“Macché staffetta, l’Edileco Run la corriamo da soli”

Matteo Arena e Lorenzo Titolo vincono la loro scommessa: correre da soli l’Edileco Run, raggiungendo quota 60 km. Grande successo per la manifestazione: più di 700 iscritti e tanto entusiasmo.
Matteo Arena al traguardo
Sport

“Dai, allora domani ti chiamo e mi racconti tutto”, gli dico io. “Perché domani? Facciamolo adesso. Non ho problemi di fiato, solo un po' di dolore”, risponde lui. Domenica 8 ottobre, più o meno ora di pranzo. Abbiamo deciso di correre insieme (e con Emile e Amanda) il nostro ultimo giro (circa 2,4 km) dell'Edileco Run, solo che io sono all'undicesimo, lui al ventisettesimo. Da solo. Già, perché Matteo Arena, 35 anni tra un mese, ha deciso di “movimentare” ulteriormente la staffetta di 24 ore per le vie del centro di Aosta passando il testimone a…se stesso: obiettivo 60 km, proprio come il nome del suo one-man team.

“In una serata di festa in cui la percezione della mia capacità fisica era un po' distorta, ho raccolto una sfida che il mio compagno di squadra al Team Scott-Technosmedica Lorenzo Titolo ha lanciato, e cioè che avrebbe fatto 60 km. 'Beh, se li fai tu, li faccio anch'io'. In questo sono stato stimolato da Davide Trapani, presidente di Edileco, che ha detto che assolutamente non sarei riuscito a farli”, racconta Matteo. “Con Davide c'era un conto in sospeso. Alla Pointe de Chaligne skyrace avevamo fatto una scommessa, e lui mi aveva battuto largamente: la posta in palio era una ceretta alle gambe, che ho dovuto fare per punizione. Oggi gli sto restituendo il favore, e la ceretta tocca a lui, che è molto peloso”. Lorenzo Titolo, invece, ha deciso di fare questa pazzia senza averne niente in cambio: “Anzi, il rischio era che dovessi pagare una cena ad un bel po’ di persone”, racconta. Il nome della sua “squadra” – 60 km per 60 litri di birra – faceva pensare almeno ad una fornitura di birra: “In effetti non ci ho pensato, potrebbe essere un’idea”.  

L'Edileco Run è stata un successo: più di 700 iscritti, piazza e strade piene, tanto entusiasmo, divertimento, sport e goliardia, senza dimenticare i temi “sensibili”. Una prima edizione promossa a pieni voti che non ha risentito della concomitanza con l'Arrancabirra, che ha fatto più di mille partecipanti.

Lorenzo Titolo è figlio d’arte e, seguendo le orme di papà Enrico, ha iniziato a correre in montagna all’età di 15 anni. Ha fatto con Matteo i primi 30 km, poi si è fermato per poco: “Sono ripartito verso l’ora di cena, ma a mezzanotte mi sono venuti i crampi e mi sono fermato. Mi sono fatto fare un po’ di massaggi ma non riuscivo a dormire, così alle 2 ho ricominciato a correre. Di notte è stata dura, perché faceva veramente freddo. Però ho vinto la mia scommessa già alle 5.10 del mattino. Ho continuato a correre fino a fare 33 giri, attorno agli 80 km. Volevo quasi arrivare a 100 perché non stavo così male, ma non ne potevo più mentalmente”. I postumi di “Titolino” si fanno sentire (“sto scoprendo muscoli che non pensavo di avere”), ma nonostante tutto domenica lo aspetta il vertical del Mont Mary e poi, tra due settimane, Fully. “Magari l’anno prossimo penso al Tor des Châteaux”.

Matteo Arena ha alle spalle qualche martze a pià e una mezza maratona, ma i 21 km erano stati il suo limite massimo. Per fare questi 60 ha studiato una strategia: “La gara è andata abbastanza come previsto. Ho fatto sabato i primi 30 km in circa 3 ore, poi la notte ho dormito, anche se in condizioni non propriamente ottimali, su un materassino sgonfio in un ufficio. Per regolamento, non potevo lasciare piazza Chanoux. Stamattina alle 6 non ho sentito la sveglia, quindi sono ripartito alle 9. A quest'ora avrei già finito…”. Il risveglio è stato meno traumatico del previsto e, anche grazie ai massaggi ricevuti ieri sera, le gambe giravano bene anche domenica mattina. “Poi verso il 20° km [cioè il 50° totale, ndr] ho avuto un po' un crollo psicologico, di cui siete stati testimoni anche voi, e da cui sono uscito con un tè caldo che mi ha dato Emile e con una birra. Però sto bene, non credo di avere particolari problemi fisici. È stato bello avere il sostegno di tutti, gli amici, i compagni del team Scott, la gente in piazza, anche se ora non vedo l'ora di tornare da mia figlia Matilde”.

Alla fine del giro Amanda, Emile ed io lasciamo andare Matteo a prendersi la meritata passerella finale in solitaria, con soddisfazione anche della moglie Sara. Obiettivo 60 km raggiunto e superato, ora si aspetta solo il video della ceretta a Davide Trapani.

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