Era la gara che Federico Pellegrino aspettava dall’inizio di questa stagione: finalmente una sprint a tecnica libera, la sua specialità. E proprio a Davos, dove ha trionfato nel 2014 e nel 2015, e dove, durante le ultime fasi della preparazione, ha subito quello stiramento all’adduttore che lo ha fatto tremare. Tutte condizioni che, sicuramente, gli saranno passate per la testa ma che non avranno influenzato la sua gara: “È la pista che amo, e sulla quale ho sempre fatto bene. Ma questo conta fino ad un certo punto. Ogni gara ha la sua storia e so bene che devo stare concentrato su ogni passaggio”, aveva detto sul suo sito internet.
Una gara tutta da giocare e che, effettivamente, è rimasta sempre aperta. Prima l’ottimo terzo posto nelle fasi eliminatorie, con il tempo di 2’21”65. Nella seconda batteria dei quarti di finale, vinta dal russo Ustiugov (che vincerà poi anche la gara), Pellegrino ottiene la terza posizione ma viene ripescato per le semifinali come lucky loser, ossia con il miglior tempo degli esclusi delle cinque batterie. La sua semifinale è la più lenta delle due (vinta da Chanavat con 2’25”47, contro i 2’22”53 di Ustiugov nella prima semifinale), e Pellegrino arriva nuovamente terzo a 43 centesimi dal primo, ma con un tempo troppo alto per poter sperare nel ripescaggio e che lo fa chiudere in settima posizione finale.
Il settimo posto finale è un passo avanti rispetto alle ultime prestazioni ma, viste le condizioni favorevoli della gara e le aspettative, è forse il sintomo che il lavoro da fare per far ripartire al meglio la stagione è ancora lungo.
Nella sprint femminile, fuori già nelle qualificazioni Greta Laurent, 42°.