In questi giorni si è fatto un gran parlare di notevole aumento delle rette per gli asili nido mentre non sono state quasi menzionate quelle strutture che, nel percorso della vita umana, stanno agli antipodi, le Microcomunità per gli anziani, alle quali – come riporta AostaSera – sembra sia stato riservato un trattamento analogo.
Siccome le notizie trapelate sono scarne, non è possibile entrare nel dettaglio tuttavia si capisce che vi è la chiara volontà – da parte dell’amministrazione regionale – di aumentare i contributi che gli utenti dovranno pagare per questo servizio.
Io vorrei dare fiato alla voce di chi ormai di fiato ne ha poco e non riesce ad urlare il proprio malcontento.
Al di là delle cifre, che non sono comunque insignificanti (la quota giornaliera passerebbe dagli 80 ai 115 euro!) vorrei sottolineare quanto sia poco lungimirante questa scelta.
Giudico troppo facile e troppo semplice aumentare le tariffe. Forse ci sono altre cose più importanti da fare per ridurre i costi.
Non sono esperto in materia e quindi procedo più per sensazioni che sulla base di dati certi.
L’Assessore alla sanità conosce meglio di me le cose che voglio far notare e quindi il mio è un invito a realizzarle con determinazione.
A mio parere bisognerebbe procedere ad una riorganizzazione generale delle strutture residenziali per gli anziani per renderle più efficienti ed economicamente sostenibili.
L’idea di queste strutture nacque negli anni ’80 in contrapposizione all’Ospizio, ma allora non vi erano preoccupazioni di sostenibilità economica. Il dibattito politico-culturale verteva su ospizio SI ospizio NO. Prevalse la seconda ipotesi, ma la soluzione adottata, nella sua realizzazione pratica ormai non è più sostenibile. I costi di gestione di microcomunità di 15/30 posti sono troppo onerosi. Sono troppo onerosi sia perché nel realizzare le opere edilizie è stato sottovalutato l’aspetto dei costi di gestione sia perché la domanda di posti è enormemente aumentata.
Cosa fare? Non è possibile scaricare l’aumento dei costi sugli utenti per risolvere il problema.
Occorre una diversa strategia, quella degli anni ’80 è superata. E’ un problema che ci accompagnerà nei prossimi decenni.
A mio parere occorre ripensare innanzitutto ad un modello edilizio che abbia dimensioni ottimali. Esemplifico: non posso permettermi una cucina e un cuoco per 15 utenti o una struttura di quattro piani con persone in carrozzella che devono essere trasportate in ascensore per essere allettate. Forse una struttura con 50/100 utenti, oltre al cuoco, può prevedere la presenza costante di direttore e infermiere.
Fino ad ora è prevalsa l’idea della piccola struttura perché si metteva l’accento sui rapporti interpersonali e sul senso di comunità. Ora vediamo che questo si è tradotto in alti costi di gestione e in esternalizzazione di parte dei servizi.
Definito un modello edilizio economicamente sostenibile si tratta poi di organizzare le strutture sul territorio accorpando quelle che non risultano idonee.
Tutte cose per nulla semplici, più semplice aumentare le rette!
Vogliamo provare a realizzare un modello di struttura diverso dove gli anziani, oltre ad essere accuditi, possano ancora sentirsi in qualche modo partecipi e utili e i cui costi di gestione siano contenuti?
Queste sono scelte strategiche di lungo periodo che vanno, a mio parere, compiute al più presto per poter ottenere risultati utili in futuro.
Corrado Trussoni