Premiato in Cina uno studio sulla “doppia pulsar” scoperta dall’astrofisica valdostana Marta Burgay

Lo studio condotto da Michael Kramer del Max Planck Institute che esplora gli effetti gravitazionali della "doppia pulsar", scoperta nel 2003 da Burgay, ha ricevuto il Frontiers of Physics Award, lo scorso 13 luglio, a Pechino.
Marta Burgay e Michael Kramer premiati per lo studio sulla doppia pulasar
Società

Nel 2003 un gruppo di ricerca guidato dall’astrofisica valdostana Marta Burgay scoprì la “doppia pulsar”, un sistema composto da due stelle di neutroni che orbitano l’una attorno all’altra. Oltre vent’anni dopo, gli studi portati avanti su questa scoperta sono stati premiati a Pechino, in Cina, con il “Frontiers of Physics Award”, uno dei riconoscimenti assegnati ogni anno dall’International Congress of Basic Science, il congresso internazionale dedicato a matematica, fisica e scienze dell’informazione che si tiene dal 2023.

Il lavoro di ricerca premiato è stato condotto da Michael Kramer del Max Planck Institute for Radio Astronomy di Bonn, in Germania, con la partecipazione dell’Istituto nazionale di astrofisica. Si concentra sugli effetti di natura gravitazionale della “doppia pulsar”, mai osservati in precedenza. L’articolo che lo descrive, intitolato “Strong-Field Gravity Tests with the Double Pulsar” (“Test gravitazionali in campo forte con la doppia pulsar”), è stato pubblicato sulla rivista Physical Review X alla fine del 2021. A ritirare il premio insieme a Kramer, lo scorso 13 luglio, durante l’inaugurazione del congresso a Pechino, c’era anche l’astrofisica valdostana dell’Inaf di Cagliari.

“A 22 anni dalla sua scoperta – dice Burgay a Media Inaf, il giornale online dell’Istituto nazionale di astrofisica -, questo eccezionale sistema, ancora unico nel suo genere, continua a dare i suoi frutti. Continuando a studiarlo con telescopi sempre più all’avanguardia, come il sudafricano MeetKat e il suo prossimo successore, lo Ska Observatory, speriamo di testare ancora più a fondo le teorie della gravità relativistica e di sondarne i limiti”.

“Abbiamo studiato un sistema di stelle molto compatte per testare le teorie della gravità in presenza di campi gravitazionali molto intensi – aggiunge Kramer -. Con nostra grande gioia siamo riusciti a testare un pilastro della teoria di Einstein, l’energia trasportata dalle onde gravitazionali, con una precisione 25 volte superiore a quella della pulsar di Hulse-Taylor, vincitrice del premio Nobel”.

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