Quando la diciannovesima tappa del Giro d’Italia fa il suo ingresso nel comune di Ayas, l’atmosfera si trasforma in un’esplosione di emozioni e colori. Le strade strette del paese si animano fin dalle prime ore del mattino, con una folla entusiasta che si riversa lungo il percorso per accogliere i corridori. Bandiere rosa sventolano da ogni balcone, mentre i volti di grandi e piccini si illuminano di attesa e trepidazione.
I ristoranti e i caffè locali si vestono a festa, decorando vetrine e terrazze con palloncini e striscioni. I profumi delle specialità valdostane si diffondono nell’aria: polenta fumante, fontina d’alpeggio e dolci artigianali offrono ristoro agli spettatori e ai visitatori accorsi da ogni parte. I commercianti, orgogliosi di far parte di questo evento unico, espongono prodotti tipici e souvenir dedicati al Giro, contribuendo a creare un vero e proprio “mercatino a cielo aperto“.
Il suono delle campane si mescola con gli applausi e i cori della folla, mentre il rombo delle ammiraglie e il fruscio delle ruote sul selciato annunciano l’arrivo imminente dei corridori. Ogni pedalata viene accolta da un boato, ogni scatto da un tifo travolgente. Perché sì, il pubblico è l’anima del Giro.
Quando il traguardo si avvicina, ogni istante è un battito di cuore condiviso, un respiro trattenuto fino all’ultimo sprint. Ayas non è solo un punto d’arrivo: in quel giorno diventa il cuore pulsante del Giro, un palcoscenico di pura passione ciclistica dove la montagna e la gente si fondono in un unico, indimenticabile abbraccio.
Ayas come le altre tappe non è solo un percorso: è il simbolo di un legame forte tra sport e territorio, tra la fatica degli atleti e l’abbraccio caloroso di chi li accoglie. In quel giorno speciale, il paese intero vibra all’unisono, dimostrando quanto il Giro d’Italia sappia unire cuori e storie in un’emozione unica e irripetibile.
Una festa che unisce e divide
Quando il Giro d’Italia attraversa Ayas, non si limita a essere una competizione ciclistica: diventa un evento capace di rendere coeso l’intero paese, anche sotto il profilo organizzativo. Le strade principali si animano di mercatini colorati dove artigiani e produttori locali espongono con orgoglio le loro eccellenze, dalle specialità gastronomiche ai manufatti tipici. I locali e i ristoranti si preparano con cura, decorando vetrine e terrazze, pronti ad accogliere la folla di turisti e appassionati che si riversano lungo il percorso.
La maggior parte delle attività si mostra partecipe e coinvolta: i bar e i ristoranti aprono le loro porte fin dalle prime ore del mattino, offrendo ristoro e creando un’atmosfera che contribuisce a rendere l’esperienza del Giro ancora più memorabile. La sinergia tra commercianti, organizzatori e abitanti evidenzia quanto l’evento sia un’occasione non solo dal punto di vista sportivo, ma anche economico e sociale.
Tuttavia, nonostante l’evidente opportunità rappresentata da questa manifestazione, alcuni esercizi scelgono di rimanere chiusi. Le ragioni possono essere diverse: scelte personali o difficoltà logistiche. Questo contrasto evidenzia come, pur in un clima di festa collettiva, convivano visioni differenti sul ruolo e l’impatto di manifestazioni di tale portata.
Questa dualità, però, non smorza la forza aggregativa del Giro. Al contrario, sottolinea la complessità e la ricchezza di una comunità che, pur con sfumature diverse, vive e interpreta l’evento contribuendo a rendere ogni tappa un mosaico di emozioni e storie condivise.
Ma l’arrivo ad Ayas nella diciannovesima tappa del Giro 2025 non rappresenta solo un momento sportivo di eccezione, ma diventa un volàno per l’intero tessuto economico del territorio.
