Martina Domaine e la dimensione umana dell’artigianato

L’artigiana professionista Martina Domaine, classe 1993 di Quart, racconta la nascita della propria collezione “Nativa" in una riflessione sull'artigianato come espressione di umanità, ritorno all'essenzialità e forma di comunità.
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Società

È il 2017 quando, tra l’arte e la musica di Celtica in Val Veny, Martina Domaine, classe 1993 di Quart, conosce un artigiano e, incuriosita dal mondo del cuoio, apprende i primi rudimenti del cucito a mano. Da questo incontro, per lei si apre una strada umana e artistica fatta di scoperta, passione e impegno. Dopo diversi anni di esperienza come autodidatta, Martina si perfeziona frequentando le Botteghe Scuola presso il laboratorio Minel della Maestra Artigiana Anna Maria Malavolti. Proprio in questo periodo fonda “Nativa”, una linea di prodotti dallo stile essenziale ed elegante che comprende borse, zaini e portafogli in pelle realizzati interamente a mano con un design minimalista. “Nativa è una parola che racchiude ciò che esprime la mia essenza: amante della semplicità, della natura, del senso di appartenenza ad un luogo, delle proprie radici, dell’essenzialità” – dice. Dal 2019, Martina espone le creazioni di “Nativa” alla Fiera di Sant’Orso, in Rue Croix de Ville. All’Atelier des Métiers, quest’anno l’Artisanà esporrà una sua cartella in cuoio.

Per un ritorno alla dimensione umana delle cose

Con un spirito aperto alla vita che le permette di esplorare e praticare le sue passioni in vari ambiti, Martina, che oggi lavora alla cooperativa Montessori, a Grandi Scuole, per un festival e per l’Avas, ha scelto di diventare un’artigiana professionista spinta da un desiderio sincero: “Ho a cuore l’idea di rendere il mondo più bello tornando alla dimensione più umana delle cose e meno digitale‘. Un mondo che, già a partire da una buona educazione dei bambini, possa portare gli individui a esprimere i propri talenti e la propria creatività. L’essere umano creativo non potrà mai essere sostituito da una macchina o da un computer“. La stessa creazione è un processo umano che preserva dentro di sé l’umanità del proprio creatore: “Chi acquista ha modo di conoscere la persona che ha pensato e creato un oggetto, la sua storia, la sua essenza, e quindi la dimensione umana dell’oggetto stesso”,  continua.

L’artigianato come legame comunitario e ritorno all’essenzialità

Ex allieva del corso di “ArtigianImpresa” dell’IVAT (Institut Valdôtain de l’Artisanat de Tradition), Martina, che ha sempre visto nell’artigianato qualcosa di più di una semplice passione individuale, ha fatto della creatività artigianale un progetto corale di più ampio respiro. L’anno scorso ha infatti ideato e coordinato il progetto “Arti e Mestieri: un percorso alla scoperta delle professioni creative” e tenuto personalmente il corso di pelletteria. Qui, ha toccato con mano concreta una forte presenza delle giovani generazioni nel mondo dell’artigianato valdostano: “Ho avuto modo di conoscere giovani artigiane e artigiani fantastici, con cui sono sempre in contatto e con i quali spero di realizzare altri progetti in futuro. Uno dei miei sogni è quello di creare piccole comunità di persone che lavorano insieme: sono sempre alla ricerca di giovani talentuosi e ne ho scovati diversi negli ultimi anni. C’è assolutamente margine perché questo sogno si realizzi, chissà che la crisi non ci porti a disfarci del superfluo e a ritornare alle piccole cose essenziali”.

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