Un “leggero recupero” che non basta per invertire la rotta del calo demografico. Nel 2023, la Valle d’Aosta ha perso altri 242 abitanti ma, in controtendenza con gli ultimi dieci anni, ha aumentato il numero dei residenti stranieri. Al 31 dicembre scorso erano 8.664, circa 300 in più rispetto a quelli censiti all’inizio dell’anno. Il dato corrisponde al 7% della popolazione valdostana. La percentuale è la più bassa tra le regioni del centro e del nord Italia ed è “ancora lontana da colmare i vuoti demografici, pur trattandosi di una popolazione giovane”, si legge nel Dossier statistico immigrazione 2024, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos, in collaborazione con il Centro studi confronti e l’Istituto di studi politica San Pio V e con il sostegno del fondo 8×1000 della Chiesa Valdese. La pubblicazione è stata presentata ieri sera, martedì 29 ottobre, al Salone ducale del Municipio di Aosta.
Il lieve aumento dei residenti stranieri in Valle d’Aosta “è una novità – spiega William Bonapace, referente regionale del Centro studi e ricerche Idos -, ma ci vorranno anni per capire se si tratta di un trend o di una casualità. Il vero problema riguarda i valdostani che se ne vanno”. Infatti, nonostante la crescita dei cittadini stranieri, nel 2023, la popolazione valdostana ha continuato a ridursi, passando da 123.130 a 123.018 abitanti. Le nascite continuano a diminuire (il tasso di natalità è del 5,8% più basso di quello del centro-nord e della media nazionale), la popolazione invecchia (l’età media è di 47,1 anni, superiore ai 46,8 anni del centro-nord e ai 46,4 delle media nazionale), il tasso di mortalità cresce (11,1% nel 2023) e in tanti emigrano all’estero. Secondo il rapporto annuale della Banca d’Italia, tra il 2007 e il 2022, il saldo tra gli ingressi e le cancellazioni anagrafiche degli italiani è stato negativo per circa 140 persone. Sono soprattutto i giovani tra i 19 e i 39 anni che lasciano la Valle per andare verso la Francia, la Svizzera e il Regno Unito. Il 30% di loro è laureato.
Per quanto riguarda le provenienze, il 53,8% dei residenti stranieri nella regione è di origine europea. Il dato è superiore alla media del nord-ovest, ferma al 41,3%. Le nazionalità più rappresentate sono quella romena (27,2%), albanese (8,5%) e ucraina (4,6%). Gli africani incidono per il 28,7%, seguono gli asiatici (9%), e gli americani (8,4%). In linea con il passato, il fenomeno migratorio nella regione riguarda soprattutto le donne che costituiscono il 53% dei residenti stranieri. Costante il numero di matrimoni misti – pari al 18,8% del totale – che “contribuisce ad arricchire il quadro interculturale della regione”, spiega il dossier.
Guardando al mondo della scuola, gli iscritti stranieri erano 1.362 nell’anno scolastico 2023-2024, pari all’8,4% del totale. Il 60% di coloro che frequentano le scuole superiori sono iscritti ad un istituto professionale o tecnico. I lavoratori stranieri rappresentano invece il 7,8% degli occupati valdostani e il 50,4% è costituito da donne. Il tasso di disoccupazione straniera è del 10,4%, il triplo rispetto a quello della componente italiana, fermo al 3,4%. Positivo, invece, il dato sulla realtà imprenditoriale degli immigrati, cresciuta nel 2023 raggiungendo il 7,1% delle imprese valdostane.
Il dossier ha analizzato anche la presenza dei detenuti stranieri nel carcere di Brissogne che, nel 2023, è cresciuta raggiungendo il 61,6% dei detenuti (90 su 146). “Questo perché la casa circondariale di Brissogne è un carcere polmone per gli istituti piemontesi che sono in difficoltà per il sovraffollamento”, spiega Maurizio Bergamini, dell’Associazione valdostana volontariato carcerario. Più della metà dei detenuti, infatti, proviene dal carcere di Torino o da altri carceri. A differenza della maggior parte degli altri istituti italiani, che soffrono il sovraffollamento, negli gli ultimi due anni il carcere di Brissogne non ha mai superato i 148 detenuti, a fronte di una capienza massima di 181 persone.
Anche nel 2023, la Valle d’Aosta rimane la regione italiana che accoglie meno richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale. Si tratta dello 0,1% rispetto al totale delle presenze a livello nazionale. Al 31 dicembre 2023, le persone accolte erano 139, di cui 105 nei Centri di accoglienza straordinaria e 34 nel Sistema accoglienza e integrazione, che coinvolge i Comuni di Saint-Vincent, Champorcher, Saint-Rhémy-en-Bosses e Aosta. A fine giugno 2024, il numero è salito a 144, di cui 109 nei Cas e 35 nel Sai. “Ciò non è sufficiente – dice Clotilde Forcellati, assessora alle Politiche sociali del Comune di Aosta – perché gli enti locali sono un puntino e il disegno viene fuori se tutti i puntini si uniscono. Questo è quello che abbiamo iniziato a fare grazie alla rete territoriale con il Piemonte proprio questo mese. Unendo i pensieri e le azioni che si fanno rispetto alle politiche migratorie si può costruire quella massa critica che coinvolge le comunità”.
Il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, si sofferma sulla presenza di lavoratori stranieri nella Pubblica amministrazione che è “minimale – dice -. Questo significa che ci sono delle fasce di lavoro che sono impermeabili rispetto ai fenomeni migratori. Io da idealista quale sono, qualora accogliessi delle persone in attesa di riconoscimento di protezione internazionale le formerei. Creerei dei grandi centri di orientamento o di formazione indipendentemente dal fatto che siano poi beneficiari di asilo. A me piacerebbe che ci fosse un investimento sull’umanità, sulla valorizzazione di ciò che ognuno può apportare”.