Roger Junet pronto a partire per il suo giro del mondo in vela
“Non vediamo l’ora di partire. Basta parlare e preparare, vogliamo gareggiare!”. Traspaiono impazienza ed entusiasmo nel tono di voce di Roger Junet, il valdostano che, tra poche settimane, prenderà il largo a bordo della sua Gryphon Solo II insieme a Joe Harris per partecipare alla Globe 40, gara di vela sportiva off-shore che lo porterà a compiere il giro del mondo in 25.000 miglia da coprire in circa nove mesi con otto tappe previste.
Dopo qualche settimana a casa in Valle d’Aosta, anche per fare un giro alla Fiera di Sant’Orso, Roger è tornato negli Stati Uniti. La tabella di marcia, finora, è stata rispettata: domenica 15 maggio i due velisti attraverseranno l’Oceano Atlantico da Portland, nel Maine, per arrivare a Lorient, in Francia, da cui l’11 giugno ci sarà il prologo della Globe 40 fino a Tangeri. Da lì, il 26 giugno, il via alla gara vera e propria. “Siamo pronti al 95%”, racconta Roger Junet. “Abbiamo passato gli ultimi mesi a mettere in sicurezza la barca – c’è una serie infinita di protocolli severi da rispettare – e studiare il modo per essere il più competitivi possibile. Siamo carichi e determinati, vogliamo fare bene”.
Tanti accorgimenti non solo a livello tecnico, ma anche organizzativo. “Ho fatto un ordine di cibo liofilizzato, 220 pasti che ho diviso in alcune buste. Ci basterà fino alla Nuova Zelanda, poi da lì recupereremo altro cibo: lasagne, pasta, riso e pollo, noodles, salmone…bisogna viaggiare leggeri, il gusto è un’altra cosa”, scherza Roger. “Non è stato semplice. Anche per i vestiti: cosa metti in uno zaino per un anno? Laveremo i vestiti con l’acqua del mare, ci vestiamo a strati: maglietta, maglia, giacca isolante, guscio. L’acqua è fredda, sui 5° C, ma ho scoperto il cotone merino ed è stata una svolta”.
Per arrivare a Lorient Roger e Joe staranno in mare un paio di settimane, in assetto da viaggio e non da gara, ma bisognerà comunque prestare molta attenzione a venti, correnti ed iceberg. Passeranno a sud, dalle Azzorre, evitando gli iceberg della corrente del Labrador studiando un sito canadese con un bollettino sempre aggiornato: “Siamo a 43° Nord, il relitto del Titanic è a 41°”.
Nelle varie tappe incontreranno amici e parenti che, oltre a portare loro l’affetto ed il calore umano, li aiuteranno a livello pratico. “Abbiamo dieci modi per comunicare con la terra, tra telefoni satellitari e di emergenza. La barca è super tecnologica: c’è un desalinizzatore per avere acqua potabile, creiamo energia elettrica noi stessi con il fotovoltaico e degli idrogeneratori. Dopo tutta questa preparazione, non vediamo l’ora di partire”.
Nei loro piani, l’arrivo della prima tappa a Capo Verde è previsto per il 5 luglio. L’arrivo conclusivo, sempre a Lorient, il 13 marzo del 2023. Si potranno seguire le gesta di Roger e Joe, oltre che sul live tracking della barca, anche sulla pagina Instagram del valdostano.
Il giro del mondo di Roger Junet in barca a vela
“A casa mi annoiavo. Volevo viaggiare, imparare l’inglese”. Roger Junet la lingua di Sua Maestà l’ha imparata, ed ora, a 37 anni, parla italiano con un marcato accento anglosassone. Viaggiare, ha viaggiato: a 22 anni è andato via dalla Valle d’Aosta alla volta di Londra, dove lavorava come cuoco, ma non faceva per lui. “Troppa pioggia. Ho conosciuto degli australiani in un pub sotto casa, due settimane dopo ero a Sydney”. In Australia Roger fa l’istruttore di sub, poi va in Messico a fare speleologia subacquea e, da dieci anni, si è spostato negli Stati Uniti, dove fa il consulente assicurativo e dove ha ottenuto la doppia cittadinanza italo-americana. Questo suo spirito da viaggiatore si è perfettamente calato in uno sport, la vela sportiva off-shore, che a giugno lo porterà per circa nove mesi a fare il giro del mondo.
