Rifiuti, “bufale ed ecoballe della disinformazione”
Sono favorevole alla costruzione e gestione di un Pirogassificatore in Valle d’Aosta per risolvere il trattamento dei rifiuti perché è la soluzione tecnologicamente migliore, consigliata dall’Unione Europea con apposite direttive, rispettosa della salute e dell’ambiente e, infine, dai bassi costi di gestione.
Ho aderito al Comitato “Valle Responsabile” che si oppone al Comitato “Valle Virtuosa”, promotore del referendum del 18 novembre 2012, per la coincidenza dei principi che ispirano l’azione della Casa del Consumatore e si riassumono nella tutela dell’ambiente e della salute, nella corretta informazione, nell’adozione di buone pratiche amministrative, da parte delle pubbliche amministrazioni, che raggiungano standard ottimali nella prestazione dei servizi. Pertanto se in Valle d’Aosta si smaltiranno correttamente i rifiuti ciò si tradurrà in un benessere generale e nel risparmio per il cittadino sulla tariffa da pagare. In questi giorni mi sono reso conto della disinformazione imperante a tutti i livelli.
Se chiedi alle persone di spiegare il diverso modo di smaltimento dei rifiuti tra il Pirogassificatore ed il Trattamento Meccanico Biologico, il cui acronimo è TMB (il c.d. Trattamento a freddo), pochi sono in grado di risponderti se non per slogan e luoghi comuni. Però tutti conoscono le iniziative dei virtuosi quali l’ascesa al Monte Emilius ed i gadget come le magliette.
Insomma i virtuosi sono grandi comunicatori nell’era moderna che però, spinti da passione politica, scivolano sulla buccia di banana dei contenuti.
E veniamo alle favole che si raccontano in giro per opporsi al Pirogassificatore. La prima frottola è sui costi. Il Pirogassificatore costerà 60 milioni di euro per costruirlo e 160 milioni per gestirlo per vent’anni. Nel costo dell’appalto è però previsto anche il trattamento, per trent’anni, della discarica di Brissogne dopo la sua chiusura. Perché anche le discariche chiuse vanno trattate per almeno trent’anni. Quello che non dicono gli oppositori al Pirogassificatore è che il trattamento a freddo da loro “caldeggiato” costerebbe il doppio alla comunità.
Sul giornale “il fatto quotidiano”, articolo del 25/09/2012, si legge che il TMB serve a ridurre o eliminare le discariche; una incredibile bufala. Per il Trattamento a freddo dei rifiuti (TMB) è “sempre” necessaria la costruzione di GROSSE DISCARICHE perché almeno il 30-40% dei rifiuti solidi urbani, trattati ma non smaltiti, (il cosiddetto residuo secco + un parte di umido non completamente trasformato dai biodigestori) non può essere smaltito con tale sistema e va quindi stoccato e trattato in enormi invasi. Quindi, nel caso di vittoria dei sì al referendum contro il Pirogassificatore e conseguente adozione del TMB leggeremo l’infelicità negli occhi degli abitanti di Issogne, Verrès e Pont Saint Martin, in bassa Valle, e degli abitanti di Morgex, Prè-Saint Didier e Courmayeur in alta Valle, i quali avranno il piacere di vedersi costruire delle enormi discariche in prossimità delle loro case.
A Trento, infatti, per vent’anni hanno gestito i rifiuti con il trattamento a freddo costruendo una decina di discariche di cui non sanno più che farsene tranne che pagare i costi di gestione per oltre trent’anni dalla chiusura. Eh sì, quando si chiude una discarica bisogna continuare a “trattarla”. Ma non è solo per i costi che gli amministratori “pentiti” di Trento stanno passando in questi giorni ad un sistema di trattamento a caldo consono alla realtà di quella Regione.
Un’altra mistificazione è sulla salute. La tesi che viene portata avanti, con studi parziali, obsoleti, poco rappresentativi e non oggettivi, si basa sugli effetti dei vecchi inceneritori che, bruciando i rifiuti, liberano gas nell’aria. I pirogassificatori, viceversa, non bruciano niente e pertanto non vanno confusi con gli inceneritori. Il Pirogassificatore, semplificando, funziona così: I rifiuti solidi urbani, dopo aver selezionato le materie riciclabili, vengono inseriti in apposite camere sigillate.
Questi rifiuti si autoriscaldano all’interno di impianti chiusi e non in contatto con l’aria ove le sostanze vengono decomposte a diversi stadi di temperatura (indotta dal parziale riciclo del syngas prodotto al termine del processo) decomponendo le molecole e carbonizzandosi: il prodotto carbonizzato passando verso stadi di temperatura maggiore viene parzialmente ossidato generando gas (è il cosiddetto processo di gassificazione) che, una volta purificato attraverso filtri speciali diventa syngas (in misura del 40-50% della materia iniziale), ovvero gas combustibile atto a generare energia in alternativa al metano di rete (con evidenti benefici economici per la collettività). Vale la pena sottolineare che i filtri sono tarati in modo da non incidere minimamente sulla qualità dell’aria così come misurata quotidianamente dall’ARPA e secondo i limiti imposti dalla legislazione europea e nazionale.
Il trattamento a freddo, invece, conduce alla separazione di quasi la metà dei rifiuti indifferenziati trasformandoli in “materiale valorizzato” atto a diventare combustibile da smaltire, A NOSTRE SPESE, presso inceneritori posti fuori Regione. Avete capito bene! Per smaltire i propri rifiuti con il sistema TMB i valdostani dovranno pagare per cedere ad altri il sottoprodotto ad alto valore (prodotto combustibile), mentre la parte più inquinante a minor valore (l’altra metà) rimane a casa nostra, all’interno di nuove discariche con tutte le conseguenze che ne derivano sia sotto il profilo economico che sotto il profilo della salute.
La terza ecoballa è sull’ambiente. Nessuno spiega ai valdostani perché il consulente dei pubblici ministeri di Taranto, quello che ha fatto chiudere l’Ilva, gestisce nel comune di Massafra ed a pochi chilometri di distanza, un Pirogassificatore.
La semplice risposta data dagli esperti in salute ambientale è che il Pirogassificatore inquina meno di poche automobili.
La scelta del Pirogassificatore per la Valle d’Aosta è dunque quella giusta.
La diversa soluzione del trattamento a freddo dei rifiuti porterà non solo al raddoppio dei costi di gestione, ma esporrà anche i valdostani a pericoli superiori per la salute. Infatti, l’enorme discarica che occorrerà costruire per smaltire l’umido emetterà dei gas velenosi nell’aria (senza alcun controllo), produrrà del percolato che inquinerà la terra e le falde acquifere, svilupperà degli agenti biologici tossici e conseguenti rischi di esplosioni, con i connessi pericoli di disastri ambientali.
E’ questo che vogliono i valdostani?
Avv. Orlando Navarra
Presidente Casa del Consumatore Vda