L’effetto – che poi è solamente, ad oggi, una “simulazione” – è difficile da comprendere, e non sembra ancora allarmare come invece ha fatto per il Tribunale, ma anche il Comune di Aosta sta cercando di capire cosa succederà in piazza Chanoux con la famigerata “quota 100”.
La riforma del governo Lega-M5s, che prevede la possibilità di andare in pensione per chi ha raggiunto almeno i 62 anni di età ed i 38 di contribuzione – 35 dei quali effettiva – nei calcoli del Comune potrebbe da qui a tre anni, la sperimentazione durerà fino al 2021, portare al pensionamento 29 dipendenti sugli attuali 337 complessivi in organico (330 dell’area delle categorie, Il Segretario Generale, 5 dirigenti e un funzionario con incarico dirigenziale).
Numeri che incidono, soprattutto se a questi si affiancano i 26 lavoratori municipali che, sempre nei prossimi tre anni, andranno in pensione per raggiunti limiti di lavoro portando a 55 la quota delle potenziali perdite.
Cifra che potrebbe portare qualche “disservizio” nell’Amministrazione comunale, anche se per ora resta, appunto, una stima: “Questi numeri – spiega Annamaria Tambini, Segretario generale del Comune di Aosta – sono ad oggi un’ipotesi, ovvero il calcolo dei pensionamenti nel caso tutti gli aventi requisiti aderissero a questo istituto. Ad oggi è ancora presto per dirlo, è arrivata una circolare dell’Inps con la quale ci informano che stanno predisponendo il programma per fare calcoli sulle pensioni, e la gente deve avere un po’ di certezze, anche economiche, oltre alle scelte individuali”.
Il tempo, insomma, non stringe perché secondo Tambini “Chi ha diritto a ‘quota 100’ ha comunque tre anni di tempo per scegliere, e ci sono i sei mesi di preavviso da dare all’Ente”, ma tenta di parare qualche colpo inaspettato.
A febbraio infatti, assieme al Bilancio previsionale, è prevista l’approvazione del Piano di programmazione del fabbisogno del personale che prevede le eventuali sostituzioni sia per i pensionamenti ordinari sia per chi dovesse optare per la “quota 100”.
Quota 100 in Regione, i potenziali pensionati sono 41
Per i dipendenti regionali la circolare n.11 dell’Inps, emanata il 29 novembre, è attualmente all’esame dell’Ufficio previdenza per l’attuazione di quanto stabilito nel Decreto-legge.
Per il 2019 – la Regione ricorda, anche in questo caso, che l’adesione a “quota 100” è su base volontaria – il prospetto parla di 41 unità eventuali che potranno aderire al nuovo istituto pensionistico avendo maturato i requisiti entro il 31 dicembre scorso, 9 delle quali sono Dirigenti.
A questi si aggiungono i 37 dipendenti, 5 dei quali Dirigenti, che durante l’anno saranno collocate a “riposo d’ufficio sulla base delle regole esistenti”, e altri 22 (1 Dirigente) che invece andranno in pensione per effetto della “riduzione dell’anzianità contributiva”.
Corposo il numero di chi potrebbe invece scegliere “l’opzione donna” – anche questo su base volontaria e che coinvolge solo le dipendenti nate entro il 31 dicembre 1960 e che abbiano maturato 35 anni di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2018. In questo caso sono ben 105 le unità che potrebbero usufruire dell’opzione, tra le quali anche 2 Dirigenti.
Nel 2019 il 6,5% dei dipendenti regionali potrebbe andare in pensione
Secondo la simulazione regionale il numero complessivo dei pensionamenti per il 2019 salirebbe così a 205 unità: “Qualora tutti i dipendenti interessati intendano usufruire dei benefici, circa il 6,5% del personale in essere al 31 dicembre 2018 potrebbe anticipare la data di uscita dal lavoro”.
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Invece in ospedale vige l’abbondanza…. ma per piacere cerchiamo di sostenere le strutture serie…
ANIMO