l’invariabilità della cifra relativa alla componente autoctona ferma al 29,6%”.
Migrazione e demografia
Il tasso di riduzione delle nascite si aggira attorno al 40% e vede una decrescita dei nuovi nati dai circa 1300 degli anni passati ai meno di 800 attuali: tale dato fortemente critico, effetto di problematiche già scaturite negli Anni Settanta, è soltanto lievemente e insufficientemente arginato dai movimenti migratori dall’Italia e dall’estero che hanno compensato la discesa naturale della popolazione.
“Tra il 2019 e il 2022 sono state registrate 28 mila assunzioni totali in Valle d’Aosta, un valore prossimo ai livelli pre pandemici grazie al quale è possibile riscontrare una crescita impiegatizia di stranieri per circa l’80% dei residenti entro i confini della regione – racconta Dario Ceccarelli a capo dell’Osservatorio economico e sociale della Regione, sottolineando quanto acquisizione di cittadinanza legale e presenza femminile e minore paiano connotare un quadro di crescente volontà di stabilità -. Appare chiaro come i cittadini esteri abbiano di fatto beneficiato maggiormente della fase di ripresa lavorativa che ha fatto seguito all’epidemia di Covid-19, sfruttando posizioni professionali scoperte in modo particolare nei settori di turismo, agricoltura e servizi alla persona”.
Come sottolinea la moderatrice dell’incontro Arnela Pepelar del progetto “Sistema di accoglienza integrata” del consorzio “Trait d’Union”, il “Dossier statistico immigrazione 2022”, curato dal centro di studi e ricerca Idos di concerto con “Confronti”, Istituto di studi politici San Pio V e fondo “Otto per mille” della Chiesa Valdese, rappresenta il prezioso frutto scientifico, sociale e culturale del lavoro corale di una vastissima rete di attori impegnatisi nel restituire un’immagine maggiormente realistica del quadro migrante annuale in Italia e in Europa.
“Tale documento aiuta a parlare di immigrazione in maniera più seria e concreta poiché basata su dati e non sugli incitamenti a quella paura e a quella preoccupazione collettive mancate. Un grande gesto di generosità tutto italiano, durante il processo di accoglienza nella Penisola dei circa 130 mila ucraini fuggiti in passato dalla guerra – ricorda Paolo Ribet, pastore della chiesa valdese aostana -. Il compito delle chiese cristiane non è soltanto quello di predicare la parola di Cristo bensì anche quello di spingere la collettività a immaginare un mondo diverso e migliore attraverso un messaggio di rispetto e dignità umani”.
I dati delle migrazioni
Al 31 dicembre del 2021 sono state 281 milioni le migrazioni di carattere internazionale, una cifra già superata nel corso del 2022 a causa degli spostamenti forzati dal conflitto tra Russia e Ucraina: tale quota denota con evidenza la totale ripresa di un fenomeno di mobilità umana interrottosi con la pandemia e incrementato addirittura del 92% dal 1990 a oggi, periodo durante il quale ammonta a circa 300 milioni la quota di cittadini europei che non risiede nel proprio paese di nascita.
“Sul totale individuato, i cosiddetti migranti forzati non tanto da conflitti e voci di intolleranza quanto piuttosto da condizioni ambientali e riscaldamento globale sono circa 90 milioni nel 2021 e oltre 100 milioni sino al mese di maggio 2022 – evidenzia il professor William Bonapace, referente regionale Idos -. Negli anni, risulta palese il costante accrescimento di squilibri internazionali quali guerre e crisi dalle innegabili ricadute sui paesi poveri, dove sono circa 870 milioni le persone che soffrono la fame”.
Se gli attraversamenti irregolari delle innumerevoli barriere europee ammontano nel 2021 a quasi 200 mila, il tasso di sbarchi in Italia raggiunge i circa 67 mila soggetti, cui vanno a sommarsi gli oltre 2 mila morti tristemente e annualmente ritrovati a bordo delle navi e abbandonati sulle spiagge del Mediterraneo orientale.
“Le domande di asilo nella Penisola si attestano a sole 53 mila, un numero relativamente esiguo se paragonato agli elevati e pressanti allarmismi attualmente diffusi da canali nazionali e internazionali differenti – prosegue Bonapace -. A oggi, il totale dei residenti stranieri in Italia si aggira attorno ai 5 milioni e riscontra una decisa è sicuramente inaspettata predominanza di donne provenienti da Romania e Albania, un insieme di individui che, nella piena smentita di pregiudizi e preconcetti, porta l’Italia a un netto guadagno economico”.