Mercoledì 23 aprile, 8.30, stazione di Torino Porta Susa.
Sono arrivato con 20 minuti di anticipo in stazione per prendere il treno delle 8.37 diretto ad Aosta. Con tutta calma, ho comprato il biglietto alle biglietterie automatiche. Era da qualche mese che non prendevo questo treno (dato il tempo di percorrenza e gli orari sono spesso costretto ad usare l’auto) e subito salta all’occhio il consistente aumento del prezzo a ben 9 euro e 45 centesimi, quasi un euro in più rispetto agli 8 e 70 di poco tempo fa. In compenso, il tempo di percorrenza aumenta inesorabilmente e diminuiscono le alternative: il prossimo treno per Aosta partirà alle 11.37, ben tre ore dopo quello che sto per prendere. Meglio partire prima, penso.
Alle 8.30, dopo che tutti hanno già obliterato i biglietti e il treno dovrebbe essere già partito da Porta Nuova verso Porta Susa, arriva l’annuncio: TRENO CANCELLATO. A sette minuti dalla partenza. Mi reco alla sala informazioni di Trenitalia, dove non sanno nemmeno della cancellazione. Si informano telefonicamente e ovviamente non conoscono il motivo del disservizio ma ci dicono (ora siamo in molti a protestare) di prendere il primo treno per Chivasso, dove troveremo un bus sostitutivo verso Ivrea. Qui, forse, il treno per Aosta ci aspetterà ma non possiamo averne garanzia, né tantomeno sapere vagamente a che ora arriveremo a destinazione. Mi viene in mente che proprio ieri, sulla pagina Facebook dei Pendolari Stanchi valdostani, ho letto che il treno delle 7.30 da Ivrea era stato soppresso. Sarà una coincidenza o le vacanze pasquali per Trenitalia sono un pretesto per rilassarsi un po’? Per caso Trenitalia ha un’assicurazione che paga i bus sostitutivi? Domande impregnate di dietrologia a 5 stelle, ma ogni tanto viene da farsele.
Arrivati a Chivasso troviamo il bus sostitutivo, che arriva ad Ivrea alle 10.15 con quasi un’ora di ritardo rispetto al treno. Ovviamente il treno per Aosta non ci ha aspettati, quindi il bus sostitutivo proseguirà fino lì, uscendo dall’autostrada per fare tutte le fermate che il treno avrebbe fatto. Arriviamo ad Aosta alle 11.30, con un’ora di ritardo, ma di rimborsi non si può nemmeno parlare, perché il contratto di Trenitalia non li prevede per i treni regionali, qualunque sia l’entità del disservizio creato. Insoddisfatti e non rimborsati. Per fortuna oggi sono un turista, ma molti con me si stanno muovendo per lavoro, e per le ore che hanno perso dovranno arrangiarsi. In qualunque scambio commerciale è previsto il rimborso in caso di inadempienza del venditore o di non conformità del prodotto. Nei trasporti, per qualche strano motivo, la truffa è legalizzata.
Frequento la Valle d’Aosta, dove sono nato, praticamente da turista. Però ci torno spesso perché vivo a Torino, relativamente vicino. Relativamente perché le alternative tra cui scegliere per viaggiare su questa tratta sono, come è noto a molti ma evidentemente non a tutti, penose. Arrivando in auto il costo dell’autostrada è talmente alto che quando posso percorro la statale tra Quincinetto ad Aosta. Ci si mette mezz’ora in più e si risparmiano circa 10 euro: le ore del mio stipendio sono pagate molto meno in proporzione! Quando ho molto tempo prendo il treno, ma queste esperienze fanno passare la voglia. Siamo nelle vacanze pasquali, quanti come me vorrebbero fare una gita in Valle usando il trasporto pubblico e si scontrano con questi disservizi troppo frequenti?
Certo, in teoria i disservizi subiti oggi sono responsabilità di Trenitalia (ma Moretti viene promosso come colui che ha risanato l’azienda e prosegue la sua ascesa grazie a Renzi e a scapito di pendolari e lavoratori), anzi il problema si è verificato sulla tratta Torino-Ivrea, tutta piemontese. Ma si sa benissimo che la rottura di carico è la conseguenza di anni e anni in cui la Valle d’Aosta non ha voluto fare nulla per adeguare la propria linea, precaria e a diesel, a quella piemontese, precaria ma elettrica. Sappiamo anche che ci sono in ballo dei treni bimodali per risolvere il problema dell’ingresso a Porta Susa, ma sono una pezza che tarderà ad arrivare e non risolverà i problemi di accumulo dei ritardi dovuti al singolo binario. Ci sarebbero anche, manna dal cielo, dei fondi consistenti per procedere all’elettrificazione e al raddoppio selettivo del binario in alcune tratte, ma qualcuno sostiene che non sono realmente disponibili. Nel dubbio io farei di tutto per ottenerli (il progetto andrebbe presentato entro giugno), ma ho l’impressione che la giunta (ex) non la pensi come me e mi sembra che non ci sia una via d’uscita.
Apprendo dai giornali che proprio ieri si è dimessa la giunta regionale. Gli equilibri tra maggioranza e minoranza si stanno (forse) ribaltando. Sarei curioso di leggere la lettera di dimissioni di Aurelio Marguerettaz: chissà che vi si possa vedere un piccolo accenno, magari tra le righe, allo stato disastroso dei trasporti valdostani. Come è possibile che egli sia stato votato e riconfermato assessore ai trasporti dopo il totale fallimento nella gestione precedente di ferrovia, aeroporto e autostrade? Non riesco a spiegarmelo se non pensando al pantano in cui i valdostani sono immersi da troppi anni. Si chiama “Union Valdotaine”, ultimamente anche “Progressiste” ma la radice è la stessa. Chi ha sbagliato resta al potere. Le Président ne è la prova vivente, oggi più che mai.
Matteo Arena