“Siamo un gruppo di giovani con la voglia di cambiamento e di nuove idee per la Valle d’Aosta”. Così si definisce sulla sua pagina Instagram il Coordinamento Giovanile Valdostano (CGV), nato dall’iniziativa di alcuni giovani tra i 16 e i 30 anni desiderosi di far sentire la propria voce, di porsi come punto di riferimento per la loro generazione e di riportare alla cittadinanza attiva i loro coetanei.
Una ventata di aria fresca per la nostra piccola Regione, che purtroppo sempre più giovani abbandonano per cercare nelle grandi città le opportunità e il coinvolgimento di cui qui lamentano la carenza. Non mancano però casi come quelli di Chiara Orlandi, studentessa lavoratrice che da Torino si è trasferita ad Aosta e che ha trovato nel Coordinamento uno spazio di condivisione e discussione: “Ho sempre pensato che stare seduti a casa a lamentarsi di ciò che non va sia abbastanza controproducente. Le possibilità per farsi sentire sono molte e se si è in tanti è ancora più efficace. Il Coordinamento Giovanile Valdostano è quel tipo di occasione da cogliere per dire la propria, per far sapere a chi di dovere quali sono le vere necessità dei cittadini. I giovani devono urlare, nella maniera più democratica possibile”.
Come prima proposta concreta, il CGV ha lanciato una raccolta firme per supportare la creazione di un’aula studio nella città di Aosta. Si tratta di un servizio di cui il 75,4% degli studenti valdostani sente l’esigenza, come si sono accertati i giovani del CGV attraverso un sondaggio che ha ricevuto 351 risposte in due giorni. La petizione, necessaria per presentare il progetto alle autorità locali, ha già raggiunto 820 firme e vuole arrivare a quota 1000.
Si tratta senza dubbio di un progetto a lungo termine a causa dell’emergenza sanitaria, che rende impossibile una fruizione dell’aula studio nell’immediato futuro. Il contingentamento dei posti disponibili in biblioteca e nelle due piccole aule studio dell’Università della Valle D’Aosta – che già in tempi normali non coprivano nemmeno lo 0,06% degli iscritti – rende ancora più esplicita la necessità di spazi di questo tipo. “Io vengo da una realtà diversa, da una città grande con maggiori risorse e, arrivata qui, mi sono ritrovata a dover preparare esami in biblioteca senza poter lavorare in gruppo, ma soprattutto senza avere quel clima confortevole che solo un aula studio può dare” spiega Chiara.
Edoardo Labate, all’ultimo anno del Liceo Classico, lamenta la mancanza di un’aula studio in cui si possa dare ripetizioni e studiare in compagnia, anche in vista dell’anno prossimo, quando dovrà preparare gli esami per l’università: “Il momento è senz’altro difficile, ma trovo inammissibile che una città che vorrebbe essere universitaria non dia uno spazio per potersi riunire e studiare aiutandosi insieme. È un’iniziativa nella quale credo molto, così come i ragazzi che l’hanno portata avanti, e spero davvero che si riesca ad essere ascoltati!”.