PRIMO: acronimo di Perseveranza, Riuscita, Inclusione e Motivazione, “che sono le parole chiave per la lotta alla dispersione scolastica”, secondo Maurizio Resina, rappresentante della Sovrintendenza degli studi della Valle d’Aosta. Oltre che a monitorare e accompagnare gli studenti a “rischio dispersione”, il progetto PRIMO mira a creare alleanze educative territoriali e transfrontaliere e percorsi finalizzati al successo scolastico.
I dati della dispersione scolastica in Valle d’Aosta non sono trascurabili. “Siamo al 14,3%, il che vuol dire che siamo sopra i valori medi nazionali che si aggirano intorno al 13,5%”, espone Resina. “Dai tassi registrati nel 2012/2014, che erano intorno al 20%, abbiamo toccato degli indici più contenuti ultimamente, ma non abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti: un tasso del 10%”.
PRIMO si avvale di diverse modalità pedagogiche e di diversi attori, tra cui la Compagnia Teatrale Palinodie, una decina di scuole francesi, l’Assessorato alla Salute, Sanità e Servizi sociali, l’Académie de Nice e l’Università della Valle d’Aosta. Sono tre i suoi assi di azione: attività di orientamento, alternanza scuola lavoro e arti performative e coinvolge nove scuole valdostane: sei scuole secondarie di primo grado e tre di secondo.
Il progetto era partito in ottobre 2018, ma è stato prorogato di un anno, a causa della pandemia che “ci ha frenato e abbiamo dovuto riorganizzarci” giustifica Resina.
Queste attività, spiega Luca Lotto, dell’Ufficio coordinamento dei fondi europei per le politiche sociali, “affrontano in maniera diversa le discipline curricolari tipiche della scuola, facendole leggere sotto un profilo diverso. La parte a noi più cara è motivare i giovani, che magari per difficoltà sociali o familiari hanno perso la costanza alla scuola e all’apprendimento”.
“Il primo obiettivo”, dichiara Christophe Messineo dell’Académie de Nice, “è quello di far prendere coscienza ai ragazzi delle loro capacità, agire sulla sicurezza in loro stessi, ridare loro il gusto di imparare e migliorare il clima all’interno della scuola”.
“La didattica non tradizionale diminuisce i problemi di relazione, fa conoscere la scuola in un altro modo”, riconosce Stefania Tagliaferri, della Compagnia Palinodie “sono attività direttamente proposte dalla scuola, non opzioni extrascolastiche delle quali il singolo si deve accorgere e quindi dal raggiungimento limitato. E’ un’occasione per valutare la scuola stessa”.
In sette scuole francesi è iniziata a marzo la prima sessione del progetto, che durerà fino a giugno. 150 alunni hanno così potuto fruire di una “palette di attività varie: dallo sport alla scrittura, dalle arts vivants, come il teatro, a laboratori artistici”. Si sprona la partecipazione e l’espressione degli alunni. “Ad esempio la creazione di un giornale online insieme alla scelta delle rubriche spinge a sviluppare argomentazioni, a lavorare in gruppo e mettere in evidenza gli interessi. Si esercitano al rigore e prendono parte attivamente” spiega Messineo. Invece, l’organizzazione di eventi sportivi punta a “rendere l’attività motoria un’abitudine, a educare alla perseveranza e a consolidare la stima di sé“. Un atelier particolare è quello del soundpainting, “un linguaggio di segni che unisce diverse discipline tra cui danza, canto, recitazione, arti visive”, descrive Bianca Martin, altra esponente dell’Académie de Nice “crea un’improvvisazione collettiva, una composizione in tempo reale. Permette di condividere in linguaggio non verbale, valorizzare le differenze e concentrarsi sul presente.”
Peculiare è anche il metodo di valutazione, sintetizzato in “Framaform”, che “non mette gli studenti sotto esame”, rassicura Béatrice Scher , “è un approccio che dematerializza la valutazione e serve ai professori per migliorare”. Ciascun alunno ha una plaquette diversa, come un QR-code. “Il prof chiede ad esempio ‘ti è piaciuta la scienza?’, l’alunno mostra un lato della plaquette che corrisponde ad una risposta, come ‘mi ha interessato’ o ‘mi ha annoiato’, dopodiché il prof con un tablet inquadra le risposte e vede i risultati della classe”.
“Fare cultura oggi significa farla in diversi settori”, sostiene Stefania Tagliaferri. La Compagnia Teatrale Palinodie ha ideato sei percorsi artistici da proporre alle scuole: uno di rap, uno che interseca foto e video, un altro di teatro e commedia dell’arte, uno dal nome “storia pubblica storie private” (di stampo documentaristico), un laboratorio arte e scienza e “pulsazioni” (che riguarda musica e danza). A causa della pandemia solo i primi tre sono partiti, per ora, con un’organizzazione mista online e in presenza. “Questo momento ha molto bisogno di un taglio artistico nelle vite dei ragazzi” pensa Verdiana Vono “è una situazione di straordinaria solitudine e tutte le arti hanno la capacità di colmarla”. Questi percorsi sono per ora in corso al Manzetti di Aosta, alla Luigi Barone di Verrès e all’Abbé Trèves di Saint-Vincent.
“Spesso succede che queste attività facciano cambiare la prospettiva che la scuola stessa ha di quegli allievi, e di conseguenza cambia anche la percezione che gli allievi stessi avevano della scuola” riflette Verdiana Vono.