Emanuela Fosson, titolare dell’Hotel Petit Tournalin e del residence Maison Fosson, sottolinea come l’evento non sia limitato all’effervescenza del giorno della gara: “L’effetto del Giro si prolunga nel tempo. L’enorme visibilità mediatica, con immagini suggestive trasmesse in tutto il mondo, stimola la curiosità di futuri visitatori che magari non conoscevano la bellezza della nostra valle”, afferma. Questa esposizione si traduce in prenotazioni che continuano anche settimane e mesi dopo il passaggio della carovana rosa.
Ristoratori e albergatori si augurano quindi un aumento tangibile delle richieste, non solo per il periodo immediatamente successivo alla tappa, ma anche per le stagioni future. “Il Giro d’Italia è una vetrina internazionale. Le persone vedono i panorami mozzafiato, la cultura enogastronomica locale e decidono di venire a vivere questa esperienza in prima persona,” aggiunge Fosson.
Laurent Merlet, titolare della Birreria Saint Souci, ha spiegato la scelta di tenere chiusi i propri locali durante la diciannovesima tappa del Giro d’Italia ad Ayas. “Indubbiamente ci sarà una ricaduta positiva anche nei mesi successivi grazie alla visibilità offerta dall’evento,” afferma. Tuttavia, per motivi logistici, ha deciso di non aprire la birreria, preferendo invece allestire uno stand direttamente all’arrivo della tappa.
Merlet sottolinea anche come, nonostante l’importanza del Giro, sarebbe stato preferibile che la tappa si fosse svolta una o due settimane più tardi. “In quel periodo avremmo avuto già a disposizione il personale stagionale per l’estate, permettendoci di gestire con maggiore efficienza sia il locale che lo stand,” aggiunge. Inoltre, una data posticipata avrebbe potuto attrarre ancora più pubblico, sfruttando la piena stagione turistica e rendendo l’evento ancor più partecipato.
Tuttavia, non tutti condividono la visione ottimistica sugli effetti a lungo termine del Giro d’Italia sull’economia locale. Alcuni commercianti e imprenditori ritengono che l’impatto dell’evento sia circoscritto alla sola giornata della competizione, con un incremento del lavoro limitato al passaggio della carovana rosa e senza significative ricadute future.
Secondo questa prospettiva, l’afflusso di turisti e tifosi genera sì un’intensa attività commerciale nel breve periodo, ma tale entusiasmo si esaurisce rapidamente una volta conclusa la manifestazione: “È una giornata di grande movimento, certo, ma il giorno dopo tutto torna alla normalità,” sostiene un ristoratore locale, evidenziando come l’effervescenza sia temporanea e non si traduca in un flusso costante di clienti nei mesi successivi.
Altri sottolineano le difficoltà logistiche legate alla gestione di grandi folle, con strade chiuse e accessi limitati che possono, paradossalmente, ridurre la clientela abituale. “Per alcune attività, il Giro rappresenta più un disagio che un’opportunità,” afferma un commerciante, facendo eco a chi vede l’evento come una celebrazione fine a se stessa, più legata allo spettacolo sportivo che a un vero beneficio per l’economia del territorio.
Ma quando Nicolas Prodhomme solca il traguardo di Champoluc, il respiro che si fonde con l’eco delle valli e l’applauso del pubblico, tutto il resto appare evanescente, come nebbia dissolta al primo sole del mattino. Le divergenze si sciolgono, le preoccupazioni scompaiono, lasciando spazio a un’unica, pura emozione che attraversa i volti della folla, come un soffio di vento sulle cime innevate. In quell’istante sospeso tra cielo e terra, lo sport diventa poesia, e la comunità un unico cuore che batte all’unisono. Il Giro d’Italia si rivela nella sua essenza più autentica: un filo invisibile che cuce insieme storie di fatica e speranza, di attese e sogni, rendendo ogni traguardo non solo una meta, ma un momento impresso nella memoria.
Una risposta
… il fatto di essere visti da milioni di utenti televisivi non è poca roba. Il ritorno economico può arrivare anche in un secondo tempo.