Il giorno decisivo è domani, giovedì 2 febbraio, quando il Ministro dell'Ambiente ed i rappresentanti delle giunte regionali discuteranno il 'Piano di protezione e gestione del lupo' nella Conferenza Stato-Regioni.
Un primo 'via libera' da parte del governo e dalle amministrazioni regionali all'abbattimento controllato dei lupi – fino al 5% massimo degli esemplari presenti in Italia – era già stato deciso il 24 gennaio 2017 tra le proteste vibranti delle associazioni animaliste, in attesa di dell'approvazione definitiva del piano che potrebbe arrivare domani.
In un comunicato stampa congiunto Legambiente VdA e ArciVdA/Espace Populaire chiedono esplicitamente alla Regione (che aveva già approvato ad ottobre uno stanziamento per la protezione delle greggi) – ed al rappresentante in Conferenza, il Presidente Augusto Rollandin – di schierarsi contro il provvedimento che, nei piani del Ministero, dovrebbe favorire la convivenza fra il lupo e le attività agricole: “A tutt'oggi – scrivono le associazioni – sono pochi, circa 2000, i lupi presenti sul territorio italiano (e tra i 20 ed i 25 in Valle d'Aosta, ndr), in grandissima parte sugli Appennini. Il provvedimento è quindi assolutamente inutile e addirittura controproducente: è infatti noto a tutti gli esperti che il nomadismo a larghissimo raggio dei lupi, che vanno dove c'è da mangiare, riporterebbe in breve tempo altri esemplari nei territori dove intervenissero abbattimenti”.
La paura è che l'attenzione verso il lupo, specie totalmente protetta dal 1970, sia – a dir poco – eccessiva, soprattutto se la volontà governativa fosse quella di garantire gli allevatori: “Al centro di una efficace politica di tutela degli agricoltori – prosegue la nota – occorre mettere la sburocratizzazione delle pratiche di indennizzo per i danni subiti ed il contrasto alla presenza, ben più inquietante e corposa, dei circa 800 mila randagi inselvatichiti che, a differenza del lupo, non temono l'uomo”.
Più che sul lupo, secondo Legambiente e Arci, il fuoco della discussione andrebbe messo su un altro punto: “Resta poi – spiegano ancora – il problema della dimensione delle greggi e della loro redditività fondata sui contributi e non sul valore della lana, del latte o della carne resi irrisori dalle politiche di globalizzazione. Per tutte queste ragioni invitiamo il rappresentante della Valle d'Aosta a mettere in discussione e contrastare, in sede di votazione del Piano, questo provvedimento inutile e potenzialmente dannoso”.