La Globe40: 25.000 miglia intorno al mondo
La Globe40 sarà sicuramente uno degli eventi velistici più importanti del prossimo anno, tanto che sia Netflix che il National Geographic Channel ne vogliono fare un documentario. Roger Junet parteciperà come skipper insieme al suo socio Joe Harris sulla Gryphon Solo II: “Joe è molto esperto, ha provato a battere il record intorno al mondo su una barca da 40 piedi in solitaria, ma si è dovuto arrendere. Ci siamo conosciuti nei circuiti della regata, abbiamo fatto parecchie miglia insieme e ci troviamo molto bene”.
Sarà una gara estrema: 25.000 miglia intorno al mondo, divise in otto tappe, per un totale di circa nove mesi, con una media di tre settimane di navigazione e due di scalo per ogni tappa.
- Tangeri (Marocco) – Sao Vincente (Capo Verde): 1.500 miglia
- Sao Vincente – Mauritius: 2.600 miglia, passando Capo di Buona Speranza
- Mauritius – Auckland (Nuova Zelanda): 6.200 miglia, passando Capo Leeuwin.
- Auckland – Papeete (Polinesia Francese): 2.100 miglia
- Papeete – Ushuaia (Argentina): 4.400 miglia, passando Capo Horn
- Ushuaia – Recife (Brasile): 3.300 miglia
- Recife – Grenada: 2.000 miglia
- Grenada – Lorient: 3.300 miglia.
“Non avremo un gabinetto né un letto”
Roger Junet ha già partecipato a quattro transatlantici, vincendone uno, l’ARC +, nel 2019 con un team di australiani, prendendo anche il via alla Volvo Ocean Race. La Globe40 sarà tutta un’altra cosa, un tête-à-tête con Joe: “Non avremo un gabinetto, né una cucina, né un letto, per risparmiare peso”, confessa Roger. “Useremo un secchio in fibra di carbonio al posto del gabinetto, dormiremo per terra su un materassino ad aria e mangeremo cibo liofilizzato”. Un’esperienza davvero estrema, senza differenze tra giorno e notte, con “turni” di quattro ore a testa. “La stanchezza è pericolosa, arrivi ad un certo punto in cui sei mentalmente esausto, leggi i numeri e non capisci più niente”.
Bisogna guardare le carte, controllare il traffico, cambiare le vele in base al tempo – ce ne sono almeno dieci tipi diversi. Col satellite vengono scaricati dei dati relativi al vento, inseriti su un software. Poi bisogna prendere decisioni sulla rotta da seguire: “Passiamo tanto tempo a scambiarci opinioni. Dovremo stare molto attenti, soprattutto nei mari del sud, dove i venti sono fortissimi e dove c’è il rischio di scontrarsi contro gli iceberg. Saremo in zone dove non c’è traffico né possibilità di soccorso. In questo tipo di gare, meno della metà delle barche arriva a concludere. Speriamo di fare bene”.
Il 37enne valdostano ha già fatto 3.000 km in solitaria, da Portland alle Bermuda, e dalle Bermuda a Miami, per un totale di oltre due settimane. In Valle d’Aosta torna abbastanza di frequente, quest’anno a luglio è salito sulla Becca di Nona, e incontrerà amici e famiglia in qualche tappa della regata. “La preparazione della barca è stata dura, abbiamo dovuto modificarla inserendo della schiuma per non affondare in caso di collisioni, ma ora è perfetta, come la vogliamo noi. La metteremo in acqua ad aprile, poi il 15 maggio partiremo da Portland per Lorient, dove arriveremo il 7 giugno. Si farà la presentazione, poi l’11 ci sposteremo a Tangeri e il 26 ci sarà il via. Speriamo in ogni tappa di riparare al più presto la barca per poterci godere i posti, fare immersioni, magari andare a sciare a Ushuaia in Argentina”.