Due scenari per il futuro del tunnel del Monte Bianco: una chiusura unica e continuativa di tre anni e mezzo dal 20230 oppure interruzioni annuali di tre mesi e mezzo per un periodo di quindici anni dal 2027. Sono queste le ipotesi sul tavolo della Commissione intergovernativa franco-italiana (Cig), che dovrà prendere una decisione sul programma di ristrutturazione della volta del traforo.
Il tunnel necessita del rifacimento di circa 6 chilometri di volta. I lavori condotti nel 2024 e quelli in corso in questo autunno 2025 sono serviti da test per sperimentare metodi, tempistiche e organizzazione. “I lavori che stiamo facendo – spiega Riccardo Rigacci, direttore del GEIE-TMB – hanno avuto una funzione di test sui metodi d’intervento. Terminata questa esperienza, avremo il tempo per rimodellare le indicazioni tecniche e le linee guida per i progetti futuri”.
Nell’autunno 2024 sono stati ristrutturati 334 metri di volta; quest’anno si prevede di intervenire su ulteriori 254 metri, portando a quasi 600 metri il tratto complessivo già rifatto. “Siamo in tabella di marcia – aggiunge Rigacci – e la data di riapertura del tunnel, prevista per il 12 dicembre 2025 alle ore 17, è confermata. I lavori procedono bene, affrontati quest’anno con maggiore preparazione grazie all’esperienza del 2024”.
Una volta completati gli interventi strutturali, sarà necessario reinstallare tutti i sistemi di sicurezza e testare l’intera dotazione tecnica: “Come un aereo prima del decollo, anche il tunnel deve essere completamente verificato per garantire la riapertura in totale sicurezza”.
I due scenari in discussione
La Cig ha chiesto anche ai territori locali, su entrambi i versanti del traforo, di esprimersi sull’impatto che le diverse soluzioni potrebbero avere sull’economia, sul turismo e sulla logistica. La consultazione è già in corso in Francia, avviata dal deputato della circoscrizione del Monte Bianco Xavier Roseren.
Una volta acquisiti tutti gli elementi, la Commissione intergovernativa si riunirà a dicembre per valutarli. “Al momento – conferma Rigacci – si ragiona su due scenari: una chiusura unica di 3,5 anni a partire dal 2030, oppure chiusure annuali da settembre a dicembre, per un totale di 15 anni. Il 2026 sarà un anno di pausa operativa, un anno sabbatico, necessario per definire il primo appalto entro il 2027 e ripartire poi con continuità”.
Sullo sfondo esiste anche un terzo scenario, quello della seconda canna del Tunnel, osteggiato dalla Francia.
“Esiste – ammette Rigacci – ma non è sul tavolo al momento”.
Dal punto di vista tecnico, prosegue la valutazione dei costi e delle implicazioni economiche delle due soluzioni: “Non abbiamo ancora dati oggettivi – sottolinea Rigacci – ma è evidente che un cantiere unico può garantire più efficienza. Ogni apertura e chiusura richiede sezionamenti del traforo e l’attivazione di impianti come l’aerazione. Un’unica chiusura potrebbe ottimizzare l’intera organizzazione, ma l’impatto sul territorio andrà valutato attentamente”.
Una gestione complessa, che richiederà un equilibrio tra esigenze tecniche, tempistiche, costi e ricadute sui territori coinvolti. “Il nostro obiettivo – conclude Rigacci – è procedere con rigore tecnico e consapevolezza, per garantire la sicurezza del tunnel e il minimo impatto possibile su chi lo utilizza e su chi vive nei territori collegati”.
2 risposte
Ritengo che si debba assolutamente spostare il traffico dei TIR su gomme ad una FERROVIA che funzioni., facendola passare attraverso il traforo (nuova canna).
Non fare niente e mantenere efficiente l’attuale tunnel mi sembra la scelta più sensata