Il Giro d’Italia concluderà la sua seconda settimana senza uno dei suoi protagonisti più attesi. Romain Bardet, secondo al Tour de France 2016 vinto da Vincenzo Nibali, ha alzato bandiera bianca: ieri nella tappa Sanremo-Cuneo il 31enne francese della Dms si è ritirato a causa dell’acutizzarsi di problemi di stomaco palesatisi già giovedì a Genova, privando la corsa rosa di uno dei principali antagonisti del favorito numero uno Richard Carapaz.
Il capitano della Ineos, anche in virtù del ritiro di Bardet, sulla carta sembra avere la strada spianata verso il successo finale. E se si osserva il Garibaldi della corsa – ovvero la pubblicazione che contiene tutte le curiosità del Giro, comprese le altimetrie e le planimetrie – si può facilmente pensare che domenica Carapaz possa andare a prendersi la maglia rosa sull’arrivo di Cogne.
Juan Pedro Lopez punta alla top ten
Maglia rosa che, va specificato, è ben salda sulle spalle dello spagnolo Juan Pedro Lopez, giovane faticatore della Trek che ancora si gode gli effetti della bella fuga sull’Etna della quarta tappa. Quel giorno Lopez Perez aveva coronato un sogno, ma in pochi pensavano che avesse le possibilità di conservare la vetta della classifica generale per tanto tempo. Non che l’iberico sia uno sprovveduto: 13esimo dell’ultima Vuelta, ha come obiettivo quello di terminare il Giro d’Italia nei migliori dieci e – a meno di un tracollo nell’ultima settimana – sembra avere la possibilità di concretizzare questo obiettivo.
Peraltro Juan Pedro Lopez conosce a menadito le strade della nostra regione e non è pronto a fare sconti a Carapaz. Dal 2016 al 2019 ha corso al Giro della Valle d’Aosta: l’ha finito 3 volte (nel 2017 si ritirò nella tappa di Les Combes vinta da Harm Vanhoucke, che ha sfiorato il successo sabato scorso a Napoli), nel 2018 fu ottavo ad Ayas e nel 2019 concluse la sua esperienza da Under 23 conquistando il successo a Champex Lac, sul versante elvetico del Gran San Bernardo.
Basterà questa esperienza e la forza in più che ti trasmette la maglia rosa per fermare la corazzata Ineos e il suo cavaliere Carapaz? Il cuore dice sì – perché di vicende di gregari diventati campioni sono piene le pagine dei libri di storia del ciclismo – ma la verità è che domenica, in un modo o nell’altro, la classifica del Giro d’Italia è destinata a cambiare.
Prima di Cogne i pericoli di Torino
Considerazioni che lasciano il tempo che trovano, anche perché prima della Rivarolo – Cogne di domenica c’è una tappa particolare – la Santena-Torino di oggi, sabato – destinata a lasciare qualche strascico. Appena 147 chilometri, ma senza respiro: quattro Gran Premi della Montagna (3 di seconda categoria e uno di terza), discese tecniche e percorso disegnato nella periferia e nel centro del capoluogo sabaudo che mette paura all’intera carovana.
Insomma, non è scontato che alla partenza di domenica avremo la stessa classifica di oggi a Cuneo. Sicuramente è cambiato il ciclismo: una volta la tappa di Cogne sarebbe stata parte integrante di un trittico di frazioni di alta montagna, perché si era soliti pensare che la forza del campione emergesse dopo 3 giorni di “su e giù” con dislivelli da far tremare le vene ai polsi. Invece questa volta la Rivarolo – Cogne è solo il terzo arrivo in salita vero del Giro, dopo quelli dell’Etna e del Blockhaus della prima settimana. Ed è un Giro per scalatori, quello di quest’anno.
Che il ciclismo sia cambiato è evidente anche per un altro motivo: in tempi neanche troppo lontani la Ineos (la ex Sky) dettava il ritmo sin dalle prime tappe del Giro o del Tour, lasciando le briciole agli avversari. Invece, finora, Pavel Sivakov e compagni si sono visti poco, in testa al gruppo, e non per niente in più di un’occasione la fuga è arrivata al traguardo. In quello stesso passato la Ineos presenziava alle grandi classiche del Nord solo perché obbligata, e invece in appena otto giorni in aprile si è presa Roubaix e Amstel con Michal Kwiatkoski e Dylan Van Baarle.
Attenzione e Joao Almeida
Al netto di cosa succederà a Torino, domenica a Cogne la classifica del Giro d’Italia è destinata a cambiare. Tutti gli occhi puntati sul campione olimpico Carapaz, e non solo perché nel 2019 vinse la corsa rosa grazie al suo colpo di mano nella tappa Saint-Vincent – Courmayeur. Carapaz sembra averne più degli altri, almeno dal punto di vista del talento. Con Bardet fuori dai giochi e con Lopez destinato a concludere la sua esperienza in rosa la strada per l’ecuadoregno pare spianata. In terza posizione, con lo stesso tempo di Carapaz (a 12” dalla vetta), c’è Joao Almeida della Uae, non certo l’ultimo arrivato. Quarto nel 2020, sesto nel 2021, ha l’età giusta (23 anni) per provare a fare il salto di qualità. Ma il portoghese non sembra avere la classe di Carapaz: in salita la sua pedalata non è così rotonda, è un bel corridore ma forse non lo scalatore puro che il Giro d’Italia vuole celebrare quest’anno. D’altra parte, però, nessuno tre anni fa avrebbe puntato un centesimo sul campione di El Carmelo.
Dietro? C’è l’australiano Jay Hindley, vincitore sul Blockhaus, e che nel 2020 fu secondo al Giro d’Italia, quello corso in ottobre e vinto dalla meteora Tao Geoghegan Hart. E a proposito di quel Giro occhio a Wilko Keldermann, che grazie alla fuga di giovedì a Genova è tornato a ridosso dei migliori dieci della generale: se gli si da spazio, potrebbe approfittarne. Più indietro ancora l’eterno incompiuto Mikel Landa, l’eterno (e basta) Domenico Pozzovivo e “l’incognita” Pello Bilbao, gente che può fare bene – magari anche vincere la tappa di Cogne, se davanti si guardano – ma difficilmente ha le capacità di far saltare il banco.
Tutto è in mano alla Ineos: starà alla squadra britannica dare le carte domenica, decidere se la Rivarolo – Cogne sarà una tappa da gestire in prima battuta o se sulle strade valdostane assisteremo a una corsa nella corsa, ovvero a una bagarre tra i fuggitivi per la vittoria di giornata (e i punti dei Gran Premi della Montagna: Diego Rosa, e la sua maglia azzurra, saranno sicuramente davanti) e a un’altra tra gli inseguitori per il vertice della classifica. La sensazione è che dopo una settimana di grandi trasferimenti (martedì la corsa è partita da Pescara) i corridori siano un po’ stanchi e che quindi fare la differenza potrebbe essere quasi più facile. Per concludere: non ci si può più nascondere, chi ha le gambe e ha voglia di rosa domenica dovrà essere protagonista.