Maura Ferrero, classe 1987 di Aosta, inizia il suo percorso scolastico tra i banchi del Liceo Scientifico Bérard. Nel corso degli anni prende consapevolezza che l’ambito scientifico è certamente quello che fa per lei: una volta diplomata, decide così di trasferirsi a Torino, dove si iscrive al percorso di biologia. Dopo la laurea triennale, Maura sceglie di continuare gli studi nel settore, iscrivendosi a Biologia Molecolare e Cellulare sempre presso l’Università degli studi di Torino.
All’inizio del biennio, Maura conosce e si fidanza con ragazzo che si rivelerà determinante per il suo futuro: Matteo è un ingegnere informatico valdostano del Politecnico di Torino che, poco più tardi, deciderà di partire in California per lavorare con alcuni altri studenti dell’ateneo in una start up. Il corso di studi di Maura prevede che la tesi finale consista in un’attività di laboratorio prodotta nel corso dell’intero biennio e, siccome l’argomento prescelto è la fisiologia cardiaca, in occasione di un suo viaggio in California per far visita al fidanzato, il suo relatore le consiglia di cercare di contattare un professore considerato un’eccellenza del settore nel mondo.
“Trattandosi di un professore così conosciuto e stimato, mai avrei immaginato di riuscire ad avere dei contatti con lui. Invece, durante una cena con i colleghi di Matteo, ho conosciuto una ragazza, Eleonora, che per caso lavorava proprio nel suo laboratorio. Mi ha messo così in contatto con lui che, visto l’argomento della tesi, mi ha proposto per l’anno successivo uno stage accademico di un mese”. Maura non si è lasciata certo scappare l’occasione e così, l’anno seguente, unisce l’utile al dilettevole: raggiunge il fidanzato e affianca i dottorandi nei lavori di laboratorio.
In quei giorni succede l’inaspettato: il dipartimento si aggiudica degli importanti fondi per la ricerca e una professoressa con cui Maura collaborava, in una delle pause pranzo, le propongono di trasferirsi lì per lavorare una volta conseguita la laurea. Il prosieguo? Ovvio, se solo non volesse dire trasferirsi a oltre diecimila chilometri di distanza!
“A novembre 2011 mi sono laureata e pochi mesi più tardi sono partita. Ho lavorato in quel laboratorio per una decina d’anni, ho maturato molta esperienza e da tecnico di laboratorio sono diventata Lab Manager”. Oltre oceano, Maura non si toglie solo ottime soddisfazioni nel lavoro, ma anche nella vita privata: nel 2015, infatti, convola a nozze con Matteo.
Sono anni di grandi cambiamenti, di certo non sempre semplicissimi: “il primo anno è stato molto positivo e l’entusiasmo era altissimo: nuovo lavoro, nuova città, tantissimi stimoli. Il secondo e il terzo anno, invece, sono stati decisamente più complessi. Ho raggiunto la consapevolezza che non sarei più tornata, se non per le vacanze. Credo sia normale, ma sentivo un po’ la mancanza dei miei genitori e degli amici di sempre. Ciò nonostante, grazie alla presenza di Matteo, del gruppo di nuove amicizie che avevamo costruito e al lavoro che mi piaceva molto, ho superato questo momento e oggi posso dire che la California è diventata casa mia”.
Nel 2020, con l’avvento del Covid, Maura – in qualità di Lab Manager – riesce a mantenere una certa normalità, essendo autorizzata ad andare in laboratorio almeno due giorni a settimana. Nel frattempo, però, le si presenta una nuova opportunità lavorativa: la UC Davis School of Veterinary Medicine, una delle migliori Università degli Stati Uniti, è alla ricerca di un Safety Officer per l’ospedale veterinario.
Si tratta di una splendida occasione, perché l’ospedale si occupa delle cure sia degli animali di piccola taglia, che di quelli grandi, oltre a essere convenzionato con gli zoo della zona. “È un lavoro molto stimolante, non mi occupo più di ricerca, ma per la mansione che ricopro averla fatta durante la carriera è un valore aggiunto”. L’ambiente di lavoro è internazionale ed essendo una realtà universitaria è molto dinamica: “già nel primo laboratorio, che era composto da una trentina di persone, erano presenti molte persone provenienti da tanti paesi diversi. Spostandomi all’interno dello stesso campus tutto ciò è rimasto invariato. Ritengo che questo sia un aspetto molto positivo, perché permette a tutti coloro che come me vengono da altri paesi di condividere questa condizione e supportarsi l’un l’altro. Davis è la classica cittadina da film americano e la cosa unica è che i due terzi della città sono costituiti proprio dal campus universitario”.
L’organizzazione del lavoro è molto flessibile e Maura riesce così a ritagliarsi parecchi momenti di tempo libero: “mi piace praticare lo yoga, leggere e viaggiare. Insieme a Matteo sto cercando di visitare tutti i national parks del Paese. Il tempo qui è molto spostato verso il mattino e, iniziando presto, si riesce a godere del tempo libero nella restante parte della giornata. Inoltre, il lavoro strutturato su progetti e scadenze, mi permette di organizzarmi come mi è più congeniale”.
Pensando al futuro, Maura non riesce a immaginare un rientro in Italia: “inizialmente ero partita per tornare, oggi non è più così. Certo è che, se penso ai miei cari, so che mi sto perdendo molto di loro, ma se guardo al mio percorso e alla mia carriera non saprei davvero cosa fare una volta rientrata. In California mi trovo molto bene, sto portando avanti dei progetti e mi dispiacerebbe lasciare tutto questo. Come dicevo il lavoro qui mi permette di avere del tempo libero da dedicare alle mie passioni, a mio marito o ai miei amici, e questo è davvero importante: il tempo non si compra. Più a lungo termine, staremo a vedere cos’ha in serbo il futuro per noi”.
5 risposte
Che bello, un’altra valdostana che non torna più…e come sempre la Valle fa la sua bella figura…non è capace a offrire qualcosa ai suoi cittadini e a trattenerli. Ma anche l’Italia da la sua bella figura in tal senso. Però scusate…scrivete dei valdostani che fanno la fortuna dell’estero, e molte volte tra le righe si legge proprio che qui nessuno più ci vuole tornare se non per le vacanze (in Valle o in Italia). Perché per una volta non fate il contrario? Perché non scrivete di qualche valdostano che pur rimasto in Valle si è dato da fare? Per esempio: io sono l’unico valdostano che fa parte del gruppo di Psicologia Digitale di AP e che con altri psicologi ha redatto un rapporto “Adolescenza e videogiochi” giunto e discusso in Senato. E questo a ottobre 2022. Perché non intervistate me?
Hai manie di protagonismo?😂😂😂
No, ma sinceramente trovo che sia davvero orribile fare passare il messaggio che da diversi anni sta passando…e se ti dicessi che già ragazzi di 13 anni hanno chiaro che qui non troveranno un futuro, beh hai capito. Sono serissimo…
Ottimo commento – da valdostani espatriato mi piacerebbe moltissimo leggere delle eccellenze ancora in Valle (e ce ne sono moltissime!)
Grazie Matteo. La penso come te, ma pare che non importi a nessuno.