Sergio Pellissier, la bandiera del Chievo potrebbe smettere di sventolare
Domenica 20 maggio si è disputata l’ultima giornata del campionato di serie A di calcio, che ha concluso uno dei campionati italiani tra i più indecisi ed aperti degli ultimi anni. Tolta la lotta per lo scudetto, andato alla Juventus la domenica precedente, in ballo c’erano ancora l’accesso alla Champions League (con l’Inter che si è imposta sulla Lazio, rivale diretta) e l’ultima retrocessione in serie B, con il Crotone che si è aggiunto a Benevento e Verona.
Tra le squadre che si sono salvate all’ultima giornata c’era anche il Chievo Verona, benché la salvezza fosse poco più di una formalità vista la proibitiva trasferta del Crotone a Napoli e l’incontro casalingo dei clivensi contro il Benevento, battuto 1 a 0: la classifica finale vede il Chievo 13° con 40 punti. C’è un elemento che stona, però, in una partita che non aveva più molto da dire: scorrendo la formazione veneta scesa in campo, non c’è traccia di Sergio Pellissier, bomber, bandiera e capitano, che avevamo intervistato in occasione del suo 100° gol in serie A (ora è a quota 108). Il numero 31 è rimasto relegato in panchina, pur avendo effettuato solo due sostituzioni l’allenatore Lorenzo D’Anna (subentrato a Rolando Maran nelle ultime tre giornate) non ha voluto concedergli l’onore e la gioia di andarsi a prendere l’ultimo abbraccio del suo pubblico, che lo ha amato per 16 anni. Sono tanti i messaggi di critica nei confronti di D’Anna, incarnazione, per la piccola tifoseria gialloblù ma anche per tutti gli amanti del pallone e dello sport, di un calcio incapace di sentimenti, in cui le bandiere sono rare e trattate con meno rispetto di quanto meritino. C’è invece chi, del calcio, ha ancora una visione romantica, che certo non deve andare a scontrarsi con la dimensione tecnico-agonistica anche se, in un’ultima partita sostanzialmente ininfluente, non si capisce quale possa essere stata la scelta alla base dell’esclusione di Pellissier.
Lui preferisce non commentare, anche se la sua amarezza e la sua rabbia possono essere facilmente intuibili, anche dalla sua assenza ai festeggiamenti sotto la curva per la salvezza raggiunta. Lui, uomo di grinta, di cuore e di lotta, quei 90 minuti da seduto deve averli vissuti come un leone in gabbia. Il 30 giugno il contratto del valdostano con il Chievo scade e, a 39 anni, la scelta sarà tra continuare (magari in qualche serie inferiore) o ritirarsi, probabilmente con un posto da dirigente della squadra veronese ad aspettarlo. I suoi numeri parlano per lui: 108 gol in serie A (secondo miglior realizzatore italiano in attività), 610 presenze e 170 reti in partite ufficiali (di cui 498 e 135 col Chievo) a cui si aggiunge una presenza con gol con la nazionale italiana. Quest’anno ha giocato 19 volte in campionato e una volta in Coppa Italia, realizzando una rete in entrambe le competizioni. Sergio Pellissier è uno di quelli da ricordare, uno di quella generazione – chiamiamola romantica – che ha visto alcune tra le bandiere più vere, come Totti, Zanetti, Del Piero, per citarne solo alcuni. Sì, Pellissier, nato e rimasto in provincia, è, ad ogni buon titolo, uno di loro.