“Al momento non abbiamo ancora fatto i controlli perché sapevamo che tutti i clienti entrati erano vaccinati. Ho scaricato l’applicazione e ho intenzione di chiedere, ma non è detto che non farò sedere chi non ce l’ha perché comunque credo sia discriminatorio”, spiega il cameriere di un ristorante vicino alla Cattedrale. È l’ora di pranzo e da oggi è entrato ufficialmente in vigore anche in Valle d’Aosta il Green Pass obbligatorio per accedere a bar e ristoranti (se la consumazione avviene all’interno), musei, palestre, piscine e altre attività al chiuso. Certo, la giornata di caldo aiuta notevolmente i ristoratori che dispongono di un dehors: all’interno del locale solo un tavolo è occupato, mentre tutti gli altri clienti stanno consumando nei tavolini all’esterno.
Durante la mattina, il giro dei bar e ristoranti ha rivelato come siano molto diverse le intenzioni dei vari esercenti. In un ristorante di via Aubert, il proprietario si rifiuta di spiegare la sua posizione sul Green Pass, mentre in un bar del centro, alla mia volontà di consumare cappuccino e brioche all’interno, mi viene richiesto il certificato senza alcuna esitazione. “Abbiamo scaricato subito l’applicazione Verifica C19 per la scansione e abbiamo intenzione di controllare perché la legge lo impone” spiega il cameriere. E, in effetti, in caso di violazione le multe vanno dai 400 ai 1000 euro, sia per l’esercente sia per il cliente. Quest’ultimo ha il via libera con una dose di vaccino, un tampone negativo nelle ultime 48 ore o il certificato di guarigione dal coronavirus negli ultimi 6 mesi.
I più fiscali nella verifica, ovviamente, sono i servizi come la biblioteca, i musei e le attività non commerciali. Questa mattina, appena entrata in biblioteca, oltre alla solita misura della temperatura, due inservienti mi hanno subito chiesto il Green Pass. La scansione avviene in poco tempo, ma è necessario mostrare anche un documento di identità, in modo da impedire di utilizzare un certificato falso. “Essendo omologati ai luoghi di cultura, anche noi dobbiamo controllare il Green Pass”, spiega l’addetto. “Per fortuna, data la minore affluenza estiva, per ora la procedura non sta rallentando molto. Inoltre, forniamo comunque il servizio di prestito per chi non dispone del Green Pass: bisogna prenotare il libro sul sito e concordare la data del ritiro. Noi consegnamo la busta con i libri all’ingresso della sezione ragazzi, come avveniva nei periodi subito dopo i lockdown. Per la restituzione, invece, non c’è bisogno di mostrare il Green Pass, visto che avviene subito all’ingresso”.
Anche al Museo Archeologico Regionale tutto fila liscio. Prima di me, un turista che ha fatto l’abbonamento per tutti i siti d’interesse di Aosta si mostra un po’ riluttante a mostrare il Green Pass: “L’hanno già controllato nel museo precedente, dovrò mostrarlo mille volte nell’arco di una giornata!”. L’impiegata rivela che durante la mattina non ci sono stati problemi, salvo per un cliente che non è potuto entrare. “Si è fatto inviare il Green Pass perché non lo aveva con sé, ma purtroppo la scansione dello screenshot non funziona. Invece, abbiamo rilevato dei problemi con i certificati cartacei, che l’applicazione fa fatica a riconoscere. Sarà un problema soprattutto per gli anziani”. Certo, la giornata di sole alleggerisce il lavoro di questo primo giorno di controlli: “L’altro giorno, quando ha piovuto, il museo era pieno di turisti e il processo avrebbe rallentato tutto, anche perché il Green Pass non basta da solo, ma deve essere associato a un documento d’identità”.
Lo stesso problema riguardo ai certificati cartacei è stato rilevato al padiglione dell’Atelier des métiers, l’area espositiva dedicata agli artigiani professionisti aperta fino a domenica in piazza Chanoux. All’entrata, sebbene sia quasi l’ora di pranzo, si è formata una piccola coda, per ora gestibile. Giunto il mio turno, la scansione del mio Green Pass dal cellulare avviene senza problemi, anche se l’addetta ai controlli spiega che l’applicazione di verifica non funziona benissimo. “I visitatori si sono muniti di Green Pass sul cellulare o cartaceo ma, in quest’ultimo caso, in base a come è inclinato il foglio a volte il codice non è valido. Ci è capitato anche di impedire l’accesso a persone che non avevano il certificato, sia perché non vaccinate, sia perché non lo avevano ancora attivato”, spiega l’addetta ai controlli.
Il resto della giornata prosegue tranquillo, grazie anche al bel tempo che invita i clienti a consumare fuori. In un ristorante in Croce di Città, un cameriere mi spiega di aver controllato fino a quando è stato possibile, ma di aver smesso dopo che il flusso di persone era tale da impedirlo. In un altro ristorante vicino alla Cattedrale, invece, un cliente è seduto all’interno, ma il cameriere confessa che “le disposizioni del titolare sono di non controllare e di dare fiducia ai clienti”. La receptionist di un hotel vicino a via Aubert, invece, spiega che negli alberghi senza ristorazione non è richiesto il Green Pass. “Serve solo per gli ospiti esterni che usufruiscono del servizio Spa. D’altronde ci aspettavamo di essere esclusi dall’obbligo, visto che i nostri ospiti sono tutti tracciati e registrati”.
All’ora di aperitivo, in diversi bar mi viene assicurato che i controlli verranno fatti, ma per ora non ce n’è bisogno perché nessuno vuole stare dentro. La preoccupazione è però solo rimandata all’autunno, quando sarà più difficile convincere i clienti a sedersi nei dehors. Certo, le limitazioni sugli orari e sulle consumazioni al chiuso negli scorsi mesi hanno allenato sia lo spirito di adattamento dei clienti, sia quello di iniziativa dei gestori, che in molti casi hanno ampliato i loro dehors. Si aspettano (e si sperano) però nuove disposizioni dal governo, che nel frattempo ha esteso l’obbligo di Green Pass anche al personale scolastico e agli studenti universitari.