Tumore al seno, servizi dell’Usl nel caos. L’Associazione Viola: “Subito scelte coraggiose”
In Valle d’Aosta ogni anno sono circa 150 le donne a cui vengono diagnosticati dei tumori al seno. La prevenzione, soprattutto per questo tipo di cancro, è davvero, come recita uno spot di alcuni anni fa, la miglior arma. Basti pensare che un tumore al seno individuato in fase preclinica (non palpabile) raggiunge il 98% di possibilità di guarigione completa.
Eppure se fino a pochi mesi fa il servizio offerto dall’Usl della Valle d’Aosta alle donne brillava per efficienza e puntualità, dal dicembre scorso qualcosa si è incrinato con visite di controllo (follow up) prenotate da un anno all’altro e ora annullate, mammografie non più garantite e con un programma di screening solo da poco ripartito ma con nuove difficoltà all’orizzonte.
“Il 28 maggio scorso – racconta Francesca (per questioni di privacy sanitaria useremo un nome di fantasia) – mi chiamano dall’Usl per informarmi che l’ecografia mammografica prenotatami l’anno scorso dopo un agoaspirato è stata annullata causa spending review e relativi tagli e che sarei stata ricontattata dall’azienda anche se non in tempi tanto rapidi, visto che le liste d’attesa arrivano fino al dicembre del 2014.” Una notizia che manda nel panico Francesca che aspettava questa visita con l’ansia di verificare che tutto fosse a posto. “Durante uno screening mammografico l’anno scorso – spiega ancora la signora – hanno notato una macchia e per questo sono stata sottoposta ad un ago aspirato. Siccome però il materiale era inconsistente avrei dovuto farmi controllare dopo un anno.” Ansia che accompagna questi 12 mesi di attesa e che porterà con ogni probabilità ora Francesca a ricorrere al privato. “Un disguido, un caso isolato” si giustifica il direttore sanitario, Francesco Arnoletti. La storia di questa signora però è simile a quelle, tante, che stanno arrivando da qualche mese a questa parte all’Associazione Viola.
“All’inizio di quest’anno – spiega la Presidente di Viola, Raffaella Longo – l’azienda Usl, dopo le indagini della Corte dei Conti sulle prestazioni aggiuntive, aveva deciso di sospendere le attività di screening senza però informare la popolazione. Soltanto ad aprile, e dopo le nostre proteste, quando l’attività riparte si preoccupano di comunicare ai giornali la cosa. Nel frattempo anche le mammografie al seno, che vanno eseguite a chi già avuto il tumore, ogni anno e a vita, perché il rischio di recidiva è più alto, non vengono più garantite e anche in questo caso nessuno si sta preoccupando di informare, nel modo corretto la popolazione. C’è una grande confusione e la scusa usata dagli operatori dell’Usl è sempre la stessa: tagli dovuti alla spending review”. Eppure la spending review in questo caso non c’entra, come conferma ancora Arnoletti.
“Bisogna prendere subito – sottolinea ancora la Presidente di Viola – delle scelte impopolari e coraggiose. Gli screening sono ripartiti ad aprile ma con non poche difficoltà perché hanno cercato di mettere una pezza ad un servizio che, per delle loro diatribe interne, ha avuto un cedimento strutturale molto pericoloso”. Per far ripartire il servizio l’Usl, dopo il rifiuto dei radiologi valdostani a svolgere prestazioni aggiuntive, aveva fatto ricorso ad una convenzione con l’Azienda sanitaria di To4 ma dopo un mese e mezzo la collaborazione si è interrotta per problemi loro di carenza di personale.
“Abbiamo deciso dopo la rinuncia di To4 – spiega il direttore sanitario dell’Usl, Francesco Arnoletti – di attivare un contratto di libera professione con una senologa. “Quest’ultima però, come spiega il direttore sanitario, non potrà prendere servizio prima di 2/3 mesi.
“Non possiamo permetterci come donne di mancare ad un appuntamento cosi importante come quello con la mammografia – ricorda ancora Raffaella Longo –fondamentali per la tutela della salute delle donne ma anche per i costi del servizio sanitario. Se la prevenzione può costare infatti 100, dover poi curare una donna costa 20/30mila euro. Il servizio deve quindi tornare ad essere garantito nella sua puntualità e continuità.” E conclude laconica la Presidente di Viola: “Un piccolo nodulo dopo due, tre mesi può trasformarsi in un grande tumore”.