Fischio d’inizio per il basket con un nuovo protocollo

Ripartono gli allenamenti, con la prospettiva di cominciare i campionati ad inizio marzo, ma seguire alla lettera il protocollo è oneroso per le società.
Chez Drink Eteila - foto Facebook
Sport

Prima un protocollo per la ripresa degli allenamenti, datato 27 gennaio, ed ora, con data 2 febbraio, è arrivato anche il protocollo per la ripartenza dei campionati di Serie C Femminile, Serie D e Campionati a libera partecipazione Maschili. Il basket prova a ripartire ed a ritrovare una quotidianità che ormai negli ultimi mesi è diventata eccezionalità, con la consapevolezza che sarà una ripartenza difficile.

I protocolli per la ripresa del basket

Le prescrizioni dal punto di vista igienico-sanitario sono molte e minuziose: dalla sanificazione prima di riprendere ad allenarsi all’areazione dei locali, dalla presenza costante di prodotti igienizzanti alla chiusura dei locali comuni, fino alla misurazione della temperatura all’ingresso ed all’istituzione di un Covid manager. Misure che cambieranno il concetto di quotidianità e che si aggiungono – in termini di abitudini e di costi – a quanto andrà fatto sotto il profilo del monitoraggio.

Nelle 72 ore precedenti la ripresa degli allenamenti, tutti gli atleti, tecnici e dirigenti dovranno eseguire un tampone rapido o molecolare che dovrà risultare negativo, e dovranno compilare un’AUTOCERTIFICAZIONE che dovrà attestare l’assenza di sintomi riferibili a SARS-COV-2 e di rischi di contagio per quanto di propria conoscenza. Successivamente l’autocertificazione dovrà essere compilata settimanalmente e consegnata ad un incaricato scelto all’interno dell’organigramma societario”. Per quanto riguarda la ripartenza dei campionati – che dovrà avvenire entro il 7 marzo, con conclusione entro il 20 giugno – è previsto invece un nuovo “tampone antigenico o molecolare nelle 48 ore precedenti la prima gara di campionato, presso una struttura sanitaria autorizzata (laboratorio di analisi, farmacia) o dal medico della società o medico di fiducia, che dovrà essere certificato e risultare negativo. Nel corso del campionato, ogni due settimane e sempre nelle 48 ore precedenti la gara, dovranno ripetere il test del tampone antigenico o molecolare con le medesime modalità”.

In caso di positività accertata con tampone molecolare, tutto il team dovrà effettuare un tampone antigenico o molecolare. Se il tampone antigenico dovesse risultare positivo, dovrà essere effettuato un tampone molecolare.

Dalla FIP valdostana un sostegno economico alle società

Sono un po’ perplesso, non capisco che senso abbia fare il tampone e poi affidarsi successivamente alle autocertificazioni, ma non faccio l’epidemiologo e mi fido di quello che è stato deciso”. Così Mario Vietti, delegato FIP per la Valle d’Aosta. “Faremo tutto quello che ci viene richiesto e sono sicuro che giocatori, allenatori, tecnici e dirigenti delle società faranno tutto in maniera rigorosa”. Anche il minibasket può ripartire, con le sole autocertificazioni, ma senza contatto e con allenamenti individuali: “Mi chiedo come si possa fare a tenere lontani bambini di sei anni”.

L’esborso economico per le società – tra prodotti igienizzanti, tamponi frequenti, necessità di un medico che ne certifichi gli esiti, e quant’altro – non sarà indifferente. “Abbiamo stilato una convenzione, come la Fip piemontese, con un produttore di tamponi del Piemonte, per cui ci vengono a costare attorno ai 5 euro l’uno, e saranno certificati dal nostro medico federale, la Dottoressa Castello. Certo è che si tratta di costi che continuano a gravare sulle società”.

Per venire loro incontro, il comitato valdostano ha suddiviso alcuni fondi arrivati dalla federazione e “raschiato il fondo del barile del bilancio” – per un totale di circa 11.000 euro – tra le società, secondo un algoritmo che prende in considerazione una serie di fattori. “È una goccia nel mare”, prosegue Vietti, “ma coprirà in parte queste nuove spese che si devono affrontare. So che molti colleghi hanno problemi a mettere insieme le squadre per fare i campionati perché molte società rinunciano, ma qui in Valle d’Aosta non dovremmo avere problemi”.

Ora la patata bollente dei calendari dei campionati passa all’ufficio gare del comitato piemontese: “Bisogna vedere come ci si organizzerà nei tre mesi di competizioni. Di certo non possiamo chiedere ai più giovani di giocare partite infrasettimanali, magari alle nove di sera a Torino”.

I dubbi dell’Eteila

Lo Chez Drink Eteila è la squadra valdostana che con la senior milita nella serie più alta, la D. A breve riprenderanno gli allenamenti, anche con le giovanili, ma i dubbi sul futuro sono tanti: “Al momento non abbiamo certezze se prenderemo o meno parte al campionato senior”, rivela il direttore sportivo, Massimo Mimotti. “La situazione è caotica, le palestre in Piemonte non si sa se ci saranno, e molte società hanno già detto che non si iscriveranno. È una problematica comune, il Covid non è finito e, anzi, si teme una terza ondata: i giocatori delle seniores sono generalmente persone che lavorano e, per questa ed altre ragioni, nessuno vuole rischiare di ammalarsi. Senza contare che per le società sanificare le palestre con l’ozono, fare i tamponi e ripeterli ogni 15 giorni per tutte le squadre sono costi importanti. Con le giovanili invece dovremmo iscriverci”.

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